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Altri sport
Ducati Desmo Challenge: secondi a Varano
di Andrea Padovani
il 16/05/2008 in Altri sport
Dopo il quarto posto di Magione siamo saliti sul podio sulla pista emiliana, grazie a modifiche alla moto e a una gara aggressiva condotta sempre al limite. E ora tocca alle piste veloci…
Ducati Desmo Challenge: secondi a Varano
La prima gara è andata. Ricordate? Magione, classe Supersport, Ducati Desmo Challenge… Un week end difficile per le condizioni meteo, ma anche perché era la mia prima vera presa di contatto con moto e avversari. Notevole il lavoro di messa a punto e soddisfacente il risultato finale, quarto assoluto, secondo della classifica riservata alle 848.
Domenica 11 maggio è stata la mia seconda volta in sella alla rossa, o meglio, alla bianca bicilindrica bolognese, questa volta in quel di Varano.
Domenica 11 maggio è stata la mia seconda volta in sella alla rossa, o meglio, alla bianca bicilindrica bolognese, questa volta in quel di Varano.
Già, seconda tappa, come non fosse bastata la prima gara tirata, quarto davanti a una scalmanata banda di inseguitori in sella a una moto praticamente standard. Davvero poche le modifiche che erano state apportate per il debutto: carenatura in vetroresina, scarico completo Termignoni, centralina Ducati Performance e nulla di più.
Il sabato di Varano, dedicato alle prove libere, inizia sotto i migliori auspici: sotto la tenda dell'hospitality Ducati, dove viene accudita la "mia" 848, mi ritrovo tra le mani un bel regalo: una coppia di molle Öhlins più rigide per la forcella, un scintillante monoammortizzatore TTX sempre dello stesso costruttore e un ammortizzatore di sterzo marcato Ducati.
Il sabato di Varano, dedicato alle prove libere, inizia sotto i migliori auspici: sotto la tenda dell'hospitality Ducati, dove viene accudita la "mia" 848, mi ritrovo tra le mani un bel regalo: una coppia di molle Öhlins più rigide per la forcella, un scintillante monoammortizzatore TTX sempre dello stesso costruttore e un ammortizzatore di sterzo marcato Ducati.
Roba da far brillare gli occhi. Il motore già spingeva che è un piacere – certo, rispetto alle vere Supersport schierate in gara paga ancora qualcosa –, mancava giusto una ciclistica più ferma e precisa.
E allora via a montare sulla moto il tutto. Due minuti e Stefano - il mio guru-meccanico - ha già mono e molle standard in mano, poco dopo la moto è pronta a scendere in pista. Ed io con essa.
I primi due turni di libere scorrono via tranquilli, cercando di capire la moto, le sue reazioni, e i giusti rapporti per la pista di varano. E fin dai primi giri capisco che manca qualcosa in accelerazione, specialmente fuori dalla prima variante e dal tornantino che immette sul rettilineo d'arrivo.
Fuori dalle curve il twin non gira come dovrebbe e la botta di coppia arriva sempre un migliaio di giri dopo il dovuto: insomma, occorre modificare la trasmissione finale, accorciandola.
Tra il primo e secondo turno di libere passiamo dal 17/38 usato a Magione a una più corta 17/39, trovando quello spunto che mi consente di girare con facilità in tempi interessanti.
Considerate le gomme usurate, sto ancora usando i Pirelli Supercorsa SC1/SC2 – rispettivamente anteriore e posteriore – della gara umbra, giro senza fatica sul passo di 1'12" basso, e questo mi fa ben sperare sulle ufficiali del giorno dopo. Insomma, l'11 di passo è alla mia portata.
Più facile a dirsi che a farsi, però sono fiducioso. Arriva la domenica mattina, e con essa un bel treno di gomme nuove, di quelle che ti danno fiducia solo a guardarle. Dalle libere del sabato facciamo qualche passo indietro anche sull'assetto, levando precarico sulla forcella per migliorare l'inserimento – il muso si abbassa – e rendere la 848 meno faticosa nei cambi di direzione.
Ok, sono pronto. Entro bello carico e dopo sei giri fermo il cronometro sull'11 e 5. Obiettivo raggiunto, era quello che volevo.
La moto è perfetta e anche se le Supersport continuano ad essere più pronte fuori dalle curve posso giocarmela. La griglia di partenza del primo turno mi colloca in terza posizione, a 7 decimi dal secondo, Zani, a 1 secondo e mezzo dalla vetta rappresentata da Zenatello e dalla sua 749R.
Gli inseguitori sono lì a qualche decimo, a respirarmi sul collo. Ma posso limare ancora qualche decimo, almeno spero…
Entro per il secondo di ufficiali con le gomme che hanno già 12 giri. Non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi se si cerca la prestazione massima. Poco male, cerco comunque di dare il massimo: quattro giri e il cronometro fissato sulla piastra di sterzo mi regala un 1'11" netto, mezzo secondo più veloce del primo turno. Sorrido, giusto il tempo di arrivare alla curva Ickx ed evitare per un soffio la caduta per della ghiaia in traiettoria non segnalata. Sospiro per lo scampato pericolo.
Meno fortunato il pilota davanti a me che nel giro successivo finisce addosso alle protezioni senza rendersene nemmeno conto.
Non lo nascondo, mi sono girati i cosiddetti, perché potevo essere tranquillamente io quello sdraiato a terra: e penso a queste piste che iniziano ad essere anacronistiche se rapportate alle prestazioni delle moto di oggi. Penso alla mancata segnalazione e proprio alla curva Ickx, che nel tempo l'hanno trasformata in variante per rallentare i piloti che, invece, ora passano su una fascia di cemento di un metro realizzata per le auto, con il ginocchio a terra e con le protezioni lì a qualche passo.
Mi fermo, la ghiaia è sempre in traiettoria e di migliorare non c'è verso. Alla fine delle ufficiali stacco un 1'10"998 e mantengo la terza posizione, ma ora alito sul collo di chi mi precede. E posso giocarmela…

Ok, sono pronto. Entro bello carico e dopo sei giri fermo il cronometro sull'11 e 5. Obiettivo raggiunto, era quello che volevo.
La moto è perfetta e anche se le Supersport continuano ad essere più pronte fuori dalle curve posso giocarmela. La griglia di partenza del primo turno mi colloca in terza posizione, a 7 decimi dal secondo, Zani, a 1 secondo e mezzo dalla vetta rappresentata da Zenatello e dalla sua 749R.
Gli inseguitori sono lì a qualche decimo, a respirarmi sul collo. Ma posso limare ancora qualche decimo, almeno spero…
Entro per il secondo di ufficiali con le gomme che hanno già 12 giri. Non sono tanti, ma non sono nemmeno pochi se si cerca la prestazione massima. Poco male, cerco comunque di dare il massimo: quattro giri e il cronometro fissato sulla piastra di sterzo mi regala un 1'11" netto, mezzo secondo più veloce del primo turno. Sorrido, giusto il tempo di arrivare alla curva Ickx ed evitare per un soffio la caduta per della ghiaia in traiettoria non segnalata. Sospiro per lo scampato pericolo.
Meno fortunato il pilota davanti a me che nel giro successivo finisce addosso alle protezioni senza rendersene nemmeno conto.
Non lo nascondo, mi sono girati i cosiddetti, perché potevo essere tranquillamente io quello sdraiato a terra: e penso a queste piste che iniziano ad essere anacronistiche se rapportate alle prestazioni delle moto di oggi. Penso alla mancata segnalazione e proprio alla curva Ickx, che nel tempo l'hanno trasformata in variante per rallentare i piloti che, invece, ora passano su una fascia di cemento di un metro realizzata per le auto, con il ginocchio a terra e con le protezioni lì a qualche passo.
Mi fermo, la ghiaia è sempre in traiettoria e di migliorare non c'è verso. Alla fine delle ufficiali stacco un 1'10"998 e mantengo la terza posizione, ma ora alito sul collo di chi mi precede. E posso giocarmela…
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Il tempo spiccato in prova è buono, sotto l'undici, una piccola soddisfazione. Ma a qualche minuto dal via la domanda che mi gira in testa è, "riuscirò a fare altrettanto in gara?" Avessi la risposta….
Mi schiero, giro di ricognizione e… via!
Parto bene, affianco Zenatello all'interno e alla prima staccata lo passo. Primo! Ora bisogna fare il ritmo: non sarà facile, lui ne ha di più…
E infatti sul rettilineo mi passa senza problemi. Provo a resistere ma è inutile, un paio di giri e lo vedo inesorabilmente allungare. Me ne faccio una ragione, anche perché il mio problema è dietro. E si chiama Zani.
Lo sento dietro, attaccato al codino, sento il suo motore, vedo la sua ombra. Ma non posso mollare, non voglio mollare. E allora metto il naso nel cupolino e tiro senza remore. Uno, due tre giri, forzando ogni staccata, ogni uscita. Non mi passa ma è lì, a qualche metro.
Il ritmo che tengo è ottimo, sempre tra l'undici e zero e undici e cinque. Unica sbavatura al decimo giro, quando arrivo lungo al tornantino prima del traguardo e in rettilineo vengo passato. Giusto un attimo perché alla staccata della prima curva ripasso in seconda posizione e al 13° giro faccio il mio best-lap in 10" e 875. Il terzo più veloce in gara.
Ultime tre tornate, le braccia iniziano a soffrire – Varano è una pista che non dà tregua – ma tengo fin sotto alla bandiera a scacchi. Secondo assoluto della classe Supersport, primo delle 848 in versione Stock, dietro solo a Zenatello. Una bella soddisfazione, anche perché più di così era oggettivamente difficile fare.

Mi schiero, giro di ricognizione e… via!
Parto bene, affianco Zenatello all'interno e alla prima staccata lo passo. Primo! Ora bisogna fare il ritmo: non sarà facile, lui ne ha di più…
E infatti sul rettilineo mi passa senza problemi. Provo a resistere ma è inutile, un paio di giri e lo vedo inesorabilmente allungare. Me ne faccio una ragione, anche perché il mio problema è dietro. E si chiama Zani.
Lo sento dietro, attaccato al codino, sento il suo motore, vedo la sua ombra. Ma non posso mollare, non voglio mollare. E allora metto il naso nel cupolino e tiro senza remore. Uno, due tre giri, forzando ogni staccata, ogni uscita. Non mi passa ma è lì, a qualche metro.
Il ritmo che tengo è ottimo, sempre tra l'undici e zero e undici e cinque. Unica sbavatura al decimo giro, quando arrivo lungo al tornantino prima del traguardo e in rettilineo vengo passato. Giusto un attimo perché alla staccata della prima curva ripasso in seconda posizione e al 13° giro faccio il mio best-lap in 10" e 875. Il terzo più veloce in gara.
Ultime tre tornate, le braccia iniziano a soffrire – Varano è una pista che non dà tregua – ma tengo fin sotto alla bandiera a scacchi. Secondo assoluto della classe Supersport, primo delle 848 in versione Stock, dietro solo a Zenatello. Una bella soddisfazione, anche perché più di così era oggettivamente difficile fare.
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Bersagliato dalle rotture meccaniche, a Varano ho fatto solo un turno di prove ufficiali. Un'esperienza anche questa, perché prepararsi per una gara e non poterla fare all'ultimo momento dà delle emozioni… particolari
di Riccardo Matesic
Un'esplosione dentro. Quando ho sentito il rumore della partenza dei piloti della mia categoria, ho sentito uno scoppio sordo dentro di me. Tutta la carica che mi ero dato per correre si è annullata in un attimo, ritorcendomisi contro. Sulla mia moto s'era bruciata la frizione al momento di allinearmi per la partenza e non sono neanche entrato in pista. È stata la conclusione di una trasferta che definire sfigata è poco.
Avevamo cominciato giovedì pomeriggio, con le prove libere, quando era esploso il motore di Chiara, la mia compagna di squadra. Lenci era partito subito per Roma, per riparare il danno. Nel frattempo si era rotto definitivamente anche lo schermo del mio portatile. Lasciandomi a piedi per il lavoro che m'ero portato dietro.
Poi sono arrivate le prove ufficiali, e al momento di entrare per il primo turno, il mio motorino d'avviamento è andato in tilt. Abbiamo proviamo con l'avviatore, ma la frizione antisaltellamento voleva una chiave d'un certo tipo per bloccarla, altrimenti scivola e non consente l'avviamento. Alla fine, quando il motore s'è acceso, sono entrato con le gomme ormai fredde per fare 3 giri.
È andata meglio nel secondo turno, anche se non abbiamo potuto fare con calma le regolazioni sulle sospensioni che avevamo programmato per il primo turno. Toccava fare il tempo. Due volte mi sono lanciato per un giro buono e due volte ho trovato traffico. Ma come faranno quelli bravi a essere sempre in prima fila?
Comunque faccio un 20° tempo (1'16"5) che mi soddisfa abbastanza; soprattutto perché la mia categoria è particolarmente combattuta (con lo stesso crono partirei 13° nella più veloce Supersport). E poi siamo in dieci in un secondo, e se azzecco la partenza potrei salire abbastanza in classifica.
Ci si prepara per la gara, tensione, voglia di andare forte, autoconvincimento di poterlo fare. La molla interna è carica, ci sono tutti gli elementi giusti: sono teso, ma non nervoso, non spaventato.
Mi vesto con calma, controllo che tutto sia a posto nel mio abbigliamento, mi siedo sulla moto e… pluff la frizione inizia a slittare.
Le proviamo tutte con l'avviatore, soffiamo anche i dischi della frizione con l'aria compressa, per togliere la polvere che può facilitare lo slittamento. Per 20 lunghi minuti continuiamo a provare, anche mentre i piloti partono per il giro di ricognizione, con la speranza di riuscire almeno a partire dai box. Nulla, la frizione (che pure è ancora buona), non ne vuol sapere di trasmettere al motore l'energia dell'avviatore.
Alla fine molliamo. Abbraccio il mio meccanico (Guru) che si scusa con me piagnucolando, e vado a vedere la gara dal muretto dei box. Sono attonito.
In questo week end abbiamo rotto un motore, un motorino d'avviamento, una frizione, due computer (il mio e quello del team manager) e il caricabatteria del mio telefonino. La leggenda dice che una volta Roberto Duran, arrendendosi davanti alla furia di Ray "Sugar" Leonard, pronunciò le parole "No más" (vidi il match in diretta, scusate l'OT). Stavolta, nel mio piccolo, lo dico io.
A proposito: complimenti al "Pado". Guida veramente alla grande e io sto diventando un suo tifoso. Guarda un po'.

di Riccardo Matesic
Un'esplosione dentro. Quando ho sentito il rumore della partenza dei piloti della mia categoria, ho sentito uno scoppio sordo dentro di me. Tutta la carica che mi ero dato per correre si è annullata in un attimo, ritorcendomisi contro. Sulla mia moto s'era bruciata la frizione al momento di allinearmi per la partenza e non sono neanche entrato in pista. È stata la conclusione di una trasferta che definire sfigata è poco.
Avevamo cominciato giovedì pomeriggio, con le prove libere, quando era esploso il motore di Chiara, la mia compagna di squadra. Lenci era partito subito per Roma, per riparare il danno. Nel frattempo si era rotto definitivamente anche lo schermo del mio portatile. Lasciandomi a piedi per il lavoro che m'ero portato dietro.
Poi sono arrivate le prove ufficiali, e al momento di entrare per il primo turno, il mio motorino d'avviamento è andato in tilt. Abbiamo proviamo con l'avviatore, ma la frizione antisaltellamento voleva una chiave d'un certo tipo per bloccarla, altrimenti scivola e non consente l'avviamento. Alla fine, quando il motore s'è acceso, sono entrato con le gomme ormai fredde per fare 3 giri.
È andata meglio nel secondo turno, anche se non abbiamo potuto fare con calma le regolazioni sulle sospensioni che avevamo programmato per il primo turno. Toccava fare il tempo. Due volte mi sono lanciato per un giro buono e due volte ho trovato traffico. Ma come faranno quelli bravi a essere sempre in prima fila?
Comunque faccio un 20° tempo (1'16"5) che mi soddisfa abbastanza; soprattutto perché la mia categoria è particolarmente combattuta (con lo stesso crono partirei 13° nella più veloce Supersport). E poi siamo in dieci in un secondo, e se azzecco la partenza potrei salire abbastanza in classifica.
Ci si prepara per la gara, tensione, voglia di andare forte, autoconvincimento di poterlo fare. La molla interna è carica, ci sono tutti gli elementi giusti: sono teso, ma non nervoso, non spaventato.
Mi vesto con calma, controllo che tutto sia a posto nel mio abbigliamento, mi siedo sulla moto e… pluff la frizione inizia a slittare.
Le proviamo tutte con l'avviatore, soffiamo anche i dischi della frizione con l'aria compressa, per togliere la polvere che può facilitare lo slittamento. Per 20 lunghi minuti continuiamo a provare, anche mentre i piloti partono per il giro di ricognizione, con la speranza di riuscire almeno a partire dai box. Nulla, la frizione (che pure è ancora buona), non ne vuol sapere di trasmettere al motore l'energia dell'avviatore.
Alla fine molliamo. Abbraccio il mio meccanico (Guru) che si scusa con me piagnucolando, e vado a vedere la gara dal muretto dei box. Sono attonito.
In questo week end abbiamo rotto un motore, un motorino d'avviamento, una frizione, due computer (il mio e quello del team manager) e il caricabatteria del mio telefonino. La leggenda dice che una volta Roberto Duran, arrendendosi davanti alla furia di Ray "Sugar" Leonard, pronunciò le parole "No más" (vidi il match in diretta, scusate l'OT). Stavolta, nel mio piccolo, lo dico io.
A proposito: complimenti al "Pado". Guida veramente alla grande e io sto diventando un suo tifoso. Guarda un po'.
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