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Moto2 e Supersport, cosa cambia?

Solo chi le ha provate entrambe può raccontare le differenze, la parola a Ferruccio Lamborghini che alla vigilia dell'ultima prova del CIV ci svela le differenze fra le due moto

Ferruccio Lamborghini è secondo nel campionato SS Tricolore con 88 punti, e domenica al Mugello si giocherà il titolo
Fin dalla genesi la Moto2 ha suscitato interesse fra gli appassionati e nonostante nel paddock (e non solo lì) molti non vedevano in questa categoria una degna sostituta della "duemmezzo", oggi la maggior parte degli addetti ai lavori e dei piloti si è dovuta ricredere perché questa categoria si è rivelata davvero interessante e spettacolare con gare avvincenti e molto combattute. 
Spesso la Moto2 è stata paragonata alla Supersport ma le due classi sono molto distanti e l'unica cosa che le accomuna è la cilindrata, seicento, dei propulsori.
In molti però continuano a domandarsi cosa cambi fra una supersport e una Moto2. Dal punto di vista tecnico va precisato che sono due moto concettualmente diverse: la Moto2 è un prototipo, la SS è una derivata di serie. Questa differenza è già sufficiente per creare un abisso fra le due categorie. Lasciando da parte le considerazioni tecniche ci siamo fatti spiegare da un pilota, Ferrucccio Lamborghini, che in questa stagione le ha guidate entrambe le differenze nella guida.
"Si potrebbe pensare che fra una SS e una Moto2 cambi poco ma non è affatto così - attacca Lamborghini. Ho guidato una Suter e una Morwaki e posso dire che facendo un paragone con la Yamaha R6 che guido nell'Italiano le prime differenze che ho riscontrato sono le sensazioni che ti trasmette la ciclistica. Il telaio di una Moto2 è molto più rigido rispetto ad una derivata di serie e questo nella guida si traduce nella possibilità di ottenere molte più informazioni per la messa a punto che però si rivela decisamente più difficile da ottenere rispetto ad una SS. Per questo ho dovuto sviluppare velocemente una soglia di attenzione al comportamento della moto superiore per poter trovare l'assetto. Nonostante la mia breve esperienza con questa moto si sente che è appena nata e che necessita ancora di essere sviluppata".

In Moto2 il mezzo conta meno è il pilota a fare davvero la differenza ed è durissima emergere

- Il quattrocilindri Honda della Moto2 è meno potente di un quattro in linea SS: questo incide molto nella guida?
"Rispetto alla SS all'inizio senti più potenza ma è un'illusione sono i chili in meno della Moto2 che fanno la differenza. Il motore Honda si comporta quasi come quello di una STK600 è un propulsore facile da sfruttare e anche la frizione e il cambio sono perfetti e perfettamente accordati".
- Passando dalla R6 alla Moto2 cosa ti ha sorpreso?
"Oltre alla ciclistica anche la posizione in sella decisamente più sportiva e sacrificata che costringe a stare più distesi in avanti. Anche la frenata mi ha impressionato sulla Moto2 i freni sono davvero potentissimi… Forse anche troppo per quanto è leggera".
- Le gomme Dunlop come le hai trovate?
"Nel Campionato Italiano uso le Dunlop ma quelle montate su una Moto2 sono completamente diverse e, ad essere sincero, necessitano ancora di essere sviluppate perché hanno un rendimento troppo differente dal primo all'ultimo giro della gara".
- Passando dall'Italiano al mondiale Moto2 quali sono state le prime sensazioni?
"La prima volta che sono salito rispetto alla SS mi sono sentito spaesato ma ho fatto subito un tempo decente ma le difficoltà rispetto alla SS è affinarsi e abbassare il proprio crono. Il livello dei piloti poi è altissimo non è facile migliorare in turni così brevi la propria performance ma penso che proprio questa difficoltà renda esaltante questa categoria. Avere la stessa moto mette i piloti nella condizione di dover fare davvero la differenza… Nella Moto2 non esiste la moto ufficiale conta solo la propria performance. Quindi, come nel mio caso, se si ha poca esperienza è difficilissimo all'inizio ma molto molto stimolante".
- Parli come se andare forte su una Moto2 fosse principalmente una questione di testa?
" E in effetti è proprio così, come dicevo i turni di prove libere e ufficiali sono cortissimi e devi essere super concentrato per trovare in fretta l'assetto giusto. Il ritmo è molto più serrato rispetto a quello del Civ".
- Nonostante avessi la possibilità di correre le ultime gare della stagione in Moto2 hai scelto di saltare Phillip Island per correre l'ultima gara del CIV, ci tieni all'Italiano?
"Ho scelto di non correre in Australia perché devo concludere la mia stagione nell'Italiano e conquistare il titolo che in più di un'occasione ho solo sfiorato. È una questione di soddisfazione personale e di rispetto per il lavoro fatto fin'ora con il team Media Action Pro Race che l'anno scorso, quando in pochi credevano ancora in me, mi ha dato una grande opportunità".
- Per il 2011 hai già definito i tuoi programmi?
"Ci stiamo lavorando proprio in queste ore ma adesso il mio obiettivo è il titolo italiano e prendere dei punti in queste gare del Mondiale e poi vedremo in cuor mio spero di correre tutto il 2011".
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