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La MotoGP nell'era Michelin

a cura di Stefano Borzacchiello, foto Michelin il 15/09/2016 in Motogp

Il metodo di lavoro, i piloti di riferimento, le prime soddisfazioni e le difficoltà, i piani futuri. Piero Taramasso, responsabile motorsport di Michelin, analizza i risultati della stagione in MotoGP

La MotoGP nell'era Michelin
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Tredici gare e otto vincitori diversi. Da anni la MotoGP non conosceva tanta alternanza al vertice. Cosa è successo? È salito il livello dei piloti o si è uniformato quello delle moto? Rispondere alla domanda è difficile. Di sicuro in questa stagione molto è cambiato sul piano tecnico. E anche se le condizioni metereologiche a volte hanno contribuito a produrre esiti a sorpresa, la centralina unica e le gomme Michelin hanno ulteriormente contribuito a rendere le gare più incerte e… spettacolari.
Proprio con Michelin analizziamo la stagione. Uscita di scena sette anni fa, quest’anno la Casa francese è rientrata nella Top Class forte anche delle esperienze maturate negli ultimi anni fra CIV ed Endurance, con un duplice obiettivo: la ricerca della massima performance e lo sviluppo. Una strategia fondata sulla decisione di tornare nel Motomondiale utilizzando gomme da 17”, come ci spiega nel corso di una lunga chiacchierata in occasione del GP di Misano Piero Taramasso, responsabile del settore motorsport di Michelin.

Taramasso è un punto di riferimento per il costruttore francese: lavora in Michelin da ben 27 anni, dopo aver iniziato nello stabilimento di Cuneo è diventato collaudatore moto, poi auto, in Francia quindi negli USA. Dal 2001 lavora nel settore Motosport, occupandosi di Formula1 e di moto, arrivando a gestire oggi tutto il mondo racing "due ruote" della Casa francese.
"Oggi tutte le discipline motoristiche al top adottano il monogomma, e per rientrare abbiamo dovuto adattarci ai regolamenti. Abbiamo però chiesto di usare un pneumatico da 17” per poter fare sviluppo da trasferire successivamente nella produzione. Ci saranno infatti ricadute sulla produzione di serie nei prossimi due, tre anni; credo che fra quattro anni vedremo i primi risultati nella costruzione delle mescole e della carcassa. Avevamo fatto lo stesso con la Formula1, proponendo di passare a cerchi da 18”; ma in quel caso i team hanno preferito restare ai 13”.

Del resto cambiare gomme può significare riprogettare l’intero veicolo. I pneumatici sono la singola variabile più importante su qualunque mezzo stradale, e per questo fin dai test invernali Michelin ha avuto subito tutti i riflettori puntati addosso. Tornare in MotoGP era una sfida difficile, e le criticità non sono mancate; ma l’azienda francese ha sempre dimostrato di saper recuperare la situazione in fretta.

Lo dimostra lo sforzo enorme fatto quando, dopo i problemi in Argentina, in soli tre giorni ha riportato a Clermont Ferrand, riprogettato e spedito ad Austin i pneumatici per la gara successiva. Evoluzione a cui poi son seguite ulteriori novità per andare incontro alle richieste dei piloti. “Siamo stati molto reattivi nel rispondere ai problemi evidenziati, e ogni volta che portavamo qualcosa di nuovo è stato ben accolto. Abbiamo fatto uno sforzo per far ritrovare ai piloti il feeling a cui erano abituati. Per questo direi che il nostro bilancio dall’inizio della stagione è positivo”.

Del resto questo era di fatto l’anno zero per fare esperienza, e poter contare su più soluzioni ha permesso ai team di lavorare su strategie differenti. “L’anno prossimo ci sarà più stabilitàci spiega TaramassoQuest’anno lavoriamo molto di più perché di fatto lo scorso anno con i tester e su moto diverse non avevamo la possibilità di provare come con i piloti ufficiali”.
Il ruolo di Michelin in qualità di fornitore unico non è certo semplice: realizzare pneumatici che si adattino a piloti di diverse stazze e a tutte le moto. In questo senso Michelin guida le loro scelte. “Non c’è qualche richiesta in particolare da parte dei piloti o delle Case, piuttosto siamo spesso noi che proponiamo le innovazioni dopo le analisi dei risultati delle corse: magari questa è un’area dove possiamo migliorare, questa un’altra da sviluppare. Oggi dobbiamo continuare il lavoro sul posteriore che ha già un buon livello. Sull’anteriore abbiamo nuovi profili che abbiamo provato a Brno e che riproveremo a Valencia, e quelli saranno i profili per il 2017. Sono studiati per aumentare l’area di contatto quando la moto è inclinata in modo da dare più feeling al pilota. Dopodiché si stabilizzerà la produzione. Il prossimo anno avremo step di sviluppo, ma non cambieremo più profili e carcasse; affineremo soltanto le mescole per avere un maggior grip e costanza di rendimento".

Proprio per avere più informazioni in tempo reale sulla gomma, si parla anche di inserire un chip. “Oggi per riconoscere le gomme usiamo un bar code – ci spiega – ma stiamo lavorando per introdurre il chip dal prossimo anno. Ne abbiamo parlato con Dorna di modo che così anche in TV potremo informare il pubblico in tempo reale di quale mescola stia usando un pilota”. Mentre per quanto riguarda le scelte dei team nel weekend di gara, Taramasso è chiaro: “Noi diamo ai piloti delle indicazioni, non imponiamo le gomme da usare. Diamo però dei range per le pressioni minime da rispettare a cui le squadre si devono attenere, così come le temperature delle termocoperte. Siamo noi che abbiamo chiesto all’Irta e alla Dorna di imporre i sensori per le temperature interne. Qualora si manifestassero come in Argentina problemi di sicurezza, prendiamo dei provvedimenti immediati, perché la sicurezza dei piloti è la cosa più importante”.

Proprio i piloti parlano sempre più spesso delle gomme; e se i complimenti passano, le accuse lasciano il segno. Proprio qui a Misano Marquez e Rossi prima della gara hanno avuto per Michelin parole pesanti, con Valentino che ha sottolineato prima della gara come gomme della stessa mescola avessero rendimenti diversi e Marc che per capire il limite dell’anteriore ha dichiarato di aver deciso di cadere dove sapeva di non farsi male. Dichiarazioni che il costruttore non lascia sospese nell’aria: “Faremo analisi su quelle gomme cercando di capire cosa può essere successo e se c’è stato qualcosa di anomalo. Presto daremo una risposta a entrambi”, ribadisce Taramasso.

Particolarmente tormentato è stato l’inizio della stagione: “La difficoltà più grossa è stata l’introduzione della centralina unica, che non tutti i team riescono a sfruttare alla stessa maniera. Questo ha creato più problemi di aderenza, usura delle gomme e ci ha penalizzato. Ciononostante, i tempi in molti casi si sono abbassati, e il fatto di aver aumentato le scelte a disposizione ha aumentato lo spettacolo”, come dimostra appunto il numero record di vincitori in questa stagione.

Uno degli obiettivi della Casa francese era proprio quello di mettere tutti i piloti in condizioni ottimali. La strada presa da Michelin per definire il lavoro e indirizzare lo sviluppo, è stata cercare il compromesso migliore. “Facciamo una media delle opinioni raccolte analizzando i pareri e i commenti di tutti i piloti. Alla fine noi prendiamo la decisione per soddisfare tutti. La nostra gomma deve cercare di adattarsi ai piloti più diversi, dal minuto Pedrosa al massiccio Petrucci, e a moto differenti: per questo offriamo alternative. La cosa che ci fa piacere è che i commenti dei piloti sono sempre stati uniformi, e non discordanti; poi è vero che ci sono team che hanno saputo adattarsi prima di altri alle nostre gomme”.

Tutti i piloti sono importanti nel dare i commenti, ma aggiunge Taramasso: “Non è questione di essere di parte ma Rossi, Marquez sono sempre i più pertinenti e precisi nel darci indicazioni al pari di Bautista che negli anni ha dimostrato una finezza nel descrivere la sensazioni, quello che dico non è un segreto nel paddock è cosa nota”. Intanto a Misano Jorge Lorenzo ha demolito il record della pista, girando in 1’31'868. Il lavoro dei francesi sta pagando.

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