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Prove della redazione

Yamaha WR 450F 05 , KTM 690 Enduro , Kawasaki KLX 250

Andrea Padovani il 26/05/2012 in Prove della redazione
Yamaha WR 450F 05 , KTM 690 Enduro , Kawasaki KLX 250
Yamaha WR 450F 05
449,0 cc / non disponibile / 1 cilindro vert. / Euro 3
€ 9690 c.i.m.
KTM 690 Enduro
654,0 cc / 46,3 kW (63 CV) / 1 cilindro vert. / Euro 3
€ 8850 c.i.m.
Kawasaki KLX 250
249,0 cc / 16,0 kW (21,8 CV) / 1 cilindro vert. / Euro 3
€ 4760 c.i.m.

Il tranquillo scorrere del Po ha scandito il ritmo di un viaggio tra Pavia e Venezia, in sella a tre enduro diverse per estrazione e cilindrata. Due giorni tra alti argini, strade polverose e la natura del «nostro» fiume

Calmo, placido, tranquillo. Le sue sponde brulicano di vita, il verde domina lo scenario, il silenzio si accompagna alla voce dell'acqua che bagna le golene disegnate dalla corrente. La pianura Padana senza il Po non sarebbe la stessa: il suo fluire è vita, il suo scorrere ha scandito la storia, le sue sponde alimentano cultura e tradizioni. Non è il Nilo con i suoi miti, né il Gange con il suo misticismo e nemmeno il Rio delle Amazzoni: ma il Po è il «nostro» fiume, una via d'acqua che dal Monviso sfocia nell'Adriatico. Una storia che merita di essere vissuta, meglio se dalle sue sponde e in sella a moto che permettano di arrivare lì, dove la terra sfuma nell'acqua: tre enduro, di diversa estrazione, cilindrata e tipologia, per la felicità di tutti i piloti, con o senza esperienza di fuoristrada.

Sulle tracce del raid

Come il noto raid nautico Pavia-Venezia, che si disputa sulle acque del grande fiume, il nostro itinerario parte dal ponte coperto della cittadina bagnata dal Ticino. Lì abbiamo schierato la Kawasaki KLX250, una piccola e facile enduro entry-level, la Yamaha WR450F, la più specialistica del gruppo, e la KTM 690 Enduro, una tutto terreno corposa e polivalente. Armati del solo completo da enduro, di uno zainetto con un cambio di vestiti per la sera e di pazienza per affrontare gli oltre 400 chilometri dell'itinerario, siamo partiti. Prima tappa il Ponte della Becca, dove il Ticino confluisce nel Po. La città, poi qualche chilometro di statale non spaventano le monocilindriche che, nonostante i pneumatici da fuoristrada, tutt'altro che generosi quanto ad aderenza, sull'asfalto si difendono bene. La maneggevolezza, soprattutto grazie al peso contenuto, è molto elevata così come la reattività che permette di divincolarsi dalla morsa del traffico. Attenzione però! In partenza e in curva non conviene esagerare col gas (soprattutto con KTM e Yamaha), pena pericolose perdite di aderenza della ruota motrice. Lo stesso vale in frenata: se si esagera con il disco anteriore l'avantreno tende a chiudere. Su strada conviene passeggiare e mantenere andature che permettano di anticipare i problemi.



Asfalto e poi sterratoni

Superato il ponte della Becca lasciamo l'asfalto per il primo tratto di offroad, una lunga e tranquilla strada bianca che si snoda tra campi coltivati, prati e alberi che delimitano le sponde del fiume. Terza, quarta quinta, lo sguardo corre lontano, alla ricerca di eventuali ostacoli che possano giocare brutti scherzi. Manteniamo velocità relativamente elevate per il tipo di fondo e la scarsa aderenza: e anche in questo caso occorre giocare d'anticipo. Bisogna prestare attenzione soprattutto in sella alla KTM che grazie al suo corposo mono non si fa certo pregare: un attimo e si viaggia forte, rassicurati da una ciclistica solida che invita a ruotare il gas. Il peso però si avverte, specialmente in curva dove occorre prendere le misure. Sullo sterrato, Kawasaki e Yamaha sono meno problematiche: la prima fa della facilità di guida la sua arma migliore, la seconda è un'enduro specialistica che su qualsiasi fondo mostra un limite elevato. La KLX250, come è emerso anche nella guida su asfalto, non è certo una moto veloce, anzi. Per questo anche sugli sterrati piatti difficilmente si riesce a metterle in crisi la ciclistica. Con la Yamaha invece si gioca! Un colpo di gas e ci si ritrova su una ruota sola, le buche le fanno il solletico e in curva derapa come un'assatanata. Così il pensiero corre al sottobosco e a qualche passaggio impegnativo. Il percorso si snoda tra facili sterrati e strade asfaltate secondarie che ornano la sponda sud del Po. Abbandoniamo il silenzio per percorrere un tratto di Via Emilia: guadare il fiume Trebbia sarebbe impossibile. E in lontananza già si intravvede Piacenza. Tre moto da enduro impolverate e infangate, con tre piloti addobbati modello «Six Days», non passano certo inosservati nel centro storico della città emiliana, specie la Yamaha con quel suo suono cattivo e deciso. Puntiamo verso est, cercando di uscire dal labirinto di semafori, auto e marciapiedi, in direzione Cremona. Ci lasciamo alle spalle l'Isola di Serafini, su cui sono stati realizzati gli sbarramenti dell'omonima centrale idroelettrica. I chilometri passano e decidiamo di abbandonare asfalto e strade bianche per regalarci qualche ora di vero enduro, lasciando correre le ruote un po' a caso nel sottobosco, a ridosso del fiume, dove il fondo movimentato e poco omogeneo mette alla prova motori e ciclistiche: la terra si alterna a zone sabbiose in un avvicendarsi mai prevedibile. In piedi sulle pedane cerchiamo di anticipare buche e canali, aggirando gli ostacoli.
La WR450F, da moto specialistica qual è, domina la scena: le sospensioni copiano e assorbono qualsiasi asperità e il peso ridotto permette di cambiare traiettoria in una frazione di secondo. Senza contare il motore che dà tutto e subito! Un ostacolo? Un canale? In piedi sulle pedane, basta spostare il peso indietro, stringerle con le gambe il vitino stretto e dare un colpo di gas: senza fatica si esce dall'empasse con la moto che vola a cercare altre prove da affrontare. Certo, tanta potenza e prontezza possono disorientare il pilota meno esperto, ma per chi ha mestiere si tratta di divertimento puro. Con le due rivali la situazione è meno felice. Il motore della KTM aiuta non poco, sempre omogeneo nella risposta e con tanta sostanza ai medi. Il peso però si sente. Nello stretto del sottobosco l'impegno fisico e notevole per gestire la massa. La taratura rigida delle sospensioni poi non aiuta, scaricando su braccia e gambe parte delle sollecitazioni. E alla lunga lo stress si avverte. Il contrario di quanto accade con la Kawasaki: la KLX250 sembra fatta apposta per non impegnare il pilota, per rilassarlo. Il suo motore non impressiona, non scalpita, non mette in difficoltà e le sospensioni dalla taratura morbida sono perfette per le modeste prestazioni. I problemi iniziano quando si cerca di aumentare il passo: il mono di 250 cc fa quel che può... ed è pochino! Davanti a un ostacolo - magari un solco o un tronco - ve la dovete cavare da soli scordando il fatidico colpo di gas per alleggerire l'avantreno. Senza contare i pneumatici di compromesso che non «mordono» il fondo, specie in presenza di «strappi» verticali, fondo scivoloso o sabbia.

Un parco giochi

Già, la sabbia. Il Po è un fiorire di golene, le larghe distese di sabbia tra acqua e argine: resistere alla tentazione di una divagazione è impossibile. Seconda, terza, quarta, la WR450F vola sul soffice fondo scavando linee morbide su traiettorie ampie: l'avantreno galleggia e l'allungo del motore fa il resto, assecondando gli ordini del pilota quasi al millimetro. Anche la KTM non si tira indietro, tuttavia basta mollare un attimo il gas per ritrovarsi con l'avantreno che affonda nella sabbia a causa del peso. E ci vuol poco perché la fatica si faccia sentire. Per la povera KLX250 la situazione è invece problematica: i pochi CV del suo mono possono poco contro il fondo pesante e occorre giocare di frizione per tenere su di giri il motore e avanzare spediti. Ma il viaggio chiama e puntiamo verso la «bassa» delle provincie di Parma e Reggio Emilia, con sosta a Brescello (il nome Don Camillo vi dice nulla?) e Gualtieri (e quello di Ligabue?). La sera è alle porte, la stanchezza tanta e dopo aver toccato la provincia di Mantova decidiamo di pernottare a Bondeno, nel Ferrarese, a una manciata di chilometri dal nostro Po e da Ficarolo, che ci consentirà di tornare sulla sponda nord per l'ultimo tratto.

Da Bondeno a Venezia

La sveglia suona, è tempo di ripartire. Il fondoschiena duole: queste moto offrono poco quanto a comfort e i postumi della giornata precedente si sentono. Se in offroad la Yamaha non ha eguali, su asfalto è un vero tormento: sella durissima e stretta, vibrazioni elevate e un motore dalla risposta brutale. Sulla stessa lunghezza d'onda la KTM: delle sospensioni rigide abbiamo detto, della sella durissima invece no. Le vibrazioni invece sono contenute e anche l'abitabilità è buona. A confronto la Kawasaki è un comodo divano: sella larga e morbida, sospensioni amichevoli, vibrazioni assenti. Un piacere da scoprire sull'argine asfaltato che corre sul confine tra Veneto ed Emilia-Romagna. Arriviamo a Papozze, pochi chilometri ancora e il Po si divide nei due bracci principali: il Po di Goro a sud e il Po di Venezia. Seguiamo quest'ultimo fino ad attraver- sare Porto Viro. La voglia di perdersi nel parco del Delta - per respirare l'atmosfera del Po della Pila, del Po di Gnocca, dell'Isola della Donzella, della Sacca degli Scardovari - è tanta. Ma la meta è Venezia e il suo Lido: imbocchiamo la Strada Romea e puntiamo verso Chioggia, affrontando una ventina di chilometri di strada statale dritta e noiosa: la velocità di crociera è da codice, non fosse altro perché la Kawasaki a 90 km/h ha già dato tutto ed anche la Yamaha, oltre questa velocità, sembra smontarsi. A confronto la KTM è una sportiva carenata tanto è veloce, con il mono che garantisce andature di tutto rispetto, anche in autostrada. A Chioggia ci troviamo a un bivio: la prima via percorribile è il battello pedonale che porta all'isola di Pellestrina e che può trasportare una moto per volta. L'altra opzione è percorrere la Romea fino a Mestre, Venezia e quindi il traghetto fino al Lido. Visto il numero delle moto e della frequenza del battello (una corsa ogni ora) optiamo per la seconda. 50 chilometri cir- ca, meno di un'ora, e ci ritroviamo sul traghetto che attraversa il Canale della Giudecca verso il Lido. Una volta a terra, una strana euforia ci pervade: non abbiamo compiuto nessuna impresa straordinaria ma abbiamo riscoperto un modo antico di viaggiare, lentamente, assaporando ogni metro di strada. E ritorna in mente il fiume, che tranquillo scorre nel suo alveo da millenni. Forse questo potrebbe insegnarci qualcosa.
A guardarlo sulla carta, l'itinerario non è nemmeno lungo. A farlo in moto, cercando la polvere, un po' meno. Partenza alle 8, dal Ponte di Pavia e poi via, a cercare location fotografiche, la golena giusta... quella in cui è permesso andare. «Più in là, più in qua, indietro!» urla Marco Campelli dietro l'obiettivo. «Ok, perfetto». Sì perfetto! Peccato che la KTM non ne voglia più sapere di ritornare fuori dal fango. Una mezz'oretta a scavare con le mani, con i piedi in ammollo, e la moto riparte. Puzziamo come dei caimani. Ma andiamo avanti. Arriva il tramonto. «Fichissimo! Foto!», dice Marco. «Seduti lì! Le moto là!» Un minuto e tutte le zanzare del Po ci sono addosso. Al secondo minuto siamo devastati di punture. Al terzo stiamo scappando e anche la Kawasaki vola sull'argine a 190 orari... e poi Venezia. V'immaginate 3 enduristi «incazzati» al Lido? Beh... dicono che quelli del Festival del Cinema ci stiano ancora cercando per scritturarci!

Dati Tecnici

 
Yamaha
WR 450F 05
KTM 690 Enduro
KTM
690 Enduro
Kawasaki
KLX 250

Motore

1 cilindro verticale 4 tempi 1 cilindro verticale a 4 tempi 1 cilindro verticale a 4 tempi

Raffreddamento

a liquido a liquido a liquido

Alesaggio corsa

95,0x63,4 mm 102,0x80,0 mm 72,0x61,2 mm

Cilindrata (cc)

449,0 cc 654,0 cc 249,0 cc

Rapporto di compressione

12,3:1 11,8:1 11,0:1

Distribuzione

bialbero, 4 valvole bialbero, 4 valvole bialbero, 4 valvole

Alimentazione

iniezione elettronica a iniezione elettronica a iniezione elettronica

Lubrificazione

a carter umido a carter secco a carter umido

Serbatoio (litri/riserva)

8 litri 12 litri 7,7 litri.

Frizione

multidisco in bagno d’olio multidisco in bagno d’olio multidisco in bagno d’olio

Telaio

a doppia culla a traliccio in tubi monoculla sdoppiata

Materiale

alluminio acciaio acciaio

Sospensione ant/regolazioni

forcella telescopica forcella rovesciata da 48 mm completamente regolabile forcella rovesciata da 43 mm regolabile in compressione

Sospensione post/regolazioni

forcellone con monoammortizzatore regolabile nel precarico forcellone con monoammortizzatore regolabile nel precarico forcellone con monoammortizzatore regolabile nel precarico

Escursione ruota ant/post

300 mm/305 mm 250 mm/250 mm 255 mm/230 mm

Pneumatico ant/post

ant. 90/90-21, post. 130/90-18 ant. 90/90-21, post. 140/80-18 ant. 3,00x21”, post. 4,60x18”

Freno anteriore

a disco flottante in acciaio da 250 mm a disco flottante in acciaio da 300 mm e pinze a 2 pistoncini a disco flottante in acciaio da 250 mm

Freno posteriore

a disco singolo in acciaio da 245 mm a disco singolo in acciaio da 240 mm e pinza a singolo pistoncino a disco singolo in acciaio da 240 mm

Lunghezza

2200 non disponibile 2200

Altezza sella

990 910 890

Interasse

1500 1498 1430

Peso a secco

123,3 kg 138,5 kg 138 kg

Potenza max/giri

non disponibile 46,3 kW (63 CV) a 7500 giri 16,0 kW (22,0 CV) a 7500 giri

Coppia max/giri

non disponibile 64 Nm (6,5 kgm) a 6000 giri 20,5 Nm (2,1 kgm) a 7000 giri

Prestazioni

Il commento del centro prove

Mettere a confronto le prestazioni di motociclette tanto diverse per estrazione e cilindrata non è possibile. La KTM, per iniziare dalla più «corposa», sfodera doti velocistiche che ne fanno quasi una stradale: il suo mono infatti vola ad oltre 170 km/h sul traguardo dei 1500 metri, dote che le permette di affrontare anche trasferimenti autostradali di una certa portata (consigliamo però di installare pneumatici meno specialitsici) senza stressare troppo la meccanica. Non ci si lasci trarre in inganno invece dalle prestazioni della Yamaha: per quanto cattiva, la WR450F nasce per l’enduro vero e nonostante il suo mono sia esuberante non è strutturalmente adatto a prolungati trasferimenti a velocità elevate. I suoi 144,2 km/h sui 1500 m tuttavia lasciano il segno, così come i tempi spuntati sui 400 e 1000 m, quasi in linea con quelli della rivale austriaca. La rapportatura corta aiuta non poco anche nella prova di sorpasso dove l’enduro di Iwata davvero impressiona. Segue la Kawasaki e qui i numeri parlano chiaro: il suo motore non impressiona e i distacchi accusati ne sono una dimostrazione. La velocità sui 1500 m è di poco inferiore ai 110 km/h e può essere considerata quella massima visto che è in linea a quella di uscita sui 400 m e sui 1000 m. La Kawasaki si prende la rivincita sulle rivali più esasperate nella prova di consumo: come dire: con la verdona ci si dimentica davvero di fare il pieno. Mancano i dati di raffronto delle frenate, difficilmente riscontrabili con pneumatici tassellati senza incorrere in inevitabili cadute.

Curva di accelerazione

Yamaha WR 450F 05 , KTM 690 Enduro , Kawasaki KLX 250

Condizione della prova

Cielo sereno
Vento 1,5 m/s
Temperatura aria 32°C
Pressione atmosferica 1003 mb
Temperatura asfalto 42°C

Rilevamenti

 
Yamaha
WR 450F 05
KTM 690 Enduro
KTM
690 Enduro
Kawasaki
KLX 250

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 144,2 km/h (41,9 s) 173,2 km/h (36,9 s) 109,2 km/h (55,4 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 14,4 s (142,3 km/h) 14,0 s (149,3 km/h) 18,5 s (103,9 km/h)
0-1000 m 29,4 s (143,7 km/h) 27,3 s (171,6 km/h) 38,8 s (108,0 km/h)
0-90 km/h 4,7 s (63,7 m) 4,4 s (56,6 m) 2,0 s (12,2 m)
0-130 km/h 9,6 s (216,0 m) 8,5 s (182,3 m) 7,3 s (103,3m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 5,6 s (160,9 m) 8,1 s (235,4 m) 14,4 s (287,1 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

90-50 km/h n.r. n.r. n.r.
50-0 km/h n.r. n.r. n.r.

CONSUMO

Urbano 11,8 km/l 12,2 km/l 18,9 km/l
Extraurbano 12,9 km/l 15,4 km/l 20,3 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) n.r. n.r. n.r.

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 125,5 kg 152,5 kg 138,0 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 47,0/53,0 45,0/55,0 46,5/53,5
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 44,5/55,5 42,5/57,5 44,5/55,5 kg

Pagelle

 
Yamaha
WR 450F 05
KTM 690 Enduro
KTM
690 Enduro
Kawasaki
KLX 250

In sella

In fuoristrada la Yamaha domina: nella guida in piedi sulle pedane permette di stringere con le gambe e di «sentire» la moto. Più panciuta e pesante la KTM che comunque si difende alla grande, mentre la Kawasaki ha un’impostazione di compromesso che funziona sia su strada sia in fuoristrada.
2.5
3.0
3.5

Comfort

Su strada la graduatoria vede primeggiare la Kawasaki grazie allla sella morbida e alle sospensioni soft, seguita dalla KTM che almeno non vibra. Ultima la terrificante Yamaha, un vero strumento di tortura. In fuoristrada questa voce non conta... tanto si fa fatica comunque.
1.5
2.0
4.0

Dotazioni

La palma dell’essenzialità va alla Yamaha, nata per il fuoristrada estremo: leggerezza e praticità prima di tutto quindi. Più ricche le rivali anche se lo spirito offroad rimane: c’è un vano, una strumentazione vera e la KLX ha addirittura le pedane del passeggero!
3.5
4.0
4.0

Qualità percepita

Pur diversissime per estrazione e cilindrata, offrono una qualità costruttiva elevata che si estrinseca in dettagli curati, plastiche solide e accoppiamenti ben fatti. Un plauso va alla Kawasaki che mantiene standard qualitativi elevati a un costo contenuto.
4.0
4.5
4.5

Capacità carico

Lasciamo perdere la Yamaha: qui dovete fare come gli enduristi veri, marsupio in vita e via! La KTM permette di sistemare qualcosina (di piccolo) sotto la sella mentra la KLX offre il pratico borsello sul codone: occhio però, non c’è la serratura!
1.0
3.0
3.5

Motore

La Kawasaki è il fanalino di coda del gruppo: sarà anche facile e omogeneo il suo mono, ma certo non regala brividi. All’opposto quello Yamaha, una «fucilata» a ogni rotazione del gas: occorre malizia, ma sa eccitare. Un vero gioiello quello KTM, che garantisce prestazioni da stradale.
4.0
4.5
2.0

Trasmissione

In questo ambito, trovare un difetto alle tre moto in prova è difficile: il cambio è a prova di bomba, la frizione instancabile e la finale perfetta. D’altronde il fuoristrada pretende proprio questo.
4.0
4.0
4.0

Sospensioni

Quelle della Yamaha, proprio per il gravoso lavoro a cui sono chiamate, offrono una taratura eccellente. Sulla KTM, invece, risultano troppo rigide. Per fortuna le possibilità di regolazione permettono di rimediare al problema. Soft e amichevoli quelle Kawasaki, ottime per le prestazioni in gioco.
4.5
4.0
4.0

Freni

La potenza frenante non è da riferimento per nessuno dei tre impianti: ma con le gomme tassellate questo è un pregio più che un difetto. Eccellente la modulabilità, soprattutto per la KTM e la Yamaha.
4.0
4.0
3.5

Su strada

La KTM permette di affrontare strada e fuoristrada senza problemi: ma non esalta in nulla. La Kawasaki è frenata da un motore che ne limita l’efficacia mentre la Yamaha è un missile in fuoristrada: su strada è come un pesce fuor d’acqua.
4.0
4.5
3.0

Versatilità

La KTM è la più eclettica: permette di viaggiare, di affrontare il fuoristrada e divertirsi tra le curve se si installano pneumatici di compromesso. La Yamaha è per spiriti liberi e focosi che amano la mulattiera, il resto è sofferenza. Con la Kawasaki si inizia, poi certamente si guarderà ad altre moto!
4.0
4.5
3.5

Prezzo

KTM e Yamaha non sono certo regalate: la prima tuttavia offre caratteristiche di compromesso che ne fanno una moto a 360°, la seconda è un mezzo specialistico. Motivi validi per acquistare sia l’una che l’altra. La KLX250 costa quasi la metà e si difende alla grande: ma quel motore fiacco...
3.0
4.0
3.5

Pregi e difetti

 
Yamaha
WR 450F 05
KTM 690 Enduro
KTM
690 Enduro
Kawasaki
KLX 250

PREGI

Guida in fuoristrada, Risposta propulsore Prestazioni, Finiture, Frenata Comfort, Facilità di guida, Finiture

DIFETTI

Comfort Comfort Motore

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