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Petrucci: "Vi racconto la mia Dakar"

Redazione
dalla Redazione il 25/01/2022 in Altri sport
Petrucci: "Vi racconto la mia Dakar"
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In una conferenza stampa il pilota umbro analizza la sua prima esperienza nel deserto: "Stavolta ho corso senza pressioni ed è andata meglio del previsto. Il prossimo anno vorrei rifarla, ma preparandomi di più"

Un'analisi a mente fredda su un'esperienza come la Dakar 2022 che, inevitabilmente, ha segnato il suo destino sportivo. Danilo Petrucci, in occasione di una conferenza stampa che si è tenuta nel quartier generale del Gruppo Nolan (da 12 anni al fianco del pilota umbro, che nella sua prima apparizione nella gara desertica ha indossato un X-Lite X-502 Ultra Carbon), ha ripercorso questa tappa fondamentale della sua carriera. 

“È stata un’esperienza incredibile, molto faticosa, ma allo stesso tempo densa di soddisfazioni. Nonostante gli imprevisti, sono riuscito a portarla a termine e conquistare un record, entrando così nella storia del motociclismo", ha detto Petrux, apparso in splendida forma di ritorno dalla gara: "Sono in formissima, guardate come sono dimagrito", dice ai giornalisti presenti, sfoggiando il suo proverbiale sorriso.

La Dakar è una gara che richiede molta calma

"La Dakar è più di una gara. E' un'esperienza umana molto forte, e c’è maggiore condivisione con gli altri piloti rispetto alla MotoGP. C’è la sensazione che si sta facendo qualcosa di difficile. Il fattore di rischio è presente, costante", dice Petrucci, alludendo alle insidie e ai pericoli del deserto. "Il penultimo giorno di gara sono volato su un tronco, pensavo di superarlo e invece non ci sono riuscito - racconta - ho sbattuto la clavicola e la moto mi è venuta addosso. È anche scoppiato airbag che mi ha evitato danni peggiori. Ma ho visto tantissimi piloti distruggere le proprie moto".

Petrucci ha anche parlato di tutte quelle sensazioni, nuove per lui, vissute in gara: "Ci sono delle cose snervanti, almeno per chi è abituato alle gare di velocità. Come il trasferimento al mattino: ti svegli alle 3 e attraversi spazi immensi senza incontrare nulla, macinando chilometri su chilometri prima di iniziare le speciali. A lungo andare, è una forma di tortura".

"La Dakar è una gara che richiede molta calma - ragiona Petrucci - non serve ragionare sui secondi ma nell’ottica della lunga durata. Più che solo mi sentivo molto libero. Correvo senza pressioni o ambizioni di classifica. Poi mi sono fatto prendere la mano, per capire quale fosse il mio limite. Ed è la stessa cosa che mi succede quando mi alleno in cross o in bici".

E' chiaro che per Petrucci l'appetito vien mangiando: alla sua prima Dakar, corsa senza particolari ambizioni, ha raccolto la sua prima vittoria di tappa: "Ho potuto fare dei test con la moto per due soli giorni, nei quali non sono riuscito a fare molto. Ho puntato a renderla sicura e prevedibile, più che reattiva. Magari non era il massimo sulle dune, ma sulle rocce e sul duro, terreni che conosco bene, ero più veloce. Dopo quest'anno, mi verrebbe da dire che il prossimo mi piacerebbe fare una Dakar, ma preparandomi per bene".

Con quale moto ciò avverrà, è tutto da vedere: "Se Danilo farà la prossima Dakar, sarà per fare risultato - dice il suo manager Alberto Vergani - al momento c’è l’interesse di molte case, staremo a vedere".

Intanto è salita anche nel paddock della MotoGP la febbre della Dakar, grazie anche alle prestazioni di Petrux: "Quali piloti vedrei bene alla Dakar? In MotoGP c'è tanta gente ignorante in pista, sono in molti che potrebbero dire la loro, soprattutto tra quelli che si allenano nel motocross. Per me quelli che potrebbero fare meglio sono Andrea Dovizioso e Marc Marquez".

 

Petrucci: "Vi racconto la mia Dakar"
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