Che poi sentire l’urlo sibilante del quattro cilindri regala sempre belle soddisfazioni. E si può fare, sulla Honda CB650R. Sì, perché va bene l’aspetto cattivo, la forcella dorata e i quattro collettori di scarico in bella vista, ma poi tutto è a misura d’uomo, facile; e anche a srotolare il gas con decisione, non si viene catapultati su un altro pianeta.

Ah, le cilindrate di mezzo!

Poi, se dalle due ruote cercate adrenalina, la naked Honda è in grado di foraggiare il vostro bisogno con un motore che urla, allunga (il picco di potenza arriva a 12.000 giri) e spinge. Con una ciclistica che gli va dietro senza affanni. Inoltre, stupisce l’elasticità: la rapportatura è corta e la coppia è spalmata su un range di erogazione estremamente fluido, ma non piatto. Anche nel traffico si possono usare rapporti alti, senza ricevere dinieghi dalla meccanica: un filo di gas e si va via, assecondati da quote ciclistiche svelte, perfette anche nel traffico di tutti i giorni.

Minuta, non piccola

Parola d’ordine: compattezza. Il telaio in acciaio avvolge il propulsore senza soffocarlo ma tutto è perfettamente incastonato in poco spazio. Il serbatoio da 15,4 litri è panciuto, ma ha fianchi stretti, la sella è corta, l’interasse è contenuto in soli 1.450 mm; il peso (202 kg con il pieno) è posizionato perlopiù in basso e anche nelle manovre da fermo o a bassa velocità, non ci si stanca. Peccato solo per lo sterzo, che non è molto e limita l’agilità in manovra. Inquadrare la CB650R non è semplicissimo. Le prestazioni sono elevate ma sfruttarle è alla portata dei più.

I 95 cavalli non si imbizzarriscono facilmente e il controllo di trazione (che si può disinserire, all’occorrenza) è lesto a mettere una pezza quando si esagera con la confidenza. Banale dirlo, ma bastano pochi metri in sella per capire che si sta guidando una Honda. Già, una moto fatta per durare nel tempo, portarvi suppergiù in ogni dove, stancarvi poco e fare il suo dovere a lungo. Obsolescenza programmata? Ma nemmeno per sogno: toccatela, per capire. Finiture curate, verniciature spesse e resistenti e materiali duraturi. Di cadute di stile, qui, non ce ne sono. 

Di fretta, perché no

Va bene, le sospensioni non sono pluriregolabili e di mappatura ce n’è solo una. Ma, fidatevi, per divertirsi c’è tutto ciò che serve. La forcella è sostenuta nella prima parte della corsa e anche quando si aumenta il ritmo non si dondola troppo.

Basta non forzare troppo la staccata ed evitare gli ultimi millimetri di corsa (dove il rimbalzo è un po’ troppo evidente) per essere d’accordo con la taratura scelta da Honda. Anche il mono senza link non tradisce: qualche contraccolpo sul pavé, ma trazione e sostegno non vengono mai meno. Le soddisfazioni migliori? Nel misto stretto: la CB650R scende in piega con una agilità sorprendente e, una volta raggiunta la corda e il corretto angolo di piega, non si muove di un millimetro. Si può anche forzare il passo, a patto di scaldare a dovere i pneumatici Metzler Roadtec Z01, che vogliono essere portati a temperatura per offrire un grip ottimale.

A bordo i cambi di direzione sono fulminei e il feeling con l’asfalto non viene mai a mancare. Merito della posizione di guida, piuttosto caricata sull’avantreno e del quattro cilindri, sempre pronto a salire di giri. In sella lo spazio per muoversi non è molto e le pedane sono vicine al piano di seduta ma il serbatoio svasato aiuta a trovare una posizione adatta a passare anche molto tempo a bordo, senza inutili sofferenze. Anche le vibrazioni sono sopportabili: manubrio e pedane sono ben isolate e fino ai 7.000 giri, non si percepiscono quasi. Il cambio (sul nostro esemplare elettroassistito in inserimento, optional da 216 euro) ha una corsa leggermente lunga e dà il meglio di sé solo a regimi medio/alti ma la frizione non stanca nemmeno nel traffico: il comando è morbido.

Unica nel suo genere

Honda è l’unica Casa che continua a scommettere nel segmento delle naked 650 con un propulsore a quattro cilindri e, nonostante questa peculiarità comporti maggiori costi di produzione, il prezzo (8.290 euro c.i.m.) non è disallineato con la concorrenza. Insomma, il piatto è ricco e gustoso.