Diciamocelo chiaramente: la stagione MotoGP 2025 è stata una delle più noiose di sempre

E non perché non ha vinto un pilota italiano: il divario tra Marc Marquez e i rivali è stato imbarazzante. Ma qualche motivo di interesse c'è stato, a nostro avviso

Nel 2025, il mondiale MotoGP è stato quello sport in cui si presentano 24 piloti al via e alla fine vince sempre Marc Marquez. Dati alla mano, il campionato che si è concluso con l'ultimo round di Valencia è stato uno dei più scontati degli ultimi anni: lo spagnolo della Ducati ha dominato il lungo e in largo, lasciando ai rivali solamente le briciole. Due statistiche per capire ciò di cui stiamo parlando: nonostante non abbia disputato nemmeno gli ultimi quattro GP stagionali per infortunio, Marquez ha raccolto 545 punti in classifica. I quali, per fare un paragone con le stagioni senza le Sprint Race, e quindi al netto di questi punti, sarebbero stati 355. Un'enormità, se pensiamo che Bagnaia ha vinto l'ultima stagione prima dell'introduzione delle gare veloci totalizzando 265 punti. Per trovare una stagione così monopolizzata, bisogna andare indietro al 2019, quando il vincitore spadroneggiò conquistando addirittura 420 punti. Quel vincitore si chiamava - guarda un po' - Marc Marquez.  

LA CONCORRENZA? SOLO IN FAMIGLIA

E' praticamente impossibile sapere che stagione avremmo vissuto se il campione uscente Jorge Martin non fosse stato perseguitato dagli infortuni e dalla sfortuna. Fatto sta che la concorrenza per Marquez è stata praticamente inesistente: Bagnaia ha vissuto una delle stagioni più avare di sempre (colpa della moto, del destino cinico e baro, degli episodi), mentre l'unico che a tratti è stato in grado di impensierirlo è stato il fratello Alex, che è arrivato secondo a distanza siderale (78 punti, tenendo comunque conto che Marc ha saltato quattro gare).   

DUCATI, DOMINIO STELLARE 

Lo strapotere di Marc Marquez è andato a braccetto con quello di Ducati, sempre più superpotenza dal punto di vista dell'evoluzione tecnologica. La Casa di Borgo Panigale ha piazzato sei moto tra le prime dieci, e per il sesto anno di fila ha reso il campionato costruttori una mera formalità. E le cose non cambieranno, almeno finché i colossi giapponesi non riemergeranno dalla loro crisi di identità e tecnica. Ci stanno lavorando, lo sappiamo bene, e per farlo hanno assunto persone di primissimo livello, ma per vedere dei risultati tangibili occorre tempo. Che in questo sport si misura nell'ordine degli anni.   

LE STORIE DI CONTORNO

L'esito di un campionato mondiale dove un supercampione guida una supermoto e mette tutti in fila - complici anche gli inciampi dei rivali - non poteva che essere questo. E allora, perché vale la pena vedere le gare senza addormentarsi? Beh, quest'anno ci siamo potuti emozionare (per quanto possibile) per il feuilleton di contorno: le liti di Martin con Aprilia (il prossimo anno vado via, anzi no), la crisi di Bagnaia che lo ha reso terribilmente umano e simpatico anche ai suoi detrattori. E per le sorprese che non ti aspetti, come quella di Marco Bezzecchi: l'uomo meno atteso che, sulla moto meno attesa, porta a termine una stagione meravigliosa condita da tre vittorie in gara, altrettante nella Sprint e tanti podi. Una bella storia italiana.