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Dovi ora ha il Sic sulla pelle

di Marco Masetti il 05/01/2012 in Motogp

Un tatuaggio per esprimere quello che le parole non riescono a dire. Ecco come il pilota forlivese vuole ricordare l'amico rivale scomparso

Dovi ora ha il Sic sulla pelle
Il twit di Andrea Dovizioso mi ha colpito molto. C'è una scritta: "Sono padrone del mio destino, ma solo il destino conosce la fine del cammino" e una foto. Quella del tatuaggio che il pilota romagnolo si è fatto su un polpaccio per ricordare Marco Simoncelli.
Questa è l'apparenza, meglio, l'aspetto più evidente. Può essere il tentativo di ricordare indelebilmente qualcosa o qualcuno. E cosa c'è di più indelebile, intimo e forte di un tatuaggio? Nulla: tatuarsi significa portare sulla propria pelle un messaggio per tutta la vita. Ma non rivolto ad altri, questo il Dovi lo dedica soprattutto a se stesso.
Simoncelli era il suo "doppio", il rivale con il quale ha lottato da sempre, fin dall'infanzia corsa sulle minimoto. Il rivale che dava forza e spinta alla carriera di Andrea. Senza scomodare film imperdibili come "I duellanti" (per quel che riguarda la sfida tra due persone) o la psicologia più o meno spiccia, Dovi sta cercando di elaborare il lutto per la scomparsa di Marco Simoncelli.
Ci prova, come hanno fatto altre persone legate al Sic, ognuna seguendo una strada diversa dall'altra. Ad esempio, io non avrei mai pensato di accendere una candela nel buio di una antica chiesa deserta per simboleggiare una chiusura. Non sono credente, eppure l'ho fatto.
Anche Andrea sta tentando, solo che per lui c'è un'altra difficile prova: rendersi conto che quello che è successo a Marco poteva capitare a lui o a un altro pilota. E scoprire che il mondo moderno, ipertecnologico come la MotoGP, lascia spazio all'imprevisto, al destino, al fato. A quello che non possiamo scrutare, capire, prevedere.
Siamo umani, del resto, e un sinonimo nostro e della nostra condizione, risalente al mondo classico, è "comuni mortali". Ovvero che possono morire.
In bocca al lupo a chi resta e deve ancora digerire un evento tragico e se il "digestivo" è un tatuaggio, ben venga.
La nostra società ha confinato la morte negli ospedali o negli ospizi, ne ha vergogna e la copre con teli bianchi dopo un incidente stradale o una morte sul lavoro. Ma non serve a nulla nascondere la testa sotto la sabbia.

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