Motogp
Salvate il soldato Pecco
Tredicesimo nella Sprint e caduto in gara: il GP di Misano è stata l'ennesima gara da dimenticare di una stagione deludente. Ma un singolo anno disgraziato non può (e non deve) gettare ombre negative su una carriera finora vincente
Nello sport, così come nella vita, non si può vincere sempre. C'è sempre la stagione che non riesce bene, per un motivo o per l'altro. Ma è negli sport individuali che l'atleta, nudo di fronte a tutti, si espone di più. Qui la vittoria è più esaltante, il fallimento più fragoroso. Ed ecco che nell'atletica gli olimpionici Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi ai mondiali di Tokyo non hanno nemmeno centrato i tempi (e l'altezza minima) per la finale. Una delusione cocente, immaginiamo. La stessa che sta provando, nel nostro sport preferito, Pecco Bagnaia.
2025, L'ANNUS HORRIBILIS
Per Bagnaia neppure il format motociclistico di una stagione a puntate, scandita da gare e sprint race - quindi con la possibilità di rifarsi dopo un brutto sabato o una domenica da dimenticare - si è rivelato salvifico. Finora i risultati parlano chiaro: il 2025 è per lui, da quando è sulla Ducati ufficiale, la peggiore stagione della carriera.
Una carriera che è ancora lunga, in prospettiva (il ragazzo ha appena 28 anni ed è nel pieno della maturità agonistica). E che finora gli ha portato soddisfazioni che la maggior parte dei piloti professionisti sognano, con tre titoli iridati (due in MotoGP) e due secondi posti in classe regina. Ma che quest'anno ha conosciuto un brusco e inaspettato stop.
A sei gare dalla fine, la stagione 2025 continua a essere per Bagnaia uno stillicidio doloroso e un calvario senza fine: di quest'anno ricorderemo le incredibili difficoltà trovate con la Ducati ufficiale, una moto decisamente più adatta alle caratteristiche di Marc Marquez (il quale infatti ha reso soporifera la stagione 2025 a forza di vittorie) che nelle sue mani si è trasformata in "una delle tante"; alcuni piazzamenti deludenti e solo parzialmente giustificabili, come il 16° posto a Le Mans, oppure il 21° posto in griglia di partenza in Catalogna.
IL CONTRASTO CON MARQUEZ
E dire che la stagione non era partita male, con una vittoria (Texas) e un terzo posto (Thailandia) e tre bronzi nelle sprint; la debacle è iniziata col ritorno del circus in Europa, e la storia la sappiamo tutti. Il contrasto è ancora più stridente se si pensa che adesso, alla vigilia delle gare asiatiche, Marc Marquez si presenta in Giappone per giocarsi un match point che metterebbe il sigillo definitivo alla sua carriera.
Il pilota spagnolo, lo si sa, non dorme sogni tranquilli fino a quando non avrà pareggiato i conti con Valentino Rossi; almeno dal punto di vista numerico (non certo di quello dell'affetto del pubblico) col settimo titolo si sentirà grande quanto lui. E il motivo per cui, con sempre meno anni utili di fronte a lui e con una carriera che anagraficamente tende alla fine, ha deciso di puntare sulla Ducati ufficiale è evidente: cercava un cavallo vincente e sicuro per centrare la sua impresa.
Tornando a Pecco, invece, l'obiettivo è quello di archiviare una stagione storta al più presto. Le sue dichiarazioni - purtroppo sempre più simili e ripetitive gara dopo gara - trasudano onestà, quando dopo la Sprint di Misano ha parlato di "delusione e frustrazione" e di "lavoro da fare per risolvere i problemi". Sentimenti che nel 2026 archivierà nel cassetto delle emozioni dimenticate. Se la Ducati tornerà a essere un cavallo vincente anche per lui.
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