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Incontro con la leggenda: Geoff Duke

di Marco Masetti il 06/03/2009 in Motogp

Alle celebrazioni per il centenario della Gilera c'era anche il grande pilota britannico, vincitore di tre titoli mondiali tra il 1953 e il '55. Ha 85 anni ma dà sempre lezioni di stile

"Scusi, sir, ce la fa a salire sulla moto?".
"Ovviamente, giovanotto", mi risponde Sir (è Membro dell'Impero Britannico dal 1953) Geoffrey Ernest Duke, 85 anni, sei volte campione del mondo della classe 500. Uno che definire una leggenda del motocilismo è semplicemente riduttivo.
Non solo perché ha corso 60 GP vincendone 33 (22 in 500, 11 in 350) e andando sul podio 50 volte e nemmeno perché ha vinto il TT all'isola di Man, dove abita, sei volte… Duke, incontrato a Monza nel corso delle celebrazioni per i cento anni della Gilera, è stato il primo grande del motomondiale.
Incontro con la leggenda: Geoff Duke
Inizia a vincere nel 1950, a 27 anni, al TT. E' uno dei tanti britannici, parecchi sono ex piloti militari durante la guerra, che corre con le monoclindriche prodotte dalla Norton. Anzi è il pilota di punta della Casa inglese, alla quale regala in mondiale nel 1951, vendicando il successo di Umberto Masetti, proprio ai suoi danni, dell'anno precedente.
Nel 1953 arriva alla Gilera. Trova una squadra e una proprietà - il mitico cavalier Luigi Gilera - che per lui diventano una famiglia. Duke porta una ventata di innovazione tecnica. Come tutti i britannici non si fida molto dei prodotti esteri, quindi in valigia porta una forcella, un paio di ammortizzatori e soprattutto idee chiare su come si deve sviluppare una moto. Le italiane erano potenti, ma non troppo guidabili, lui le fa dimagrire, le migliora e le fa vincere. Tre mondiali consecutivi dal 53 al 55 e uno che sfuma nel 1956 a causa di una penalità inflitta dalla federazione a lui e altri piloti, rei di aver scioperato per avere maggior sicurezza.
Duke trasforma anche l'abbigliamento: si fa confezionare una tuta monopezzo, non più la combinata giubbotto-pantaloni, e diventa sempre più uno tutt'uno con la moto.
Guida con uno stile pulitissimo, come si usava all'epoca e non muove nemmeno un dito, se questo non serve ad andare più forte. E forte ci va, visto che nel 1955 al TT sfiora di pochissimo le 100 miglia orarie di media all'isola di Man. Chiude con il mondiale nel 1959 e, come si usa adesso, diventa team manager. Torna alla famiglia, cioè alla Gilera, fa aggiornare le vecchie 500 ferme dal ritiro nel 1957 e fa correre Minter e Read. Poi resta nell'ambiente con la Duke, la sua casa di produzione di video a soggetto motociclistico.
Ora usa le stampelle per camminare, ricordo di un brutto incidente di tanti anni fa, ma la testa è ancora lucida. Gli chiediamo che differenza vede tra un pilota della sua epoca e uno attuale: "Questa domanda può avere molte risposte, ma una cosa è sempre vera, in qualunque epoca: vincere è tremendamente difficile e bisogna essere bravi e fortunati, avere il mezzo giusto e sapersi sacrificare – risponde pronto -. E non sempre tutto questo è sufficiente. Oggi c'è molta tecnologia e un pilota deve sacrificare molto del suo tempo e del suo talento all'evoluzione e allo sviluppo della sua moto. Il motociclismo è uno sport di squadra, oggi più di una volta. Ma quelli bravi si vedono subito e i campioni hanno sempre qualcosa in più che determina il risultato".
Al suo fianco con la coloratissima tuta, Marco Simoncelli sembra proprio uno di un altro secolo, ma il Duca vede attraverso queste apparenze e ci dice: "Sembra uno che scherza, un tipo molto funny, che si diverte, ma in gara è uno che non molla. Uno che sa essere anche duro".
Incontro con la leggenda: Geoff Duke
Durante la presentazione del team Gilera è stato diffuso per la prima volta un volume davvero importante per chi ama le moto. Si intitola "Cento anni di storia Gilera".
Edito da Vallardi e scritto da Daniela Confalonieri e Michele Losito racconta, con un imponente supporto di immagini, un secolo targato Gilera. Un libro bello e importante, frutto anche dell'attivissimo Registro Storico della Marca italiana e dei tanti appassionati che hanno aperto i cassetti e la memoria per aiutare la realizzazione di un volume davvero interessantissimo.

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