Motogp
Segrete stanze: Ducati Racing
Con il nostro inviato al motomondiale alla scoperta dei santuari dove nascono i bolidi da corsa. Prima tappa a Bologna, Borgo Panigale
di Marco Masetti
Lo staff di Ducati Corse riunito in occasione della visita di Loris Capirossi. Il 55 per cento dei dipendenti di Ducati Racing è laureato
Bologna - Via Cavalieri Ducati 3. Una volta era a Borgo Panigale, località autonoma, ma è da decenni che la periferia ovest di Bologna ha inglobato questa zona che è diventata, in pratica, un quartiere del capoluogo emiliano.
L’indirizzo è noto da almeno mezzo secolo e molti di voi ci sono andati. Ducati è un’azienda molto aperta, molto ospitale. Ogni settimana si organizzano visite guidate ai reparti dove nascono le vostre moto, c’è un museo che è forse il più bello d’Italia, nel quale potete ammirare anni di gloria sportiva strappate alla polvere e all’oblio. Un gran lavoro, frutto dell’impegno di tanta gente tra i quali anche il sottoscritto (se nei cartelli informativi troverete una “cappella” è colpa mia, ma è uno dei miei punti d’orgoglio aver contribuito a quell’operazione).
Francamente per capire com’è fatta la Ducati, basta andare nel bagno del primo piano (riservato al pubblico). Di fronte alle porte dei servizi ci sono portariviste a muro con giornali del settore (storia e sport): chi ha avuto questa idea è un genio. Lo sapete tutti qual è il posto migliore per leggere il vostro “magazine” preferito? Non fate i tonti, lo sappiamo tutti.
Ma non divaghiamo. Con un fido Caronte (che invece è una ragazza carina che si chiama Sonia Braggio), entriamo nell’altra dimensione, quella proibita. Una porta a metà del museo spara in un corridoio dove, davanti alla macchinetta del caffè e portacenere per i tossico-tabagisti ancora in attività, c’è un’altra porta.
Qui non si passa! Serve la chiave elettronica a card… ma c’è chi può… si può! Siamo dentro a Ducati Corse, il cervello pensante del mondo racing della Casa italiana.
Non vi fate ingannare dal mito: visto dal corridoio sembra un’azienda normale, come tante. Salette riunioni, il box dove lavorano gli addetti alla comunicazione, Francesco Rapisarda (the boss), Donato Romaniello (l’unico italiano che parla bene giapponese), Sonia Braggio (tocco femminile, ciao) e Julian Thomas (il miglior imitatore di Mal esistente), altre salette.
Poi l’ufficio del Gran Capo, l’ing. Claudio Domenicali. Tocca a lui l’ouverture, con un po’ di numeri. Dagli “oltre 30 milioni di dollari di budget annui, coperti al 75% dagli sponsor, previsione 2004”, alla folle cifra di 9.480.000, ossia le moto che produrrà Honda il prossimo anno: come rivale la Ducati ha scelto proprio il più robusto. Fino ai 180 euro medi che gravano sul prezzo di ogni Ducati venduta per sostenere l’attività agonistica. Domenicali è una persona strana: alterna una saggezza popolare semplicemente deliziosa (tipica della terra di provenienza, cioè da queste parti) e una visione pragmatica dell’attività. E’ uno che dice: “il prossimo mondiale MotoGp sarà il più appassionante degli ultimi 150 anni”, ma anche: “noi studiamo molte cose, brevetti che restano alla Ducati, ma non è detto che poi verranno tutti implementati”.
Poi gli chiedo: ma voi li avreste tirati fuori dodici milioni di dollari per Rossi? Mi risponde: “Sono numeri non adeguati all’ambiente motociclistico”. La penso come lui, forse il tempo sarà galantuomo.
Claudio Domenicali guida un’azienda giovane, bianca e luminosa come una sala operatoria, piena di gente e computer. Qui, al piano di sopra, non c’è puzza di benzina, ma di elettroni. I pezzi di metallo e carbonio arrivano da sotto e, quando sono sui tavoli bianchi, sembrano fuori posto. Ma attenzione, l’idea che li ha generati arriva da qui sopra. Questo è il regno di ingegneri giovani che faticano a ragionare in termini di “punti di getto”, ma che con l’algoritmo vanno forte. Passa Livio Suppo, quello che vedete sul muretto alle gare: piemontese, occhio blu che incanta (non me che per fortuna sono di scuola classica), voce roca per le sigarette (è un vero testimonial dello sponsor) e per le lunghe trattative. Mi dice una cosa che non è male: “Quando ringrazio gli sponsor non faccio un’operazione ovvia ma che viene dal cuore. Ad inizio anno a loro è stato proposto un sogno. Ci hanno creduto e hanno fatto un buon affare in termini di ritorno d’immagine. Ci hanno creduto e li ringrazio”.
Un saluto a mister Paolo Ciabatti, regista di tante operazioni sportive della Ducati e poi becco la persona giusta: Corrado Cecchinelli, responsabile tecnico “sul campo di gara” dei team Ducati MotoGp. Lo vedo tutto l’anno ed è per questo che abbiamo un buon feeling. Parliamo del futuro delle 16.5 anteriori (fidatevi – non solo di me – ma questo è un reale scenario futuro della MotoGp, che sarà più importante di tante sbandierate e mitizzate diavolerie elettroniche), di quanto tutti amino Troy e Loris (è vero, sono due top rider dal volto e dal cuore umano) e poi è costretto a dire sì. Ma a cosa? A una domanda che ognuno di voi vorrebbe fare: mi porti di sotto, al reparto corse?
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E scandiamo, in mezzo alle linee di produzione, per varcare una soglia che più invalicabile qua dentro non c’è. In mezzo alla linea nella quale vengono assemblati i bicilindrici che voi guiderete, c’è una porta, una stanza segreta.
Sono dentro. La caverna di Ali Babà è nulla a confronto di una decina di motori Desmosedici li pronti ad essere usati dai piloti, oppure da analizzare al banco. Carene a dozzine, una dentro l’altra, verniciate o grezze. Vorrei chiederne una gridando: “Nel mio studio farebbe un figurone”, ma il mio orgoglio me lo impedisce, tanto la risposta sarebbe giustamente un NO fermo e deciso.
Ci sono le sale prove, i banchi, il magazzino. Sembra una normale officina, magari di altissimo livello, ma se butti l’occhio attento capisci che ogni molecola che c’è qui dentro è fatta per andare forte, più forte, mostruosamente forte. Gomme, cerchi, impianti frenanti, le Superbike, le Supersport, le Desmosedici. Tutto è qui dentro. Ci lavora gente giovane e fidata, attaccatissima al marchio, all’idea Ducati.
C’è il magazzino ingresso merci, dove arrivano i materiali realizzati dai fornitori esterni. Dopo un attento controllo vengono stivati, pronti all’uso. Poi ci sono le parti speciali delle superbike ufficiali delle stagioni precedenti. Le comprano i team privati. Un occhio sulla scaffale, una botta di conti: c’è un capitale! Usciamo, dopo aver giurato che non diremo nulla di quello che abbiamo visto (roba 2004, forse, ma ad occhio non si coglie la differenza, tanto, come mi hanno giurato: la desmosedici sarà concettualmente identica). Tranquillo Corrado: io quando vado in questi posti ho la sindrome di Stendhal, troppe opera d’arte mi danno la vertigine e non ricordo nulla. Mi capiterebbe lo stesso se fossi un giurato di Miss Universo.
Usciamo e entriamo in un altro reparto: è quello del team che corre il mondiale con tanto di maxi garage per i camion officina. Dovete sapere che nel reparto corse lavora gente “interna” che raramente esce da Borgo Panigale, mentre alle gare ci sono quelli che girano tutto l’anno, gente come “Bracco” e Leoni, rispettivamente i capomeccanici di Capirossi e Bayliss. Loro qui ci vengono a preparare le moto e il materiale per le trasferte, oppure quando c’è qualcosa di nuovo da imparare.
In compenso c’è un gruppo multietnico che sta lavorando attorno a una Desmosedici. Sono di tutte le razze del mondo (un team che si rispetti ha sempre qualche straniero esotico), in maggior parte si tratta di spagnoli. Sono i meccanici di D’Antin, il manager iberico e si stanno impratichendo sulle moto che porteranno in gara la prossima stagione, ovvero le Desmosedici 2003 che affideranno a Xaus e Hodgson. Loro sono semplici clienti, quindi pagano e si arrangiano, però la Ducati li addestra con passione. Noto un giapponese che prende misure di ogni dettaglio e insinuo il dubbio: “Corrado, non è che quello viene dall’HRC?”
Esco sono fuori, e un po’ mi spiace. Saluto le centraliniste, i miei accompagnatori e sono contento di aver qualcosa da raccontarvi.
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· 30.000.000 di Euro il budget 2003 di Ducati Corse (di cui il 75% viene coperto da attività commerciali)
· 3.850 metri quadrati occupati dalle strutture di Ducati Corse all’interno dello stabilimento Ducati di Borgo Panigale
· 110 (40 in reparto) le persone di Ducati Corse (di cui 55 laureati), su un totale di circa mille dipendenti attualmente in forza alla Ducati. Significa che quasi il 10% delle risorse totali della Holding Ducati sono dedicate alle competizioni.
· 39 gli sponsor di Ducati Corse
· 24 le workstation CAD utilizzate per la progettazione
· 16 i software CAD-CAE utilizzati per la progettazione ed il calcolo
· 162.000 ore di progettazione dedicate ad oggi.
· 48.000 Km di pista
· 4.300 ore di prove in Sala Prova Motori
· 780 ore di prova effettuate in galleria del vento
· 5 i piloti che hanno effettuato prove in galleria del vento
· 8 i circuiti dove sono stati effettuati i test dei prototipi Desmosedici prima del debutto a Suzuka
· Oltre 16.000 i giri/minuto del motore. Il più alto regime di rotazione di un motore a distribuzione desmodromica mai raggiunto
· 332,4 km/h la velocità massima effettuata dalla Desmosedici sul rettilineo del Mugello: so tratta della velocità più alta mai raggiunta da una moto da competizione
- CLASSIFICA COSTRUTTORI: 2° Posto (Honda 395, Ducati 225, Yamaha 175)
- CLASSIFICA PILOTI: Loris Capirossi 4° (177 punti) Troy Bayliss 6° (128 punti)
- VITTORIE: 1 Loris Capirossi (Catalunya, 15 Giugno 2003)
- PODI:
6 Loris Capirossi
Suzuka, 6 aprile, 3° posto
Mugello, 8 giugno, 2°posto
Catalunya, 15 giugno, 1° posto
Estoril, 7 settembre, 3° posto
Phillip Island, 19 ottobre, 2° posto
Valencia, 2 novembre, 3° posto
3 Troy Bayliss
Jerez, 11 maggio3° posto
Sachsenring, 27 luglio, 3° posto
Brno, 17 agosto, 3° posto
- POLE POSITIONS
3 Loris Capirossi
Jerez (10 maggio – 1’ 41.983)
Assen (27 giugno, 1’ 59.770)
Estoril (6 settembre - 1’ 38.412)
- GIRI IN TESTA
Loris Capirossi 22
Troy Bayliss 21
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