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Allenare il cervello: la nuova frontiera per i piloti
Nata nel mondo militare, la stimolazione cerebrale è già sbarcata ufficialmente in Formula E. I risultati che sembrano promettenti, e ancora più interessanti se li immaginiamo applicati alle due ruote. Cos'è questa tecnologia, e quando potremmo vederla in MotoGP?
“Conosco il kung-fu”. Ricordiamo tutti la scena di Matrix in cui Keanu Reeves/Neo impara l’arte marziale sdraiato su un lettino e collegato a una macchina. Un tipo di apprendimento che resta fantascienza... ma la realtà si sta avvicinando a passi da gigante, e lo fa anche nel mondo del motorsport.
Non è un caso che questo programma di stimolazione cerebrale, che punta a migliorare i tempi di reazione e decisione dei piloti, arrivi dal Giappone, Paese da sempre affascinato dalla mescolanza tra umano e artificiale. Si chiama “Brain to Performance” ed è stato sperimentato, a quanto sembra con successo, da Nissan sui suoi piloti di Formula E; potrebbe ora, visto quanto è competitivo oggi il mondo del Motorsport, venire adottato a breve anche da altri, anche in Formula1 e ovviamente MotoGP.
L'esperimento di Nissan
Il programma Nissan Brain to Performance è partito alla fine della stagione 2020/21 del Campionato mondiale Formula E, con tre aree di ricerca coordinate dal dottor Lucian Gheorghe: confronto tra funzioni cerebrali dei piloti professionisti e no; legame tra stimolazione cerebrale e prestazioni in pista; potenzialità di questa tecnologia nel migliorare le capacità di guida anche al di fuori del mondo delle corse.
Nella stagione 2021/2022 è iniziata la sperimentazione con il classico confronto tra due gruppi di piloti non professionisti, uno sottoposto a stimolazione cerebrale e l’altro no. Dopo sessioni di test su simulatori di gara, i piloti hanno guidato fisicamente vetture su una pista che non conoscevano. Quelli sottoposti a stimolazione cerebrale sono stati più veloci e hanno imparato il circuito in tempi più rapidi rispetto a quelli non sottoposti a stimolazione.
La stimolazione cerebrale è stata a questo punto estesa ai piloti Nissan di Formula E, che hanno dimostrato maggiori capacità visive, motorie, e maggiore consapevolezza delle loro condizioni fisiche.
Come funziona la stimolazione cerebrale
Nella stagione 2022/2023, il dottor Gheorghe ha messo a punto un programma di allenamento "cerebrale" per i piloti Nissan di Formula E, usando il dispositivo di stimolazione cerebrale Sonal dell’azienda americana Wave Neuro.
Questo apparecchio, già utilizzato dai militari dell’esercito degli Stati Uniti e dai giocatori di football americano, fa uso di frequenze che raggiungono aree specifiche del cervello, per migliorare i tempi di reazione e ridurre al minimo l’errore umano soprattutto in situazioni di stress, oltre a contrastare gli effetti del jet lag (che i piloti devono spesso affrontare) e della privazione di sonno. Non parliamo quindi di un simulatore che addestra più o meno direttamente alla guida, ma di un sistema che si limita a stimolare certe aree del cervello.
Dopo aver utilizzato il dispositivo Sonal per tutta la stagione, i piloti hanno dimostrato tempi di reazione e di decisione più rapidi, oltre a una maggiore resistenza allo stress e alla fatica. Lo studio ha inoltre confermato che i vantaggi sarebbero stati maggiori con un maggiore utilizzo del Sonal.
Scienza o fantascienza?
Nissan prevede quindi di integrare questi protocolli nei programmi di allenamento dei piloti di Formula E già dalla prossima stagione, e in futuro di estenderli a tutti i suoi piloti Motorsport. Nissan non è Honda che ha una presenza diretta nelle moto, ma mai come in questo caso il travaso dalle quattro alle due ruote sembrerebbe immediato.
Certo l’idea di allenare il cervello potrebbe sembrare bizzarra, come del resto lo sarebbe stata venti o trent’anni fa per un pilota l’idea di andare in palestra. Ma se pensiamo che per un pilota di MotoGP l’aspetto cognitivo resta più importante di quello fisico, e che da tempo gli atleti di alto livello – dai ginnasti ai pugili e dai tennisti ai piloti di Rally – sono seguiti da “mental coach” per la gestione delle prestazioni e dello stress e usano tecniche di visualizzazione e concentrazione, la cosa sembra meno strana.
Sappiamo del resto che le regole della MotoGP lasciano ormai pochissime occasioni di guidare ai piloti, che hanno sviluppato sistemi alternativi per stimolare le loro capacità cognitive: dal motocross al flat track fino alle arti marziali. Non ci sarebbe da stupirsi se iniziassero a ricorrere, da qui a qualche anno, alla stimolazione cerebrale; e noi abbiamo anche un'idea su chi potrebbero essere i primi.
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