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SBK: luce in fondo al tunnel

il 24/03/2004 in Sbk

La Dorna mira alla Supersport per sostituire la 250, intanto entra nella gestione del campionato inglese delle derivate di serie per infliggere altri colpi alla FGSport. Ma il nuovo regolamento SBK e la monogomma piacciono e tre Case annunciano che nel 20

SBK: luce in fondo al tunnel
La Ducati 749 ufficiale. Lorenzo Lanzi si ritroverà a guidarla in versione prototipo MotoGP?

di Luigi Rivola, foto Alex Photo


La Honda CBR600RR Ten Kate 2004: ogni anno più veloce, come tutte le Supersport. (Broc Parkes)

La Supersport fa gola alla MotoGP. Da due anni a questa parte il campionato di serie B delle derivate di serie è diventato, di fatto, di serie A, grazie ad una presenza molto impegnata di tutte le Case giapponesi che si traduce, in pista, in una costante evoluzione delle prestazioni delle moto che appartengono – guarda caso – al segmento di mercato più appetibile.


Superbike e Supersport vivono nello stesso paddock come separate in casa: in passato era la SBK a guardare la SS con una certa aria di superiorità, oggi ad essere altezzosa è la SS, sempre più vicina – tempi alla mano – alle 1000 e sempre più corteggiata da un pretendente che fa finta di non rivelarsi, ma che sotto sotto sta cercando di convincerla a fuggir di casa: la Dorna.

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Da tempo si dice che la 600 Supersport sia la categoria candidata a sostituire nel cartellone della MotoGP la classe 250, da eliminare proseguendo questa specie di persecuzione iconoclastica che sta identificando nel motore a due tempi il “Grande Satana”. Se accadrà (e la ventilata gestione della Dorna del campionato inglese SBK/SS è sicuramente essere un’altra mossa di questa strategia) sarà una nuova sciocchezza che prima o poi le Case saranno chiamate a pagare.

Questa affermazione si basa su poche ma semplici considerazioni: gli iscritti alla MotoGP stanno già cercando vie per ridurre la potenza eccessiva dei prototipi 1000 a 4 tempi, che hanno sì centrato l’obiettivo della Dorna di creare una specie di doppione del mondiale SBK mettendolo in crisi, ma non hanno fatto l’interesse delle Case, avendo messo a nudo i limiti strutturali della motocicletta e delle sue gomme. Possibile che nessun tecnico si fosse posto questo problema?
Adesso è uscita la proposta di ridurre la cilindrata delle MotoGP a 800 cc (ricordo che un giorno di alcuni anni fa, nell’hospitality dell’Aprilia al Mugello, Jan Witteveen mi disse, facendo un calcolo approssimativo, che questa più o meno era la cilindrata a 4 tempi che poteva essere comparata con quella di un 500 4 cilindri due tempi). A parte il fatto che una marcia indietro di questo genere difficilmente sarà capita dal pubblico, dopo che per anni si è battuta la grancassa delle 1000 MotoGP come massima espressione della tecnologia motociclistica, è chiaro che una simile mossa potrà avere un senso solo se si rinuncerà all’istituzione di una categoria prototipi 600, visto che non è affatto escluso che domani le 600 possano dare serissimi grattacapi alle 800.

La Superbike quindi sembra doversi difendere non solo dagli attacchi esterni più o meno velati, ma anche da quelli in famiglia. E non si tratta solo della notevole crescita della Supersport, che potrebbe essere ancor più eclatante se anche per la SS si adottasse la formula delle due manche brevi e combattutissime, ma del possibile ostruzionismo che potrebbe nascere dalla gestione Dorna del campionato inglese SBK, un campionato fra i più seguiti in Europa e in grado di influenzare, se non condizionare, lo sviluppo del Mondiale.
Un campionato, tra l’altro, che la FGSport ha considerato fra quelli ispiratori del nuovo regolamento tecnico, e destinato, nelle intenzioni dei fratelli Flammini, ad una gestione coordinata nazionale-mondiale, e non certo quindi a finire nelle mani di un avversario che tutti gli interessi ha fuorché quello di far crescere il Mondiale SBK.
Il futuro è quindi così nero per il campionato delle maxi derivate di serie, cresciute tanto e tanto in fretta da porsi fino a due anni fa come contraltare al consolidato e glorioso campionato dei prototipi?


Forse le perplessità di tanti appassionati della SBK - non prendiamo nemmeno in considerazione le condanne nette dei suoi detrattori per principio – sono oggi meno motivate di qualche mese fa, quando le polemiche infuriavano sull’onda delle modifiche al regolamento tecnico e soprattutto dell’annuncio della “Monogomma” Pirelli. Il nuovo regolamento, tendente a ricondurre le SBK al concetto ispiratore, ossia a mantenere un legame effettivo e percepibile con i corrispondenti modelli di serie, è stato accettato, come era lecito attendersi, perché non esistevano in realtà motivi per non farlo: l’integrazione coi regolamenti nazionali e una minor sofisticazione sono a vantaggio delle Case, come dei piloti privati. Quanto alla “monogomma”, la grande professionalità dimostrata dalla Pirelli fin dalle prime uscite nel difficile ruolo di monopolista ha convinto anche i più ostinati contestatori.

Anche se il nuovo regolamento è stato accettato e la monogomma pure, non dobbiamo dimenticare che il Mondiale SBK 2004 si presenta comunque come quello del 2003, ossia col monopolio Ducati che rischia di affossare definitivamente la popolarità del campionato. Il primo GP stagionale, a Valencia, ci ha mostrato che la spettacolarità della SBK ha prospettive reali di incremento rispetto allo scorso anno, grazie alla monogomma e alla grinta di quattro o cinque piloti assatanati, su tutti Chili e Haga, ma ciò non toglie che questo sia il campionato in cui il tifo di marca è importantissimo, e vedere nei piani alti della classifica sempre e solo lo stesso nome è estremamente controproducente, specie adesso che in MotoGP si fronteggiano 6-7 marche, anche se poi solo una vince...
La speranza di un rilancio del Mondiale SBK si basa dunque soprattutto sulla coppia Vermeulen-Honda, ed è ancora troppo presto per dire se sia, oppure no, una speranza mal riposta.

Recentemente alcune posizioni non strillate, ma ben recepite dagli addetti ai lavori in grado di percepirne il significato, sono state assunte da altrettanti responsabili dell’industria motociclistica europea, e quindi si possono ritenere posizioni ufficiali.
Ha detto Claudio Castiglioni in un’intervista pubblicata su Motonline: “La Superbike ha una relazione diretta con le nostre moto di serie. Il campione del mondo Supersport Jorg Teuchert ha lasciato la Yamaha per correre con una MV Agusta F4 Tamburini nel campionato tedesco SBK, e stiamo discutendo con un team di massimo livello l’ipotesi di una nostra partecipazione al campionato mondiale nel 2005, considerato anche che supporto totalmente il nuovo regolamento tecnico e l’ imposizione della marca unica di gomme”.
In questo senso si era già pronunciato, sempre su Motonline, anche Stefan Pierer, presidente della KTM, dopo aver annunciato la cancellazione del progetto MotoGP: “La nostra politica commerciale è di vendere al pubblico moto strettamente derivate da quelle con cui corriamo ufficialmente, e ciò non è possibile correndo in MotoGP. Molto più vicino alla nostra filosofia è il mondiale Superbike, dove prima o poi faremo scendere in gara la RC8 bicilindrica che attualmente stiamo sviluppando”.
Recentemente a Milano, durante la presentazione della Naked TNT, Andrea Merloni, titolare della Benelli, ha ribadito lo stesso concetto e lo stesso proposito: “La MotoGP non ci interessa e non è alla nostra portata, mentre non nego che ci interessa molto correre nelle derivate di serie. Potrebbe essere il campionato Endurance, come il Mondiale Superbike: stiamo già lavorando su un motore speciale e non dovrete aspettare molto per vedere nuovamente la Benelli in gara”.
Il Mondiale SBK è duro a morire, e queste prese di posizione lo documentano una volta di più, soprattutto perché sono sensate e razionali, quindi credibili. Sarà dunque il 2005 l’anno della rivalsa con o senza Suzuki, Kawasaki e Yamaha, posto che possano permettersi di starsene fuori? E l’Aprilia che cosa farà? Continuerà a correre nella MotoGP facendo finta, per orgoglio, di ignorare che quel circo, così come si è evoluto ultimamente, è alla portata solo delle marche giapponesi, e neanche di tutte? Lasci che con quel giocattolo si vada a dilettare – molti addetti ai lavori lo danno ormai per certo – la BMW, che ha spalle solidissime; non si sa che vantaggio potrà trarne, visto il target dei suoi clienti, ma se proprio vuol provare l’ebbrezza della MotoGP, faccia pure. E prepari un bel budgettino...

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