Ore otto di mattina, siamo a Taipei per scoprire dove nascono i «ruote alte» che abbiamo da poco provato sulle strade di casa nostra. Il programma prevede la visita alle sedi della Kymco e di alcune aziende costruttrici di parti per scooter e di abbigliamento per moto. Appena ci mettiamo in strada migliaia di piccoli scooter che si spostano rapidamente ci circondano, evitandoci per un soffio. Il traffico è composto da un immenso sciame di piccoli insetti a due ruote, guidati da motociclisti con caschetti multicolori e giacca rigorosamente indossata al contrario con funzione antivento. Per loro ci sono corsie riservate e spazi ben delimitati in cui fermarsi ai semafori. I taiwanesi riescono a sfruttare al massimo lo spazio delle strade, utilizzando mezzi compatti dalle ruote piccole l'esatto contrario di quel che avviene in Italia, dove per le superiori doti di guidabilità si sono affermati gli scooter con le ruote alte. A Taiwan per maxi scooter si intende al massimo un 150 cc mentre i «trecento» della nostra comparativa sono qualcosa di eccezionale, di «mai visto». Nel box di pagina 88 troverete il resoconto del nostro viaggio a Taiwan, ora è il momento di presentare i protagonisti della nostra comparativa, il Sym Citycom.300 SE e il Kymco People S 300i.

Alte è meglio

Entrambi montano ruote da 16', una soluzione che offre stabilità e comfort sulle sconnessioni decisamente superiori rispetto agli scooter con ruote piccole. Su questi modelli la capacità di carico del sottosella, le cui dimensioni sono solitamente limitate proprio dal grande diametro della ruota posteriore, è invece di tutto rispetto. Il Sym Citycom, la proposta più recente nel segmento dei ruote alte, ha linee taglienti e aggressive, frutto dell'estro di designer italiani. Rispetto ad altri prodotti della Sym il livello delle finiture è più curato e la dotazione di serie è buona, con tanto di antifurto meccanico che «taglia» la corrente al motore quando viene inserito. Il sottosella, ampio ma non molto profondo, è in grado di ospitare un casco jet o la valigetta del pc portatile. Nel retroscudo oltre al gancio portaborse troviamo un piccolo vano, in cui è sistemata la presa da 12 V per la carica del cellulare. La strumentazione mista analogico-digitale con retroilluminazione azzurra è compatta e offre tutte le informazioni necessarie. Il tappo del serbatoio è sistemato sul tunnel centrale e per i rifornimenti non è necessario scendere dalla sella. Il Kymco People S, disegnato anch'esso da matite italiane, è un progetto che risale al 2006, anno in cui venne presentato nella versione da 250 cc. Lo scudo largo e il posteriore snello rendono il People un po' sgraziato ma l'estetica, si sa, è questione di gusti. La capacità del sottosella è leggermente inferiore a quella del Sym, ma un casco jet ci entra facilmente. Purtroppo non ci sono altri vani, ma di serie è montata la piastra portabauletto. La strumentazione è più semplice di quella del concorrente, ma è di immediata lettura. Il piano seduta del Citycom è tra i più alti della categoria, ma la conformazione ben rastremata della sella consente anche ai più bassi di statura, avanzando, di appoggiare bene i piedi a terra. Il cupolino alto e i piccoli paramani garantiscono una protezione elevata, mentre i comandi sul manubrio sono facili da impugnare anche per chi ha le mani piccole. Sul Sym lo spazio per il passeggero è abbondante, inoltre rispetto ad altri scooter la distanza dal pilota è contenuta, il che aumenta la protezione dal vento del compagno di viaggio. Il People offre più spazio a bordo per chi guida e rispetto al Citycom la sella è più bassa. Sul Kymco c'è solo un piccolo cupolino per deviare l'aria dal busto del pilota, ma è disponibile un parabrezza più alto tra gli accessori. Ottimo il riparo delle gambe di chi guida, mentre il passeggero non ha molto spazio sulla sella e deve aggrapparsi al portapacchi nella marcia stop-and-go che si adotta tipicamente nel traffico cittadino.

Due scooter facili facili

La guida di questi 300 cc è intuitiva e prevedibile. Il Citycom è quasi esente da vibrazioni e grazie alle sospensioni morbide digerisce le irregolarità dell'asfalto, coccolando il pilota. Non è una saetta negli slalom tra le auto e nelle curve strette, frangente in cui evidenzia lentezza nei cambi di direzione e la tendenza dell'avantreno, piuttosto pesante, a «chiudere» nelle svolte a bassa velocità. In autostrada viene disturbato parecchio dalle scie dei camion. Il People invece, per via delle sospensioni più rigide, è un gradino sotto al Citycom in quanto a comfort. Il Kymco è però più maneggevole nei percorsi stretti e il suo avantreno è più preciso, anche nelle curve autostradali. La frenata, complice il doppio disco anteriore, è più efficace sul People. La modulabilita dei freni è eccellente su entrambi e i loro dischi posteriori sono poco inclini al bloccaggio.

Qualità a buon prezzo

Questo confronto ci ha confermato che il gap di prestazioni tra i maxi scooter taiwanesi e il riferimento di categoria, l'Honda SH300i, si è assottigliato. Accelerazione e ripresa del Kymco e del Sym sono inferiori, sebbene non di troppo, ma capacità di carico e protezione dalle intemperie sono più elevate. E il prezzo è inferiore di circa 800 euro. I «taiwanesi» pur rimanendo prodotti di fascia economica, in quanto a finiture e a doti dinamiche sono ormai allo stesso livello dei concorrenti più blasonati, compresi i rappresentanti della produzione italiana.

Taiwan nel XVI secolo fu soprannominata dagli esploratori portoghesi, rimasti colpiti dalla rigogliosità della sua natura, «Ilha Formosa» ovvero «bella isola». Oggi è uno stato densamente urbanizzato, con capitale Taipei, in cui ventitré milioni di individui convivono stretti stretti, in appena 36.300 kmq di territorio (più o meno una volta e mezzo la Sicilia). Da quest'isola, che dagli anni '70 ad oggi ha avuto una crescita economica fenomenale, arrivano gli scooter della nostra prova. La notorietà di Taiwan più che alle due ruote è legata all'elettronica: si pensi che qui si producono pc e componenti elettronici come in nessun altro paese al mondo. Siamo stati invitati dalla Camera di Commercio taiwanese a visitare l'isola, per conoscere da vicino la capitale e alcune industrie locali, tra cui la Kymco. In più ci è stato mostrato il quartiere fieristico di Taipei dove ad aprile si terrà la quarta edizione del «Motorcycle Taiwan», una fiera dedicata alle moto che raggruppa tutte le principali aziende asiatiche del settore oltre agli stand di alcun produttori di moto europei. Un salone che ha grandi ambizioni e che vuole diventare il riferimento per l'Asia contendendo il primato al Tokyo Motor Show. I presupposti ci sono visto che a Taiwan hanno sede tre fra i maggiori produttori di scooter del mondo: Kymco, Sym e PGO. Inoltre sull'isola si trovano moltissime aziende, a noi sconosciute, che realizzano parti e componenti per costruttori giapponesi ed europei; un esempio la Ming Ming Alluminiun che realizza forcelloni per la Ducati. Il cuore pulsante dell'isola è Taipei, con i suoi tre milioni di abitanti. Si tratta di una città moderna e vissima dove non c'è differenza tra notte e giorno. I negozi e i ristoranti sono aperti a qualsiasi ora, e alcuni mercati addirittura solo di notte. Il traffico caotico lascia un ricordo indelebile così come l'enorme quantità di scooterini in circolazione (per farvi un'idea guardate il film «Mangiare bere uomo donna» di Ang Lee). Qui le due ruote sono per lo più una necessità e non una forma di svago e moto quasi non se ne vedono. I templi spesso sono gli unici elementi architettonici a distinguersi dal grigiore urbano dove spiccano edifici modernissimi come la 101 Tower uno dei grattacieli più alti del mondo. Attraversando l'isola per raggiungere la Kymco, a Kaohsiung si passa dai centri urbani chiassosi a luoghi ancora isolati e si nota che qua, dove il consumismo ormai dilaga, molte tradizioni sono ancora vive e sentite.