Deserto, piste sterrate, luoghi esotici, avventura, adrenalina: Chica Loca Oman Edition 2020 non ha fatto mancare nulla di ciò che le 19 bikers iscritte al challenge tutto al femminile cercavano ormai da mesi, da quando cioè - era ancora settembre - avevano deciso di mettersi in gioco partecipando alle selezioni di Godiasco (PV) e di Varano (PR).
Perché la filosofia di Chica Loca, format ideato da Enrica Perego, pluricampionessa di Motorally e Vittoria Dami (nel ruolo di produttore), questo chiedeva alle ragazze che vi aderivano: amare la moto, amare il fuoristrada, amare il fascino dell’avventura, amare il rischio ragionato.

Solo per poche

Qualificarsi non è stato facile per nessuna, dal momento che alle selezioni di settembre hanno preso parte più di 80 motocicliste e le centaure hanno dovuto districarsi tra box tv, dove hanno effettuato un’intervista di presentazione, postazioni enduro, dove è stata messa alla prova la loro attitudine alla guida, e postazioni Navigazione-Gps, dove hanno preso confidenza con uno strumento fondamentale per orientarsi nel deserto e per partecipare ad alcune prove speciali. Quindi, ma solo per le prescelte, un altro weekend di preparazione con il Campus Enduro tenuto ad Albenga da Enrica Perego il 7 e 8 dicembre.

Inizia l’avventura

Con la partenza da Milano Malpensa, il 18 gennaio, il challenge è diventato realtà. E anche l’Oman è diventato realtà: con le sue spiagge, con la sua sabbia. 

Con Salalah, capitale della provincia di Dhofar, nel sud del Paese, pronta ad accogliere le Chicas per mettere a punto le moto, consegnare i pettorali, effettuare i primi approcci di guida. Poi è arrivato il deserto, a partire dal 20 gennaio: per molte, la prima volta in assoluto. E le dune, e i cammelli che hanno intralciato il percorso e fatto ritardare la partenza. E gli insabbiamenti, inevitabili per chi non ha mai guidato sulla sabbia. E anche le cadute: Elisa Rovizzi ci ha lasciato un paio di costole, ma non ha mollato, è restata in gara stringendo i denti e abbandonando poi solo all’ultimo giorno per il dolore.

Brutta caduta anche per Irene Pezzanera, comunque indomita fino al traguardo. Le notti, in tenda, sono fatte per riposarsi, riprendersi, ma anche per ammirare stellate uniche, immagini che ogni protagonista, pur ammaccata e stanca, si porterà appresso per sempre. La meta è ormai dietro l’angolo, la sabbia e le dune, dopo quasi 900 chilometri di gara, stanno lasciando spazio allo sterrato e alle pietre, finché all’orizzonte si è avvistato il mare, che certificava anche la fine della corsa.

Troppo ghiotta l’idea di un tuffo dopo giorni e giorni di deserto, ma anche tra le onde si nascondeva un ultimo pericolo: le caravelle portoghesi, meduse velenosissime portate a riva dalla marea che hanno in parte rovinato il bagno delle motocicliste esauste ma felici.

La gioia di essere arrivate

Per abnegazione, dedizione, impegno e volontà, hanno vinto tutte le ragazze presenti. Ma giustamente c’è anche una classifica ufficiale che ha assegnato il primo posto della categoria Marathon a Elena Bucci, originaria di Faenza, ma gran parte della sua vita vissuta all’estero: si è dimostrata fin dalla prime tappe la migliore, chiudendo al comando e riuscendo a tenere a distanza Chiara Cavazzuti, modenese, all’esordio in una competizione motociclistica, e Alessia Mersi, varesina, anche lei alla prima esperienza in una manifestazione simile, rispettivamente seconda e terza. 

Susanna Grasso, torinese, e Anna Sappino, campionessa biellese di Enduro, hanno invece dominato la categoria Team con la loro “Andova ‘Ndoma”, guidando la classifica dal primo all’ultimo chilometro, a dimostrazione di una superiorità netta.

Al secondo posto si sono piazzate le “Chica Rotas”, al secolo Anna Ghiraldini e Martina Beltrandi, una delle vittime delle meduse, mentre le terza posizione è stata appannaggio di Deborah Niada e Victoria Demma, con il loro team “Le canottiere”, penalizzate da un ritardo allo start della prova Cup.

Aspettando il 2021

Soddisfatte, orgogliose, ciancicate, piene di lividi, influenzate, punte, piene, vive. Tutte le Chica Loca hanno poi fatto ritorno a casa sicure di aver condiviso un’esperienza incredibile: tirando su moto dalla sabbia, gareggiando con quel caldo che trovi solo nel deserto, vincendo la febbre, sconfiggendo le paure, dimenticando le botte e le cadute, dando sempre un mano all’avversaria in difficoltà. E quindi, per tutti questi motivi, molto più forti di quando sono partite.