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Ducati Desmo Challenge: Mugello! Che pista

Non basta girarci qualche volta in prova libera. L'anima di questa pista viene fuori quando si cerca il tempo. Allora emergono tutte le difficoltà di questo tracciato, dove vince chi non si attacca ai freni. L'abbiamo scoperto in occasione della quarta prova del trofeo riservato alle rosse

È un circuito difficile, il Mugello. Un'università dei piloti che purtroppo per me ho frequentato solo occasionalmente. Mai ho capito l'anima di questo tracciato, dove bisogna saper "scorrere". Va forte chi guida tondo, disegnando le traiettorie con decisione, ma senza cattiveria. Accarezzando i cordoli, da una parte all'altra.
"Al Mugello non bisogna frenare", dicono i grandi. E, infatti, a parte la staccata in fondo al rettilineo principale, prima delle altre curve si dà solo una "leccatina" al freno e dentro, a sfruttare la larghezza della pista.
Magari con il cuore in gola, perché quando scendi alla Casanova-Savelli devi tuffarti in una discesa ripida a gas aperto, fidandoti del fatto che la pista stessa ti riporta dentro prima dell'Arrabbiata.
Servono sospensioni a punto per camminare sui saliscendi toscani. E io, soprannominato la "principessa sul pisello" dal mio "sospensionista", con il mio peso piuma ho fatto dannare non poco il team. D'altra parte, il giusto compromesso fra la lunghezza della moto – si lavora sul "girocatena" –, l'altezza del posteriore e la regolazione vera e propria delle sospensioni, è un rebus di difficilissima soluzione.
Abbiamo avuto bisogno di tutti i quattro turni di prove per trovare il setting migliore. 2-3 giri per capire se l'avevamo azzeccata e poi fermi di nuovo, per tentare un'altra strada. Alla fine, da metà dell'ultimo turno di qualifiche, ecco la moto perfetta. Esattamente come la volevo io. E ho segnato il 20° tempo, su 36 partenti.
Sembra un tempaccio, lo so, ma eravamo tutti vicinissimi; la Protwins è particolarmente competitiva e serrata. E poi, al Mugello sapevo che avrei pagato particolarmente cara la mia situazione tecnica. Fra la massa e la mole del mio corpo e il motore piccolino, sui 1141 metri del rettilineo principale in salita toccavo solo i 227 Km/h, contro i 240 abbondanti della maggior parte degli avversari e con qualcuno che ha fatto anche i 255…
Così, nonostante tutto sono contento e divertito. E sabato sera ci siamo offerti una megagrigliata nel casale che avevamo affittato con il team e una manciata di altri piloti, compreso un certo Padovani. Chiacchiere a ruota libera, di moto, corse e (poco) di donne. Con i fornelletti (in batteria) non ci batte nessuno!
Prendere il via dopo essersi "spatasciati" nella gara precedente non è proprio il massimo. Da una parte vuoi riscattarti, anche perché a Vallelunga tre mesi fa stavo facendo un buon risultato prima di cadere. Dall'altra hai paura di ripetere l'esperienza; per il solito fatto che il confine fra i complimenti e le pernacchie è tremendamente labile.
E ora eccomi qui, con tutti questi pensieri, sulla linea di partenza. Penso, ma mi sento tranquillo. Quando si parte per il giro di ricognizione, all'improvviso tutto si calma nella testa. Si gira piano, con un'irreale tranquillità. E sono di nuovo schierato. Rosso e… via!
Parto lento, come spesso mi succede quest'anno. Mi sfilano un po' di piloti, ma alla prima staccata mi infilo nel mucchio e riguadagno posizioni. L'amico Ramponi mi ruzzola all'esterno, ma non ho tempo di occuparmene. Devo risalire più posizioni possibili, prima che il gruppo si sfilacci e tutti inizino a chiudere le traiettorie. Alla fine del primo giro mi distendo. Davanti a me ho Chiara (la fidanzata, porca miseria), insieme alla Vannetti, all'amico Bassetto e un altro paio di piloti. Andiamo su insieme, superando ogni tanto qualcuno più lento.
Nelle curve mi sento più veloce, ma in rettilineo mi sverniciano. Cerco un buco. Capisco che devo riuscire a iniziare un giro davanti a loro, per distanziarli un po' e impedirgli di riprendermi in rettilineo. Ma è una parola. A metà gara passo tutti, compresa Chiara che sfilo all'esterno della Bucine.
Mi viene da ridere nel casco quando imbocco il rettilineo davanti a loro. Il piano prevede che io adesso mi attacchi nelle scie per ripassare in staccata. E finalmente avrò un giro con pista libera davanti per fare la mia strada.
Chiara è furba, mi passa lontano, per non darmi la scia. Subito dopo ne passano altri due. Mi attacco come una cozza allo scoglio. Per un attimo ci credo: vai Mastic, che alla staccata li ripassi tutti e tre. Invece fra loro incrociano le traiettorie (che cavolo, anche loro sono in bagarre) e invece di andare avanti finisco per perdere un po' di tempo.
Concentrazione, concentrazione! Chiara ha infilato il naso nel contagiri e si è avvantaggiata del casino che stiamo facendo noi qui dietro. Io continuo a guidare di cattiveria, riproponendomi come rompiscatole in tutte le curve. Alla fine Bassetto accusa qualche problema tecnico e molla. Mi ritrovo con la Vannetti davanti all'ultimo giro. Guido un po' tranquillo, facendomi prendere qualche metro, poi faccio la Biondetti a cannone e invento una staccata folle (per me) alla Bucine. Entro fortissimo, curvo non so come. Devo prendere margine qui, perché in rettilineo mi recupererà.
Sto in piedi? Non sto in piedi? Non lo so. E non mi interessa. Troppo concentrato per avere emozioni. Riapro il gas prima della buchetta dove tutti riaprono, monto sul cordolo a gas spalancato, metto il sedere sul codone e faccio un leggero zig zag.
Ce l'ho fatta. Ho chiuso davanti. 17°, ma al team mi festeggiano come se fossi arrivato ben più avanti. Mi dicono che ho guidato bene, nonostante l'handicap. Sarà mica il caso che prima o poi mi metta a dieta? Franco Lenci, il team manager mi sussurra, "mannaggia, per quest'anno il motore è solo questo, ma per il prossimo possiamo farlo grosso". E io già mi sento campione del mondo. Invece sono solo un dilettante che si diverte.
Un salto al chiosco dei gelati posto all'ingresso del paddock? Ci sta tutto: "una coppa del nonno per me, grazie!".
Giuliana sembra essere fuori pericolo. Nella giornata di giovedì (11 settembre) ha pronunciato le prime parole e ha dato dimostrazione di essere lucida. È con molta felicità che passiamo questa notizia, perché il suo incidente, avvenuto il 22 agosto durante la gara sul circuito del Mugello, è stato un pugno nello stomaco per tutti i partecipanti del trofeo. Altro al momento non è dato sapere e bisogna attendere che siano i medici a pronunciarsi. Non ha fratture, ma sicuramente avrà bisogno di un periodo di riabilitazione per recuperare la piena mobilità. Va bene così, visto che a un certo punto avevamo temuto conseguenze ben peggiori.
La Teverino corre da anni nella classe Protwins, ed è inconfondibile per la sua livrea rosa. Dell'incidente si è capito poco, se non che – con ogni probabilità - ha avuto un malore che le ha fatto perdere i sensi mentre guidava. La caduta è stata inevitabile.
Le prime notizie – subito dopo il fattaccio – sono state tranquillizzanti, e tutti noi abbiamo corso la gara pensando che fosse tenuta in coma farmacologico per permettere all'ematoma cerebrale di ridursi. Solo nella settimana successiva abbiamo appreso che Giuliana… non si stava svegliando. Immediatamente il Club delle Motocicliste ha iniziato una staffetta, insieme a parenti e familiari della pilota, per tenerle compagnia e parlarle. Da una settimana la nostra amica dà segni di risveglio e finalmente ecco le prime parole. Anzi, la prima parola: PierFrancesco! Perché Giuliana è tifosissima di Chili.
Forza Giuliana!
Ducati Desmo Challenge: Mugello! Che pista
Ducati Desmo Challenge: Mugello! Che pista
E finalmente fu il Mugello! Chi mastica di moto e gare, tra le piste italiane sa che è quella che attizza di più l'immaginazione e che più fa venire i brividi. È stata teatro di sfide all'ultima staccata in MotoGP, ed è considerata uno dei più completi e tecnici tracciati del mondo, con tratti da "pelo sullo stomaco" da interpretare con sapienza.
Quando si varcano i suoi cancelli, l'eccitazione sale, al pari della preoccupazione. Perché andar forte qui non è affar semplice. Insomma, le incognite non mancano.
E venerdì, primo giorno di prove libere, tutte le difficoltà legate alla pista mi vengono sbattute in faccia. Dove? Ovunque.
Rettilineo, si mette in sesta appena dopo il traguardo e si insiste a gas spalancato su per la salita fino alla staccata della San Donato, un punto che se non fosse per le velocità a cui ci si arriva (oltre 260 km/h con la 848) non sarebbe nemmeno troppo difficile. Al cartello dei 200 m si stacca violentemente scalando quattro marce e poi dentro al lento tornante rimanendo il più possibile verso destra anche in uscita, per affrontare al meglio la Luco-Poggio Secco. Si inserisce la terza prima di entrare nella esse e si cura con perizia la traiettoria, curando la prima curva e ritardando l'ingresso della seconda, questo per essere il più veloci possibile in uscita. Terza al limitatore, quarta e di nuovo terza per la Materassi-Borgo San Lorenzo, più veloce della esse che precede ma da affrontare con lo stesso approccio. Quarta in uscita per lanciarsi nel tratto clou della pista toscana, la Casanova-Savelli e le due Arrabbiate, la prova del nove per qualsiasi pilota, le curve dove si fa il tempo.
La prima è una esse in discesa piuttosto aperta, impegnativa per il dislivello marcato e l'elevata velocità, le seconde due curvoni da quarta piena da raccordare al millimetro, con l'uscita (cieca) che scollina, in cui si vede il cordolo esterno solo quando ci si è ormai sopra. Trovare la linea giusta e soprattutto il rapporto finale più corretto per salire dalla seconda "destra" con forza non è facile.
Breve allungo e di nuovo terza per la Scarperia-Palagio, impegnativa soprattutto in uscita a causa di un avvallamento proprio in traiettoria. Di nuovo quarta e quindi ancora terza per il Correntaio, lunghissimo tornante a destra in discesa. Anche qui bisogna rimanere stretti in uscita e messa la quarta ci si butta nelle Biondetti, un sinistra-destra velocissimo da fare letteralmente di braccia, con uscita sul cordolo. Si spreme la quarta a limitatore (si mette la quinta solo se si esce particolarmente bene o si è corti di rapporti…) e poi di nuovo terza per la Bucine, un lungo tornante sinistrorso che non sembra finire mai, importante perché immette sul rettilineo di oltre 1 km. Ogni km/h guadagnato in uscita equivale a decimi preziosi rubati al cronometro. Quarta e si è ancora piegati, quinta all'inizio del muro dei box, sesta praticamente sulla linea d'arrivo.
Più facile a scriverlo che a farlo…
Ducati Desmo Challenge: Mugello! Che pista
Ducati Desmo Challenge: Mugello! Che pista
Poi c'è la moto, perché se il Mugello è per piloti veri, altrettanto vero è che la moto deve essere veramente a punto per scorrere tra le curve. E il venerdì di prove libere è servito a questo, a trovare un set-up che regalasse feeling sui tratti sconnessi, specialmente nel tratto compreso tra la Casanova-Savelli e le Arrabbiate. Un bel grattacapo: 2' e 05" il responso del cronometro. Bisogna migliorare, anche perché i migliori andranno certamente a girare in 2' 03", se non più forte. Sabato, gomme nuove, un dente in più di corona (se riesco ad uscire con più forza dalle esse e soprattutto a salire verso la seconda delle Arrabbiate senza che il motore soffra…) e più decisione: vediamo se il tempo esce.
Giro per lo più da solo, e questo non è affatto positivo in una pista con un rettilineo tanto lungo: la scia fa miracoli e può regalare molti decimi.
Primo turno, forzo, stacco, accelero, do il massimo e il tempo scende fino a un 2' 04 e 4 che mi garantisce il quinto tempo in griglia. Davanti però volano, il primo è irraggiungibile, e gli altri sono a un secondo e più. Qualcosa non va, ancora non ho feeling con l'anteriore e il motore non spinge a dovere fuori dalle curve: tra i due turni di ufficiali proviamo a ridurre ancora il precarico della forcella e del mono per far lavorare le sospensioni su tutta la loro escursione e accorciamo la trasmissione finale montando una corona con un dente in più. Nel turno del pomeriggio, a causa del caldo e dell'asfalto più scivoloso è più lento, e i tempi rimangono per tutti un paio di secondi più alti. Ma le modifiche fatte alla 848 sembrano funzionare visto che il cronometro mi restituisce lo stesso crono, decimo più decimo meno, fatto alla mattina: insomma se tutti peggiorano…
Domenica, è tempo di dare battaglia: al semaforo verde parto bene e alla San Donato giro terzo, inizio a spingere per vedere se riesco a tenere il passo e al secondo giro abbasso di un secondo il mio tempo in prova, passando in seconda posizione. Sento gli avversari dietro però e mi aspetto il sorpasso che avviene puntualmente al terzo giro. Provo a resistere ma inutilmente Zenatello, come al solito fugge, Giuliani lo insegue e io rimango a giocarmi la terza piazza con Palleschi in gran forma. Ci passiamo un paio di volte, lui non vuole mollare io neppure: arriva l'ultimo giro, lascio passare Palleschi alla Casanova-Savelli, puntando tutto sulla scia nel rettilineo finale. Il traguardo è lontano e chi esce dietro dalla Bucine è avvantaggiato. Staccata, entro forte nell'ultima curva, incollato al suo codino: a metà inizio ad aprire per sfruttare tutto il motore e la scia. La pedana tocca terra e la ruota posteriore parte all'improvviso e mi ritrovo a volare in aria. High-side… cado! Riatterro sulla moto e un miracolo mi fa rimanere in piedi ma punto la ghiaia: ci entro in terza marcia a non so quale velocità, faccio del fuoristrada vero, rimango in piedi fino a quando sterzo per non finire addosso alle barriere e solo allora cado come un sacco di patate, quasi da fermo. Rialzo la moto, riaccendo il motore e riparto, ma perdo una trentina di secondi, passando sul traguardo settimo. Le gare sono così, è un attimo passare da un possibile podio alla polvere della via di fuga. Basta un micron di gas in più e via. Rimane l'ultima possibilità, sull'impianto di Franciacorta il 12 ottobre. Preparatevi!
Mugello, alla San Donato, gruppone
In gara davanti ad anna Vannetti
Bassetto,Valentini, Matesic e Vannetti in bagarre
Andrea Bardi
Foto Andrea Bardi, foto 2
Giuliana Tavernino in azione
Giuliana Tavernino
Giuliana
Mugello, in griglia
Il nostro Padovani si concentra prima della partenza
Pronti, via! La partenza della gara della SS
La Ducati 848 si è rivelata una moto molto efficace, ma la messa a punto non è facile
"Adesso ti passo in staccata... o almeno ci provo" Pensiero liberamente tratto dal casco di Pado
"Dura la vita quando il panorama sono i tuboni della Ducati 848 che mi precede"Pensiero liberamente tratto dal casco di Pado
Il Pado in bagarre
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