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L'evoluzione dei motori Yamaha MotoGp

il 31/10/2006 in Motogp

Con questa stagione si chiude la carriera della M1, la 990 cc di Iwata che dal debutto del 2002 ha avuto una storia tutta in salita sebbene coronata dai successi degli ultimi anni. Ecco le tappe principali

L'evoluzione dei motori Yamaha MotoGp
Nel 2006 l'ultima versione della M1 990 cc

Di Marco Masetti


Tanti problemi per i piloti Yamaha al debutto nella MotoGp. In azione Biaggi e Checa nel 2002

Cinque motori
sul altrettanti supporti, pochi passi da destra a sinistra, e si percorre un'evoluzione tecnica che normalmente richiederebbe molti più anni dei quattro che in realtà sono passati.
Dalla prima M1 che debuttò con Biaggi e Checa nel 2002, a quella che ha perso in maniera incredibile il mondiale 2006, dopo aver vinto le edizioni 2004 e 2005.


Nel 2002 la Yamaha debutta nella Moto GP con un motore che, visto oggi, fa letteralmente sorridere.
Testata a venti valvole, ripresa dai modelli stradali per motivi di marketing, carburatori CR a valvola piatta da Superbike AMA degli anni 80, controllo del freno motore (quello che ha fatto tanto soffrire Biaggi) affidato ad un sistema pneumatico connesso agli scarichi dei cilindri esterni, e successione "pari" degli scoppi.




Nel 2003 più o meno le cose restano a questo livello, anche se il motore subisce una bella trasformazione: cilindri non più verticali ma inclinati in avanti.
Flop, anche questo, nonostante il passaggio ai carburatori "elettronici" Kehin con iniettore esterno. L'anno dopo, nel 2004, arriva Rossi e il motore cambia faccia.
Di nuovo verticale, ma finalmente dotato del sistema ICS (correlato ad un sistema di accensione iniezione della Marelli) che controlla il motore in staccata, la trazione e l'erogazione.
In più Rossi decide che la successione degli scoppi deve essere assolutamente big bang, cioè "zoppo".


E' un successo e arriva il titolo mondiale.
Alla fine della stagione 2005 arrivano grandi novità come il sistema ride by wire che controlla la staccata, l'erogazione, la trazione, limita le impennate e ha il launch control per la partenza. Cambiano i telai con l'abolizione dal 2005 della parte posteriore che chiude il telaio (che ora è aperta) e il passaggio dell'aria all'interno dei travi del telaio, nelle versioni 2005 e 2006.
Anche la carena ha cambiato faccia: da quella molto chiusa ed aerodinamica del 2002 a quella sottile e stretta di oggi, segno che non serve la penetrazione, ma l'agilità nell'inserimento in curva. Teoria seguita da tutti nelle corse e teorizzata tempo fa anche da noi.
In questi anni la potenza è passata da 225 cavalli circa ai quasi 250, in prova, di oggi.
Più o meno la stessa potenza del 2005, quando non c'erano i problemi legati al consumo.


“In prova” però, perché si dice (ma in Yamaha negano) che la M1 nelle qualifiche abbia un motore più pompato che per contro in gara non si può usare.
Altrimenti succede come a Le Mans e Laguna Seca.
Negli anni è stata accorciata la corsa e il regime di rotazione è salito, rispetto alla prima versione, di 3000 giri. Siamo vicino ai 17500, adesso.

L'evoluzione dei motori Yamaha MotoGp
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