Motogp
Yamaha 250: la terza via
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Nel duello tra Honda e Aprilia si insinua la squadra italiana NC World Trade che punta sull'entusiasmo di Sabbatani e Sekiguchi e su un direttore tecnico di lusso
La presentazione della squadra NC World Tradeal Mugello. Le moto sono delle Yamaha TZ
L’avventura del team NC World Trade con la Yamaha 250 nel motomondiale è iniziata. Sì, il termine avventura è quello giusto, visto che la neonata squadra (team manager Loris Castellucci) ha deciso di puntare su un cavallo nuovo per la 250: la Yamaha TZ. In una classe che quest’anno vedrà lo scontro tra Aprilia e Honda (entrambe con moto ufficiali, già molto performanti), la Yamaha è la vera sorpresa.
Erede non tanto diretta della moto con la quale Jacque e Nakano dominarono il mondiale 2000, la TZ è una moto molto compatta, ben costruita, ma terribilmente “kit”, ovvero adatta ai privati, ma distante nelle prestazioni della RSW Honda e Aprilia.
Però, in questa squadra che schiera Max Sabbatani e Taro Sekiguchi, c’è qualcosa in più… Un direttore tecnico di lusso, Franco Moro, da anni uno dei migliori preparatori Aprilia (e anche addetto allo sviluppo). Sarà lui l’arma in più della squadra, quello che cercherà di trovare i cavalli che mancano. La sua ricetta è fatta di tecnologia avanzata, in più ci sono le Bridgestone: la squadra sarà l’unica in 250 a disporre dei pneumatici giapponesi, una scelta che potrebbe dare qualche vantaggio insperato.
I piloti sono molto carichi. Sabbatani commenta così: “Per la prima volta dopo tanto tempo correrò senza zavorra (in 125 era costretto a caricare più di una dozzina di chili per rientrare nei limiti di regolamento, ndr) e avrò molta più potenza a disposizione, spero di non volare via!”.
Sekiguchi è un giapponese anomalo: vive a Monza ed è stato campione europeo della 250. Un pilota esperto e veloce che potrebbe essere il trait-d’union con la Casa. Inutile dire che il team sogna un interesse diretto della Yamaha nella categoria, ipotesi non improbabile, visto che la 250 è stata confermata fino al 2009.
Ma torniamo alla moto, alla tecnica e quindi a … “Per ora il nostro obiettivo è scoprire quanto sia il gap tra noi e la concorrenza e poi far crescere la moto. Dobbiamo trovare una messa a punto ottimale della ciclistica e poi inserire, come valore aggiunto, parti tecniche che possano darci prestazioni migliori. Ecco quindi i dischi periferici della Braking, anche in versione singola per Sabbatani (pesa 40 chili, quindi ha meno massa da frenare), poi la forcella pressurizzata con regolazione esterna del livello olio che sta approntando la Mupo e l’ammortizzatore Matris. Poi passerò al motore, anche in questo caso appoggiandomi ad un’azienda “esterna”, come CRP Technologies che opera in Formula Uno”.
- Cos’ha di diverso questa moto rispetto alle Aprilia?
“E’ ben costruita, con un motore lamellare monoalbero piccolo e compatto che può essere piazzato nel migliore dei modi; secondo me è facilmente potenziabile. E’ un cambiamento radicale, una scelta controcorrente, quando l’ho visto mi sono detto che ci sarà da lavorare e da soffrire, però mi aspetto anche soddisfazioni”.
- La Bridgestone: perché una scelta così in un mondiale targato Dunlop?
“Perché io non ho tabù e non sono conservatore, penso che lavorino molto bene e che possano metterci addirittura in vantaggio in qualche situazione. Al resto ci penseranno i piloti: li vedo molto carichi. Max ha voglia di riscatto e di andare in moto, mentre Taro ha dalla sua un bagaglio tecnico incredibile in questa classe. Secondo me saremo una sorpresa”.
Una piccola sorpresa nel box di Sabbatani c’è già: si chiama Jessica Ruiz Campos, una ragazza di Barcellona (carina) che invece di fare l’umbrella girl, è il meccanico di Max.
Però, in questa squadra che schiera Max Sabbatani e Taro Sekiguchi, c’è qualcosa in più… Un direttore tecnico di lusso, Franco Moro, da anni uno dei migliori preparatori Aprilia (e anche addetto allo sviluppo). Sarà lui l’arma in più della squadra, quello che cercherà di trovare i cavalli che mancano. La sua ricetta è fatta di tecnologia avanzata, in più ci sono le Bridgestone: la squadra sarà l’unica in 250 a disporre dei pneumatici giapponesi, una scelta che potrebbe dare qualche vantaggio insperato.
I piloti sono molto carichi. Sabbatani commenta così: “Per la prima volta dopo tanto tempo correrò senza zavorra (in 125 era costretto a caricare più di una dozzina di chili per rientrare nei limiti di regolamento, ndr) e avrò molta più potenza a disposizione, spero di non volare via!”.
Sekiguchi è un giapponese anomalo: vive a Monza ed è stato campione europeo della 250. Un pilota esperto e veloce che potrebbe essere il trait-d’union con la Casa. Inutile dire che il team sogna un interesse diretto della Yamaha nella categoria, ipotesi non improbabile, visto che la 250 è stata confermata fino al 2009.
Ma torniamo alla moto, alla tecnica e quindi a … “Per ora il nostro obiettivo è scoprire quanto sia il gap tra noi e la concorrenza e poi far crescere la moto. Dobbiamo trovare una messa a punto ottimale della ciclistica e poi inserire, come valore aggiunto, parti tecniche che possano darci prestazioni migliori. Ecco quindi i dischi periferici della Braking, anche in versione singola per Sabbatani (pesa 40 chili, quindi ha meno massa da frenare), poi la forcella pressurizzata con regolazione esterna del livello olio che sta approntando la Mupo e l’ammortizzatore Matris. Poi passerò al motore, anche in questo caso appoggiandomi ad un’azienda “esterna”, come CRP Technologies che opera in Formula Uno”.
- Cos’ha di diverso questa moto rispetto alle Aprilia?
“E’ ben costruita, con un motore lamellare monoalbero piccolo e compatto che può essere piazzato nel migliore dei modi; secondo me è facilmente potenziabile. E’ un cambiamento radicale, una scelta controcorrente, quando l’ho visto mi sono detto che ci sarà da lavorare e da soffrire, però mi aspetto anche soddisfazioni”.
- La Bridgestone: perché una scelta così in un mondiale targato Dunlop?
“Perché io non ho tabù e non sono conservatore, penso che lavorino molto bene e che possano metterci addirittura in vantaggio in qualche situazione. Al resto ci penseranno i piloti: li vedo molto carichi. Max ha voglia di riscatto e di andare in moto, mentre Taro ha dalla sua un bagaglio tecnico incredibile in questa classe. Secondo me saremo una sorpresa”.
Una piccola sorpresa nel box di Sabbatani c’è già: si chiama Jessica Ruiz Campos, una ragazza di Barcellona (carina) che invece di fare l’umbrella girl, è il meccanico di Max.
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