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Una storia italiana: il cinquantino da sparo!

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 23/11/2018 in Altri sport
Una storia italiana: il cinquantino da sparo!
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Ivan e Ilario Pasini, dopo i successi nella pre-gp, tenteranno di battere il record di velocità per 50 cc. Un sogno che profuma di miscela

Se siete di quelli che alla moto si sono appassionati da piccoli, e non da adulti, non potete restare indifferenti al fascino dei motorini truccati”: che per un paio di generazioni sono stati una passione insana, al punto che i cantanti che hanno vissuto quell’epoca ne parlano un po’ tutti: da Jovanotti a Luca Carboni, passando per gli Articolo 31 di J.Ax.

Per chi ha attraversato gli anni Settanta, Ottanta o Novanta (e per un bel po’ anche di quelli che sono venuti dopo) ogni accrocchio alleggerito, irrobustito e con una bella marmitta ad espansione continua a sprigionare un fascino irresistibile. Il motorino truccato era il sogno proibito di tutti, e poco o tanto lo rimane. Il motorino e fare il record del paese, o del quartiere, perché la truccatura non era mai fine a sé stessa per chi passava notti a ragionare sulla marmitta migliore, e pomeriggi al bar a discutere di punte velocistiche. Poi arrivava il figlio del meccanico del paese, che aveva accesso ai pezzi migliori e soprattutto sapeva come armonizzarli, e vinceva a mani basse.

Una storia di provincia

Moltiplicate tutto per cento e avrete la storia che vi stiamo per raccontare. Al posto del meccanico di paese ci sono Ivan e Ilario Pasini, padre e figlio, forse i più celebri e titolati preparatori del mondo “Pre-GP” (la palestra a 2T che ancora resiste prima di arrivare alle 250 4T della Moto3 e affini). Al posto del tubone, Ciao o sportivetta del caso, una ciclistica racing su cui è stato trapiantato un blocco motore 50 messo a punto dai Pasini. E al posto del record del circondario, quello mondiale a Bonneville. Ovviamente, l’obiettivo non è di conquistare il primato assoluto di velocità su due ruote! Sono infatti centinaia le categorie istituite per i record sul famoso lago salato americano, e l’obiettivo dei Pasini è di battere quello per i 50 cc “parzialmente carenati”, non turbocompressi, alimentati a benzina e insomma ancora parenti dei cinquantini che tutti abbiamo amato da ragazzi.

Il record dal 2014 è dell’ex specialista olandese delle 50 GP Aalt Toersen su una Kreidler: 158,088 km/h. Certo, se cercate qualcosa sui record di velocità dei 50 cc, troverete anche valori fuori dal mondo, oltre i 220 km/h! Ma questi sono ottenuti con prototipi costruiti apposta, piloti sdraiati e motori sovralimentati. I quasi 160 cui puntano i nostri eroi bresciani sono invece riferiti a una moto tutto sommato “normale”, con un “normale” motore preparato. Il cilindro e buona parte della componentistica, per dire, sono Minarelli: poi i Pasini ci mettono le mani, ma non è niente che arrivi dalla NASA ed è perciò più facile immedesimarsi nei loro sforzi. Che cominciano con il gusto della sfida e la consapevolezza dei propri mezzi, proprio come succedeva una volta al bar.

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“Possiamo far meglio”

I Pasini leggono del record e pensano: “Possiamo far meglio di così”. I loro motori, con le restrizioni regolamentari del CIV (ruote da 12” e carburatore da 15”, tanto per dire) al Mugello arrivano anche a 150 km/h, e con qualche libertà in più i 170 sembrano alla portata. Tanti, ma c’è da considerare che il fondo del lago salato non è asfalto: è una specie di poltiglia compatta che qualcosa ti porta sempre via, soprattutto se la coppia a disposizione non è quella dei mostri a cilindrata libera che si vedono da quelle parti. E così a Torbole Casaglia (BS) iniziano a lavorare. Prendono una vecchia RMU GP 80, che non può più correre per la soppressione della categoria ma che ha un telaio più lungo, quindi più stabile e anche abitabile rispetto alla 50. Dietro montano un cerchio anteriore, perché sulle 3 miglia (5 km scarsi) di Bonneville conta ridurre al minimo gli attriti, non certo avere grip in uscita di curva. Attorno adattano la carena di una Moto3, bella larga perché la penetrazione conta e perché Ilario, che sarà a bordo per il tentativo, non è più un ragazzino e non ha un fisico così minuto. E poi c’è il motore, che deriva dai loro gioiellini da Pre-GP ma è come si diceva “libero” dalle costrizioni regolamentari. Con il Keihin da 28, la benzina speciale da 108 ottani (la compressione è a un pazzesco 18:1!) e lo scarico giusto prende i 13.700 giri, e i Pasini sono sicuri che al banco eroghi 20 CV. Certo, se avete un po’ trafficato con i motorini sapete che mettere un 28 su un 50 non è uno scherzo.

La carburazione si complica, il motore perde elasticità e se le cose non vanno tutte come si deve, a fine rettilineo “affoga”. Se invece gli spilli sono quelli giusti, i rapporti sono indovinati, la temperatura è nella finestra ottimale, allora suona come un violino, con un sound che è veramente un piacere sentire. “Il motore è al massimo di quello che possiamo fare,” spiega Ilario. Usiamo un basamento Derbi da corsa con un kit Malossi, completamente rivisto da noi nei travasi, nella testa, nel carburatore e nello scarico.

La frizione è quella Derbi, ma il pacco lamellare è di nostra costruzione e il cambio ha rapporti specifici, con quinta e sesta ravvicinate. In totale, coi cerchi OZ in magnesio e agghindata da GP, la moto pesa 70 kg. Ma per la velocità di punta conta soprattutto l’aerodinamica: quindi la carena, i parafanghi profilati e il lavoro sulla postura del pilota, per far sì che il motore riesca a esprimere tutti i giri.

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Obiettivo 2019, il record a Bonneville

Le normative Euro che si susseguono tutelando il sacro valore del silenzio tendono a farci dimenticare che il motore è una cosa viva, che ti parla. Lancio dopo lancio Ilario lo ascolta, decide se tirare la marcia o meno, controlla i parametri sul monitor digitale AIM, degno di una MotoGP. La carburazione è una via di mezzo tra il come si faceva una volta e il mondo moderno, perché ci sono getti e cacciaviti ma la sonda che legge in tempo reale la temperatura di scarico è un regalo che i vecchi duetempisti potevano solo sognarsi. E che in questo caso è vitale, perché il rettilineo è lunghissimo, il motore sta tanto tempo a manetta e il grippaggio è dietro l’angolo. Poi ci saranno i problemi di aderenza, del sale che si alza da terra, della benzina diversa e i mille imprevisti del giorno del record. Ma quello per chi vive di gare è il pane quotidiano, e i Pasini non sono preoccupati.

Il tentativo è previsto ad agosto 2019, c’è tutto l’inverno per lavorare. Oggi siamo a Vairano (PV), nella pista ASC dove si effettuano i rilevamenti di Dueruote, che col suo rettilineo di 2 km è uno dei pochi posti buoni per un test del genere. Ilario ha preso 155 km/h. Ne mancano ancora un bel po’, ma lui ha le idee chiare. “Questa è la primissima uscita, ci serve a controllare che tutto stia insieme. Ci devo lavorare”. Sorride, con la luce negli occhi di chi sa che può farcela. Il record è lì che aspetta, e noi appassionati di motorini stiamo a guardare.

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