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Preziosi: Come si costruisce una strategia

di Marco Masetti
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Per la GP12 si stanno cercando agilità, precisione o la bandiera a scacchi? Il progettista della Ducati ci spiega come sta cambiando la moto di Rossi e Hayden

L'ingegner Preziosi con Vittoriano Guareschi, già tester ufficiale della D16 e team manager della squadra Ducati MotoGP
La MotoGP è una cosa dannatamente seria, anche se non sempre sembra così. Ovviamente i mondiali non si vincono con le livree e una pennellata in più o in meno di giallo sulla carena e nemmeno con un bello show sulla neve e nemmeno con un'ipotetica sfida con un campione delle auto.
Vittorie e sconfitte hanno una genesi lunga e spesso sconosciuta. Questo vale per molti, non certo per Filippo Preziosi, progettista Ducati MotoGP, che ci spiega perché nei test di Jerez di questi giorni Vitto Guareschi, ma soprattutto Franco Battaini, si siano concentrati su due aspetti della GP 11: controllo trazione e antiwheeling.
Cose che non si vedono, ma aspetti tremendamente importanti per chi corre con l'imperativo di vincere.

Rossi ha richiesto una moto meno impegnativa fisicamente, meno portata all’impennata

- Ingegnere, come mai questi due aspetti sono così importanti?
Accidenti, faccio sempre il solito errore: gli ingegneri non amano le domande dirette e le risposte fulminanti, preferiscono ragionare, quindi la risposta si articola così…
"Nello staff Ducati c'è un gruppo di softwaristi (perdonate l'orrido neologismo) che analizza dati in continuazione e studia strategie attive. Ovvero quelle che vengono usate direttamente dal pilota sulla moto. E' un processo evolutivo continuo volto alla ricerca della strategia più efficace. Siamo arrivati alla versione numero 12, la prima dell'era Rossi, la prima del dopo-Casey Stoner".
- Sono due piloti così diversi nella guida e quindi nella ricerca della miglior strategia attiva?
"Non si può semplificare così. Nei test di Valencia Rossi ha capito che di tutte le strategie quella che gli dava benefici maggiori era un diverso antiwheeling. Forse a causa della spalla infortunata, ma a Rossi piaceva una moto meno impegnativa fisicamente, meno portata all'impennata".
- Se non ricordiamo male, però, Rossi sentiva scarsa comunicativa con l'anteriore, lo voleva più leggero o più carico…
"Bisogna fare attenzione: per fare una moto agile si può lavorare sul setting rendendola più leggera e reattiva davanti. Però ci si ritrova con una moto che si impenna facilmente e questo si può correggere elettronicamente, sebbene faccia perdere potenza. Magari quando giri da solo in un test non te ne accorgi, ma quando sei in pista con gli altri, in gara, perdi terreno. A questo punto bisogna stabilire delle priorità e decidere cosa sia maggiormente importante: l'agilità, la precisione o la bandiera a scacchi".
- Lo sappiamo, ingegnere, a lei non interessa l'estetica o la moda. A lei e a quelli che sanno davvero cosa siano le corse interessa arrivare primi davanti alla bandiera a scacchi. Ma torniamo a Rossi. E' stato determinante nello sviluppo?
"Lo sviluppo va avanti, sempre e comunque. In Ducati ci sono 70 persone che tutti i giorni cercano qualcosa di nuovo per andare più forte. Diciamo che a Rossi è piaciuto molto il tipo di controllo di trazione al quale noi siamo arrivati. Lo ha convinto meno il comportamento della moto in accelerazione, ovvero la tendenza ad impennare. A lui piace una moto più aderente alla pista".
Lo sapevamo, ingegnere, Rossi ama le moto aderenti al suolo, controllate e precise come rasoi.
- Come procede lo sviluppo della nuova forcella Ohlins "ibrida" che vi siete fatti realizzare con un'idraulica 2011 e un diametro di steli ridotto a 42 mm? Funziona?
"Mah, noi non l'abbiamo ancora provata. Verrà testata a Sepang, assieme ad altre cose nuove. Ne abbiamo tante e ci sarà bisogno di una riunione per decidere cosa portare al primo test in Malesia…".
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