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Triumph Speed Cup: a un soffio dal podio

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Abbiamo partecipato alla prima prova, a Vallelunga, del trofeo dedicato alla maxi tricilindrica inglese arrivando a giocarci il terzo posto all'ultima curva

Vallelunga - Facile non lo è di certo. E i motivi sono molti: quando si partecipa come ospite a uno dei tanti trofei monomarca che si corrono in Italia la figuraccia è sempre in agguato: il livello degli iscritti è mediamente elevato, la loro preparazione e il loro affiatamento con la moto pure.
La wild card di turno, invece, ha a disposizione un paio di turni di prove libere il venerdì per stabilire un vago rapporto con la moto e poi giù nella mischia delle prove ufficiali.

Un po’ pochino…
Quando siamo stati invitati al trofeo Triumph Speed Triple erano questi i pensieri che ci giravano nella testa: saremo abbastanza veloci? Saremo in grado di sgomitare alla partenza?
Con qualche dubbio siamo partiti alla volta di Vallelunga, prima tappa del monomarca della Casa inglese.



Venerdì, varchiamo la soglia del paddock: tra le tante tende c’è anche quella del nostro team.
La moto è la numero 3, grafica nera con fregi di un discutibile azzurrino.
Però l’insieme non è male: spogliata di tutto il superfluo la Speed appare ancor più corta di quello che è. Tra i particolari che attirano la nostra attenzione il mono Ohlins, le pedane racing e quel terminale a tromboncino dal grande effetto scenico. Già un formicolio ci prende alle mani.
La giornata prevede tre turni di prove libere: montiamo un treno di gomme usate, molto usate, ed entriamo: la moto è un missile, il motore – nonostante non sia esuberante in allungo – spinge come un trattore fuori dalle curve e la ruota motrice soffre.
Iniziamo a girare di passo in 1 e 54, un po’ alto visto che i primi si vocifera girino sull’1 e 51. I tre turni passano così, alla ricerca della messa a punto e di quel feeling con la moto che pare non arrivare. Alla fine riusciamo a portare a casa un 1 e 53 e qualche preoccupazione in più.



Il sabato montiamo gomme nuove: due turni per decidere la griglia. È sempre difficile strappare la prestazione in 10 giri circa: un errore e ci si gioca tutto, il tempo per rimediare è praticamente nullo. Dentro per il primo turno, decisi a vendere cara la pelle; percorriamo i primi tre giri tirando in solitaria e poi rallentiamo per aspettare i più veloci.
La Speed sembra stranamente più accondiscendente, trasmette sensazioni positive e a differenza del giorno prima permette una guida più fluida: arrivano i veloci e prendiamo la scia, solo per due giri però. La bandiera a scacchi rovina la festa: la domanda nel giro di rallentamento è la stessa di sempre: “in quanto abbiamo girato?”
Nel paddock un paio di pacche sulle spalle mi confortano: 1 e 50, quinto tempo, a 7 decimi circa dalla pole. Un bel risultato. La moto tra le altre sarebbe perfetta se solo non strisciasse così tanto a terra nelle curve a destra: con i meccanici proviamo ad alzarla senza toccare l’assetto. Speriamo bene… Secondo turno: la temperatura nel pomeriggio si alza, nessuno migliora. Meno male!
La gara della domenica è fissata per le 17 e 30: a notte fonda praticamente: attendiamo pazienti il momento di schierarci.



Gomme nuove, ben calde, e ci avviamo verso il cancello d’ingresso. Sulla griglia di partenza partiamo da destra, una posizione non proprio favorevole: il direttore di gara si sposta per il giro di ricognizione. Proviamo la partenza: un disastro! La moto si impenna e perdiamo una vita: l’esperienza però insegna… Ci schieriamo nuovamente, adesso si fa sul serio.
Pronti, via: partenza perfetta e ci ritroviamo secondi ai Cimini. Il capofila è lì a pochi metri e non sembra in grado di andarsene: arriviamo al tornantino a sinistra senza chiudere la porta.
Passano in tre: l’inesperienza purtroppo si paga. Ma teniamo duro e prendiamo il ritmo dei primi: gli inseguitori si fanno avanti e in un paio di tornate mi ritrovo ottavo.
I distacchi sono minimi, i giri passano: ci rifacciamo avanti e il gruppone dei primi, un po’ sfilacciato, si ricompatta: vedo il capofila a poche decine di metri.
Intanto ci difendiamo dagli inseguitori: subiamo dei sorpassi, ma rispondiamo a tono e nell’ultimo giro ci ritroviamo sesti nel compatto gruppo dei primi: un paio di contatti e due piloti ci cadono davanti.
Il quarto posto, a due curve dal traguardo, è nostro: alla staccata dell’ultima curva però subiamo l’ennesimo assalto e passiamo quinti. Non molliamo, giriamo larghi e spalanchiamo presto: piombando sul rettilineo finale appaiati con l’avversario. In quinta marcia sgomitiamo letteralmente per un centinaio di metri. Per mezza moto, 10 millesimi, strappiamo con i denti il quarto posto, a circa 4 secondi dal primo.
Non è una vittoria, ma siamo felici comunque. Anche perché abbiamo girato di passo in 1 e 50 “basso”, con ben tre 49, anche stavolta a pochi decimi dal giro veloce.
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