Bandido del Sertão, sole e deserto fanno il samba su di me" cantavano i Litfiba nel 1989 in "Cangaçeiro", un brano dedicato al particolare tipo di brigantaggio che, un secolo fa, ebbe il suo epicentro proprio nel Sertão, zona semidesertica e impervia a Nord-Est del Brasile. La canzone portò fortuna al gruppo toscano e ne precedette di poco l'esplosione in classifica. In comune col selvaggio deserto brasiliano (dove si svolge un fantastico rally in stile "Dakar"), la circonvallazione di Milano in questo lunedì di luglio ha solo una cosa: il caldo torrido. Il termometro sfiora i 40° mentre, al rosso di un semaforo, la ventola del radiatore mi cuoce la gamba destra: bella giornata per andare in moto... La mia settimana con la BMW G 650 Sertão, versione rallystica (con sospensioni a lunga escursione e ruota anteriore da 21") della GS comincia così, non proprio sotto i migliori auspici. C'è da dire, però, che poteva andarmi peggio: a tenermi compagnia, nell'attesa della luce verde, c'è uno smanettone su una "mille", spalmato sul serbatoio per raggiungere i semimanubri: per mettersi in pole position sgusciando tra le auto, ha dovuto fare tre manovre. Cerco allora di cogliere i lati positivi della moto che mi terrà compagnia nei prossimi giorni: la Sertão è una GS, peraltro più bella e "maschia" nell'aspetto, e conserva intatte le caratteristiche che hanno fatto la fortuna di questo modello, facilità e maneggevolezza in primis. La monocilindrica tedesca gira praticamente su se stessa, permettendo di svicolare anche nei passaggi più intricati, e la posizione in sella è comoda e rilassata, favorendo il senso di controllo grazie al largo manubrio, posto alla corretta distanza dal busto del guidatore. Solo il piano seduta posto a 86 centimetri da terra non facilita la vita agli inesperti e ai meno alti. Tuttavia, una volta in sella, l'ammortizzatore si schiaccia e la situazione si fa meno critica.

Autostrada? Senza fretta

Devo porgere un sentito ringraziamento all'ABS (davvero efficace e meno invasivo che in passato) che, mercoledì, mi evita una pericolosa "pattinata" sulla scia di gasolio lasciata da un autoarticolato all'ingresso della tangenziale. A proposito di tangenziale: sulle strade extraurbane ad alto scorrimento, dove i limiti sono tra i 90 e i 110 all'ora, questa GS fa un'ottima figura. Dopo aver snocciolato le cinque marce nei primi due o trecento metri, ci si assesta sui quattromila giri, regime entro il quale il monocilindrico borbotta allegro e non produce vibrazioni troppo fastidiose, e si va via lisci, potendo contare su una discreta riserva di potenza per il classico sorpasso del tir. In autostrada cambia tutto e me ne accorgo il venerdì, quando una trasferta da 500 chilometri si fa più impegnativa del previsto: se si viaggia a 130 km/h il regime sale a 5500 giri indicati e a quel punto la rumorosità e soprattutto le vibrazioni aumentano di molto. Alla fine, i 120 km/h sono la sua velocità di crociera. Servirebbe una sesta marcia di riposo che, però, non è presente. Peccato, perché la protezione del cupolino e la stabilità concederebbero medie più alte. Se non si ha fretta, dunque, è meglio abbandonare l'autostrada e andare a cercare le curve: sul misto, tortuoso o aperto che sia, la Sertão regala confidenza e soddisfazione. Sia che si passeggi guardando il panorama, sia che ci si voglia impegnare nella guida, la moto resta sincera e piacevole. Il sabato lo passo così, a cercare un po' di refrigerio tra lago e colline, alternando l'ebbrezza di una bella piega al relax di un paesaggio da fotografare. Chiaro, bisogna fare i conti con la lunga escursione delle sospensioni che si traduce in notevoli trasferimenti di carico in frenata e in uscita di curva, ma è giusto dire che, nella seconda parte della sua corsa, la forcella si rivela sufficientemente sostenuta e anche il mono, se irrigidito nel precarico molla, offre una risposta più equilibrata. Più fastidiosi i frequenti impuntamenti del cambio in scalata, soprattutto nelle marce basse. Ma, globalmente, la moto dell'elica difficilmente deluderà chi cerca una tuttofare facile e adatta anche al fuoristrada.

Un tassello per andare ovunque

L'offroad: ecco l'ambito in cui la Sertão, col suo cerchio anteriore da 21" e le "gambe lunghe", è chiamata a fare la differenza rispetto alla 650 standard. Dedico interamente la domenica al fuoristrada ma i nei, in questo contesto, emergono non appena passo dai semplici sterrati (che la moto tedesca divora senza il minimo sforzo) ai passaggi più impegnativi. I problemi sono essenzialmente riconducibili al peso (quei 200 kg con il pieno che su strada sembravano pochi, nell'offroad sono impegnativi) e al baricentro alto, che nei passaggi lenti o con contropendenze si fa sentire. Insomma, la Sertão è una moto da...raid. Non si spaventa viaggiando all'avventura tra deserti e piste sterrate, ma soffre in mulattiera. I pneumatici di primo equipaggiamento, giustamente più votati all'asfalto che al fango, non aiutano: la trazione offerta dalla ruota posteriore non è eccellente e anche la precisione dell'avantreno, specie nelle carraie, non fa gridare al miracolo. La situazione è destinata a migliorare drasticamente se si montano gomme tassellate. Buono il lavoro delle sospensioni che offrono una buona capacità filtrante anche sui fondi più sconnessi. Ma è meglio non esagerare: in atterraggio dai salti non è raro incorrere in qualche violento fondo corsa, sia della forcella sia del mono. Fluido e mai brusco il motore, grazie anche a un comando del gas dosabile e progressivo. Lo stesso giudizio può essere esteso all'impianto frenante: una volta disinserito l'ABS, si scopre un freno posteriore molto modulabile e un disco anteriore dolce nell'attacco. È tempo di restituire la nostra Sertão: in una settimana ha dimostrato di essere trasversale e facile allo stesso tempo. Caratteristiche che spesso non vanno d'accordo ma che, quando s'incontrano, possono trasformare una moto in un mito. Vi dice niente il nome Transalp?