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Lombardore: a rischio il circuito
Il nuovo piano regolatore vorrebbe cancellarlo dal territorio. Il gestore dell’impianto: aspetto le concessioni edilizie e sono pronto a costruire le barriere antirumore
di Emanuele Vertemati
E’ la solita storia. Un pugno di case, tre per l’esattezza, contro 200, 300 appassionati che il fine settimana frequentano il circuito piemontese, 3-400 moto l’anno. E’ il tracciato di Lombardore, realizzato nel 1972, un passato dedicato all’autocross poi convertito all’asfalto per le quattro e le due ruote, vive una empasse che non promette nulla di buono. Niente gare, niente ampliamento per rilanciare la struttura e una spada di Damocle che pende sopra il futuro della pista: il nuovo piano regolatore. Che, in perfetto stile “cementificatorio” prevede diversi lotti residenziali, un albergo, una struttura turistico-culturale e addirittura un campo da golf da 18 buche. Già l’altro impianto, quello di motocross, famoso a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 per le imprese di Ostorero, Boano e Bajma Besquet, è stato chiuso, 15 anni fa. “E una situazione che dura da 12 anni – commenta Livio Romanisio, amministratore unico dell’impianto, un passato di crossista e vent’anni di gare nell’autocross – che ho ereditato tre anni fa, quando ho preso la guida di Lombardore. Oltre un anno fa abbiamo fatto realizzare uno studio di bonifica, per capire l’impatto del rumore nell’attesa che l’iter del piano regolatore giungesse a conclusione. Senza licenza edilizia, però, non possiamo fare nulla. Nel frattempo abbiamo presentato un ricorso al Tar contro la delibera di approvazione del nuovo documento urbanistico”. Ma c’è dell’altro: il piano di risanamento acustico è fermo per un vincolo idrogeologico imposto dalla Regione, chiamata a un tavolo di confronto sulle sorti del circuito insieme ad Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale), Comune e gestore dell’impianto. “Ma su questo aspetto – ribatte Romanisio – non c’è chiarezza, in quanto la Regione ha passato la palla al Comune, sostenendo in realtà che il problema non le compete”. Il sindaco del paese Diego Maria Bili, intanto, tira diritto e sostiene chiaramente che lo strumento urbanistico prevede addirittura la cancellazione dell’autodromo e la trasformazione dell’area in una “piastra polivalente” (che brutta parola!) per tempo libero e turismo. Il timore è che il piccolo e indifeso autodromo si trasformi in una sorta di Monza della provincia torinese finendo per diventare indigesto per i robusti appetiti urbanistici dell’amministrazione locale. “In fondo – osserva Romanisio - noi vorremmo solo migliorare le strutture, aggiungendo un rettilineo di almeno 500 metri, oltre a tribune e servizi generali. Qui è venuto anche Roberto Rolfo, eseguono i collaudi Pininfarina, Pirelli e SKF. Chiudere sarebbe un vero peccato”.
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