Motogp
Barros: 'Sono un uomo nuovo'
Senza la responsabilità di sviluppare la moto e con una squadra nella quale si sente come a casa, il brasiliano corre ancora veloce e sorride alla vita. Ce lo racconta in questa bella intervista
Sepang - Alex Barros, dopo una stagione da incubo con la Honda ufficiale è il più veloce e autorevole interprete delle 211 "clienti". A Sepang ha fatto vedere di andare forte, ma soprattutto con un passo degno del podio. Un uomo nuovo, rigenerato e temibile, statene certi, farà una bella stagione.
- Allora Alex, come va la Honda dei privati, meglio o peggio della ufficiale?
"Prima di parlare di moto parlo di me. Sto benissimo con lei. Siamo in due ad andare bene. Ma penso ad altro: lo scorso anno io sono arrivato qui con una spalla a pezzi e non riuscivo ad andare forte. Così fino a metà stagione, quando ho iniziato a poter guidare. Poi arrivavo dalla Yamaha e dovevo entrare in sintonia con la Honda, una moto totalmente diversa. Inoltre alla Honda sono stato solo un anno, mi ci è voluto tempo per imparare la moto, diciamo pure un anno al di sotto delle mie possibilità. E poi c'era lo stress: avevo preso il posto di Valentino e dovevo lottare per vincere perché quello era l'obiettivo".
- Insomma, travolto dalla pressione?
"No, il team non mi stava addosso, però il pilota vede le facce di chi è nel box e un po' di pressione se la mette anche da solo. Adesso sto bene perché sono in una squadra che conosco bene e con la quale ho corso quattro anni. Con questa squadra sento di potere puntare in alto".
- Zona podio?
"La mia idea è vincere, ad arrivare secondo non ci penso. Non faccio lo sbruffone, me lo sento e poi mi diverto e questo aiuta. Certo, sarà un campionato lungo e duro e poi c'è Rossi. E' sempre lui l'uomo da battere".
- Torniamo alla moto, rispetto a quella ufficiale che hai lasciato a fine 2004 cosa hai trovato?
"Sostanzialmente è la stessa, con un'elettronica diversa. Diciamo che somiglia a quella che usava Sete, vuol dire che alla Honda si sono concentrati in quella direzione. Ma la moto privata vuol dire meno cose da provare, così ci si concentra di più sulle piccole cose. Pensa un po', oggi abbiamo lavorato sul freno posteriore, una cosa che uso poco. Eppure cambiando il sistema di ritorno con una molla, mi sono trovato meglio. Non ho telai da provare, marmitte da scegliere, però posso farmi una moto su misura anche nei dettagli".
- Perché la Honda ti ha mandato via, qualcuno ti ha fatto le scarpe?
"No, no, io non ho raggiunto gli obiettivi e avevo un contratto di un anno. Giusto che abbiano scelto diversamente. In ogni caso ringrazio la Honda per l'opportunità che mi ha dato. Ma non pensare che in un team privato non si corra per vincere. Noi abbiamo la Camel, grande sponsor che investe e vuole primeggiare. Per fortuna siamo una bella squadra. Sito Pons è quello che paga le cene... ma è anche una persona che stimo e con la quale ho lavorato tanto. Fare il team manager è un lavoro molto difficile che lui fa molto bene. Anche Fausto (Gresini, ndr) sta venendo su bene".
- In squadra con te c'è Bayliss, lo vedo in crisi, vero?
"Aspetta, anche in questo caso Sito lo vede e gli sta vicino, lo aiuta, mette tutta la squadra a sua disposizione. In un top team si fa così, si guarda avanti. Di sicuro Troy arriva da una moto molto diversa dalla Honda e lui guida in maniera aggressiva, deve adattarsi alla 211 che richiede una guida più pulita. Ma ha tutto il tempo per adattarsi da qui all'inizio di stagione, per migliorare. Aspetta e vedrai...".
- Sei il veterano del mondiale, mai pensato di smettere?
"Fin che c'è la voglia e la testa e il fisico sono a posto non ci sono problemi. L'età è un fatto soggettivo se sei attento e disciplinato, nei hai voglia e ti prepari, si può correre fina a 50 anni. Certo, poi c'è la famiglia, il sacrificio e il fatto che da tanti anni faccio questa vita. Nella carriera di un pilota pesano le lunghe assenze da casa, i compromessi con la tua vita privata".
- Senti Alex, hai un figlio che ha nove anni che sta iniziando a fare il pilota. Cosa pensi, di correre assieme a lui?
"Lucas per ora corre con i kart, è stato quarto nel campionato paulista e dodicesimo in Brasile. Ha nove anni e va forte. Corre anche in moto nel trofeo Metrakit ed è stato quarto alla prima gara. Ha grinta ed è veloce, uno da podio. Io e mio padre lo stiamo educando a fare il pilota, ma penso che, anche se sarà molto precoce, difficilmente riusciremo a correre assieme".
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