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Prove della redazione

Suzuki GSX R 1000 , Yamaha YZF R1

Andrea Padovani il 06/06/2012 in Prove della redazione
Suzuki GSX R 1000 , Yamaha YZF R1
Suzuki GSX R 1000
999 cc / 136,1 kW (185,1 CV) / 4 cilindri in linea / Euro 3
€ 15.080 c.i.m.
Yamaha YZF R1
998 cc / 133,9 kW (182 CV) / 4 cilindri in linea / Euro 3
€ 16.190 c.i.m.

Su strada hanno prestazioni da galera, in pista il loro destino è sfidare il cronometro. Sono il massimo della tecnica per vincere in SBK. E un vero sogno per ogni motociclista che le vorrebbe nel box

Aguardarli sembra tutto facile. Volano ad oltre 300 all'ora, piegano con i gomiti a sfiorare l'asfalto, staccano con la ruota posteriore che non tocca terra per metri: i piloti del Mondiale SBK sembrano marziani per quello che riescono a fare (anche se il dubbio che lo siano davvero rimane...). Nelle prime gare della stagione - combattute e tiratissime come solo in questa categoria – hanno esaltato. Non fosse altro perché guidano moto che, per quanto elaborate, derivano da mezzi che si possono acquistare nelle concessionarie. Come la Yamaha YZF-R1, dominatrice di questo inizio di stagione con Ben Spies, e la Suzuki GSX-R 1000 che con Max Neukirchner ha fatto vedere di poter puntare in alto. D'altronde queste due moto derivano da modelli di produzione che rappresentano la massima espressione tecnica in tema di quattro cilindri e che per questo 2009 offrono agli appassionati novità di portata notevole.

Soluzioni da MotoGP

La più eclatante, in questo senso, è senza dubbio quella relativa al motore della «R1» che adotta soluzioni mutuate direttamente dal mondo della MotoGP, come l'albero motore con manovelle sfasate di 90° (cosiddetto a «croce») e scoppi «irregolari». Dalla classica sequenza 1-2-4-3, come quella dell'albero motore Suzuki o dell'R1 2008 (ovvero con intervalli di combustione di 180°-180°-180°-180°), si passa infatti a quella 1-3-2-4 (270°-180°- 90°-180°) a tutto vantaggio del feeling in accelerazione e della trazione. A questa novità tecnica se ne affiancano altre quali i nuovi pistoni forgiati, un inedito blocco cilindri di tipo closed-deck, le bielle cementate e un'elettronica estremamente sofisticata a gestire i cornetti di aspirazione (ad altezza variabile), che sovrintende all'YCC-T (una sorta di ride-by-wire) e che permette di scegliere tra 3 mappature della centralina. La Suzuki, invece, non vanta nulla di particolarmente eclatante ma il lavoro di affinamento fatto sulla GSX-R 1000 è comunque di altissimo livello e ha coinvolto ogni dettaglio della moto, al fine di migliorare le prestazioni del motore da un lato e il bilanciamento ciclistico globale dall'altro. Grazie al riposizionamento dell'albero primario e secondario del cambio, di quello motore e del contralbero antivibrazioni, il carter è stato ridisegnato ed è ora composto di due sezioni al posto delle precedenti tre. Senza contare che ora è notevolmente più corto. Ciò ha permesso di aumentare la lunghezza del forcellone (+33 mm) a tutto vantaggio della trazione e di ridurre allo stesso tempo addirittura il valore dell'interasse, sceso di ben 10 mm. Variati anche i valori di alesaggio e corsa e il diametro delle valvole di aspirazione e di scarico accolte in una camera di combustione ridisegnata.

Adrenalina Yamaha

È da un po' che lo sosteniamo: guidare una SBK replica non è cosa per tutti. Perché se è vero che tutti possono andarci a spasso la domenica, inserendo una marcia dietro l'altra in maniera rilassata, altrettanto vero è che quando si inizia a fare sul serio col comando del gas la faccenda si complica enormemente. In sella alla Suzuki o alla Yamaha tutto si fa difficile, specialmente quando si tratta di portarle al limite in pista: è come entrare in un universo parallelo in cui tutto avviene a doppia velocità. Occorre tempo prima che l'occhio e il cervello inizino a elaborare con la stessa rapidità quanto accade fuori dal casco. E non importa se si sta guidando la R1 o la GSX-R 1000: il risultato non cambia! Le velocità in gioco sono spaventose, specie quando l'ago del contagiri inizia ad accarezzare la zona rossa. Naturalmente queste considerazioni sono riferite alle mappature «full power» per la Suzuki e a quella «standard» per la Yamaha (che offre anche una soluzione ancora più cattiva, la «A», però talmente estrema da risultare quasi ingestibile). Ma se in uscita di curva, in sella alla Suzuki, l'orecchio ritrova un «urlo» famigliare, non altrettanto accade con la Yamaha che «parla» al pilota con voce roca, profonda. Il suo rumore richiama davvero quello della moto di Rossi e fa da colonna sonora ad un'erogazione piena fin dai bassi e medi regimi (punto dolente della precedente versione). L'R1 2009 è insomma cattiva, ma mai imprevedibile agli alti: in uscita basta spalancare e aggrapparsi al manubrio per vedere la lancetta del contagiri sbattere addosso al limitatore a 14.000 giri. Ma non è questo ciò che impressiona maggiormente: a stupire è soprattutto la perfetta connessione che c'è tra comando del gas e ruota motrice, link che permette di centellinare a piacere ogni kgm di coppia scaricato a terra. Ciò consente di sentire la ruota motrice lavorare, di percepire e gestire ogni perdita di aderenza e se la «manetta» lo permette, pure di divertirsi a «firmare» ogni uscita di curva. Il cambio avrebbe meritato un po' più di attenzioni da parte dei tecnici perché nella guida concitata risulta a volte impreciso e poco rapido negli innesti rispetto a qualche concorrente. In tema di feeling e facilità in accelerazione, la Suzuki non sembra comunque soffrire troppo il confronto. L'erogazione del suo quattro cilindri, anche se non è così piena ai bassi e medi regimi come la diretta rivale, è lineare e omogenea su tutto l'arco di erogazione. Inoltre - e questo è il suo bello - non è mai imprevedibile via via che si avvicina al limitatore, posto poco prima dei 14.000 giri. Insomma, la nuova GSX-R1000 si inserisce nel solco tracciato dalle precedenti versioni che anteponevano il feeling di guida a tutto. Così, in accelerazione l'assetto neutro e il perfetto bilanciamento ciclistico aiutano a domare le manciate di CV scaricate a terra. Senza contare che l'azione è sempre coadiuvata da un cambio rapido e preciso, che permette di risparmiare decimi preziosi se è il tempo sul giro quello che si sta cercando.

Bilanciamento perfetto

È proprio nella guidabilità e nel bilanciamento ciclistico che la Suzuki si prende la rivincita sulla rivale. Alla stregua dell'Honda CBR1000RR, la GSX-R si lascia guidare con facilità fin dal primo approccio, risultando poco... imbarazzante anche se non si è dei piloti smaliziati. La quattro cilindri di Hamamatsu sembra intuire i desideri di chi guida e li asseconda con naturalezza. In uscita di curva si rivela neutra e in grado di chiudere la traiettoria in maniera precisa così come nel veloce disegna linee perfette e pulite senza chiedere in cambio un impegno psicofisico elevato. E questo consente di concentrarsi esclusivamente sulla guida a tutto vantaggio del divertimento: nei cambi di direzione la Suzuki danza senza sforzo da una parte all'altra sempre ferma sulle sospensioni, così come entra veloce e sicura in curva chiudendo la traiettoria al millimetro fin sopra il cordolo. La Yamaha in questo senso e una sportiva più fisica e specialistica: a differenza della Suzuki, che con l'assetto standard si rivela ciclisticamente già a punto, l'R1 va adeguatamente regolata prima di dare il meglio in pista. Fin da subito risulta lenta e pesante nei cambi di direzione e nemmeno così intuitiva nell'agguantare la corda né successivamente nel chiudere la traiettoria in uscita, dove evidenzia una larvata tendenza ad allargare dalla linea più redditizia. Questo impone di adottare una guida di corpo più accentuata sia in curva, sia nelle varianti, dove bisogna lavorare di braccia e gambe. La situazione migliora ricalibrando la distribuzione dei pesi, aumentando il precarico di mono e forcella così da alzare il baricentro e rendere più incisivo l'avantreno. Così facendo la precisione direzionale aumenta anche sul veloce (ma qui non ce n'era bisogno comunque...) e anche la velocità nei cambi di direzione si fa più elevata, avvicinando il comportamento dinamico di una vera Superbike. Si tratta di una moto specialistica che dà grandi soddisfazioni, a patto di avere le malizie di un pilota e di comprenderne a fondo il comportamento dinamico. La Suzuki appare più gestibile ed efficace anche in staccata. Sia chiaro, i due impianti frenanti si equivalgono quanto a feeling, potenza e modulabilità: solo che la GSX-R 1000, grazie alla forcella Showa di nuova concezione, ben sostenuta nell'idraulica e di molla, permette di gestire la staccata fin dentro alla curva, copiando ogni minima malformazione anche in prossimità del fondocorsa, e di dosare con facilità anche il disco posteriore. La R1, invece, per quanto ferma e precisa sull'avantreno, non offre la stessa granitica sensazione della sorella giapponese, anche se ad aiutare il lavoro del pilota interviene la frizione antisaltellamento che limita, ma non annulla, la tendenza del retrotreno a sbandierare.
Al fine di aumentare le prestazioni (anche ai medi regimi) in Suzuki hanno variato alesaggio e corsa (74,5x57,3 mm contro i precedenti 73,4x59,0 mm) e hanno ridisegnato la camera di combustione che ora ospita valvole di aspirazione e scarico maggiorate, mentre il rapporto di compressione è passato da 12,5:1 a 12,8:1. Per migliorare la «respirazione» i condotti di aspirazione sono stati accorciati di 10 mm, è stato ridisegnato l'air-box (alimentato da due bocche poste sul cupolino) ma sono state mantenute le due valvole a farfalla e il doppio iniettore per ogni cilindro del sistema di alimentazione. Il carter è stato ridisegnato riposizionando gli alberi del cambio e quello motore: si noti la disposizione tradizionale delle manovelle sfalsate di 180°. Nella ciclistica spicca la forcella Showa BPF che monta un pistone centrale di dimensioni quasi doppie rispetto a uno tradizionale e una costruzione interna semplificata che porta a una riduzione di peso e di componenti. Tutto ciò incrementa l'efficacia idraulica a parità di capacità ammortizzante. Entrambi i registri dell'idraulica sono posti sulla testa della forcella mentre quello del precarico della molla è situato sul piedino in prossimità della pinza freno.
La soluzione dell'albero motore a «croce» e la successione irregolare delle fasi attive del ciclo termodinamico (ovvero la combustione della miscela) permettono una riduzione dei picchi di coppia trasmessi alla ruota motrice. La velocità istantanea dell'albero motore, infatti, (legata alla sequenza degli scoppi) fluttua in maniera minore, generando una coppia più omogenea e quindi più semplice da scaricare a terra e che dipende in maniera diretta solo dalla richiesta del pilota. Di contro, i pistoni non viaggiano più accoppiati due a due e il bilanciamento del motore risulta più difficoltoso. A tale scopo il quattro in linea adotta un contralbero antivibrazioni. Il sistema di alimentazione vede all'opera due iniettori per cilindro di cui uno posto superiormente ai cornetti di aspirazione e che entra in funzione ai regimi medio-alti. I cornetti invece sono composti da due sezioni che rimangono unite a formare un unico condotto sotto i 9400 giri e che vengono separate da un servomotore superata questa soglia, per migliorare la respirazione del quattro cilindri ai regimi più elevati. Completamente nuovo anche il telaio.
Il comportamento dinamico di una sportiva non può prescindere dal tipo di pneumatico adottato. Per questa prova la scelta è caduta sui nuovi Metzeler Racetec, pneumatici in mescola ad elevate prestazioni sviluppati per l'utilizzo in pista nella guida al limite. Tre le mescole disponibili (K0, la più morbida, K1 e K2) utilizzabili in funzione dell'asfalto e della temperatura. Nel nostro caso abbiamo optato per la K2, perfetto connubio tra aderenza e durata. Per le misure abbiamo seguito quelle standard per la Yamaha e per l'avantreno Suzuki, mentre per il posteriore di quest'ultima ci siamo orientati verso una più performante 190/55 al posto di una conservativa 190/50. A livello dinamico questa scelta porta qualche vantaggio in termini di maneggevolezza e di appoggio alle massime inclinazioni. Condizioni in cui la Racetec eccelle, per il bilanciamento offerto e per la grande capacità di adattarsi a qualsiasi moto, enfatizzandone le caratteristiche. La pressione di gonfiaggio adottata è stata di 2,1 Bar all'anteriore, 1,9 Bar al posteriore.
Fa paura! Il quattro cilindri della R1 della versione allestita per l'omonimo trofeo ha un tono di voce impressionante e in pista è una vera goduria per chi è in grado di sfruttarne tutte le potenzialità. Nella versione di serie va veramente forte e addirittura, con la mappatura «A» inserita, risulta fin troppo aggressiva nella risposta al gas. Non è un caso che nel trofeo monomarca a lei dedicato, l'R1 preparata dal team RGP utilizzi un modulo aggiuntivo per la centralina elettronica, studiato apposta per rendere molto più lineare, e quindi sfruttabile, l'erogazione del motore. In questa configurazione il quattro cilindri, messo alla prova sulla pista di Monza, sembra quasi «elettrico» e permette di spalancare il gas senza troppi riguardi, regalando al pilota una piacevole sensazione di controllo totale. Anche quando il posteriore tende a pattinare, sembra che il comando del gas sia collegato direttamente alla ruota motrice. Con l'utilizzo del kit Öhlins per le sospensioni, rispetto alla stradale la R1 da trofeo gode di una maggiore maneggevolezza in ingresso, insieme alla riduzione della tendenza ad allargare la traiettoria in uscita di curva.

Dati Tecnici

 
Suzuki GSX R 1000
Suzuki
GSX R 1000
Yamaha YZF R1
Yamaha
YZF R1

Motore

4 cilindri in linea a 4 tempi 4 cilindri in linea a 4 tempi

Raffreddamento

a liquido a liquido

Alesaggio corsa

74,5x57,3 mm 78,0x52,2 mm

Cilindrata (cc)

999,0 cc 998,0 cc;

Rapporto di compressione

12,8:1 12,7:1

Distribuzione

bialbero a camme in testa con comando a catena e 4 valvole per cilindro bialbero a camme in testa con comando a catena e 4 valvole per cilindro

Alimentazione

iniezione elettronica a iniezione elettronica

Lubrificazione

a carter umido a carter umido

Serbatoio (litri/riserva)

17,5 litri 18 litri

Frizione

multidisco in bagno d’olio con comando idraulico multidisco in bagno d’olio con dispositivo antisaltellamento e comando meccanico

Telaio

a doppio trave a doppio trave

Materiale

acciaio alluminio

Sospensione ant/regolazioni

forcella rovesciata da 43 mm Showa BPF totalmente regolabile forcella rovesciata da 43 mm regolabile nell’idraulica in compressione, estensione e precarico molla

Sospensione post/regolazioni

forcellone con monoammortizzatore completamente regolabile forcellone in alluminio con monoammortizzatore completamente regolabile (in compressione anche alte e basse velocità)

Escursione ruota ant/post

125 mm/ 130 mm 120 mm/ 120 mm

Pneumatico ant/post

ant. 120/70-ZR17, post. 190/50- ZR17 ant. 120/70- ZR17, post. 190/55-ZR17

Freno anteriore

a doppio disco flottante in acciaio da 310 mm e pinze con attacco radiale a 4 pistoncini a doppio disco flottante in acciaio da 310 mm e pinze con attacco radiale a 6 pistoncini e 4 pastiglie

Freno posteriore

a disco singolo in acciaio da 220 mm e pinza a singolo pistoncino a disco singolo in acciaio da 220 mm e pinza a singolo pistoncino

Lunghezza

2045 2070

Altezza sella

810 835

Interasse

1405 1415

Peso a secco

203 kg 206 kg

Potenza max/giri

136,1 kW (185,1 CV) a 12.000 giri 133,9 kW (182,1 CV) a 12.500 giri

Coppia max/giri

coppia 116,7 Nm (11,9 kgm) a 10.000 giri coppia 115,5 Nm (11,8 kgm) a 10.000 giri

Prestazioni

Il commento del centro prove

Le prestazioni delle odierne sportive sono sacrificate sull’altare delle norme antinquinamento, sempre più restrittive e castranti per i motori. Esempi lampanti sono queste due carenate: i dati rilevati per la Yamaha e la Suzuki evidenziano prestazioni allineate, ma lontane da quelle registrate con le rispettive precedenti versioni, avantaggiate sul traguardo dei 1500 m di ben 10 km/h. Il distacco è palpabile anche sul traguardo dei 400 dove i modelli 2008 sono più veloci di quasi mezzo secondo, che diventa uno su quello dei 1000 m. L’R1 2009 segna il passo rispetto alla GSX-R1000 K9 nella prova di ripresa - nonostante gli scoppi «irregolari» - anche a causa del peso rilevato, tra i più elevati di categoria.

Curva di accelerazione

Suzuki GSX R 1000 , Yamaha YZF R1

Condizione della prova

Cielo sereno
Vento 2 m/s
Temperatura aria 19°C
Pressione atmosferica 999 mb
Temperatura asfalto 30°C

Rilevamenti

 
Suzuki GSX R 1000
Suzuki
GSX R 1000
Yamaha YZF R1
Yamaha
YZF R1

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 272,6 (26,1 s) 272,6 (26,2 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 10,8 s (224,7 km/h) 10,8 s (223,1 km/h)
0-1000 m 19,4 s (266,3 km/h) 19,5 s (265,1 km/h)
0-90 km/h 3,2 s (39,8 m) 3,3 s (40,7 m)
0-130 km/h 4,6 s (85,1 m) 4,7 s (83,6 m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 4,3 s (127,3 m) 4,8 s (141,1 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

130-80 km/h 2,5 s (79,2 m) 2,4 s (78,4 m)
50-0 km/h 2,4 s (23,9 m) 2,5 s (24,2 m)

CONSUMO

Urbano 9,0 km/l 8,7 km/l
Extraurbano 14,9 km/l 14,5 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) 15,3 km/l 15,1 km/l

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 207,5 kg 215,5 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 51,0/49,0 52,0/48,0
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 48,5/51,5 48,0/52,0

Pagelle

 
Suzuki GSX R 1000
Suzuki
GSX R 1000
Yamaha YZF R1
Yamaha
YZF R1

In sella

SUZUKI GSX-R1000: una sportiva comoda è difficile da trovare. Questa lo è!.
YAMAHA YZF R1: serbatoio largo e braccia caricate, il feeling non è il suo forte.
4.5
3.5

Comfort

SUZUKI GSX-R1000: le pedane centrate e il piano di seduta non proprio estremo aiutano.
YAMAHA YZF R1: l’impostazione etrema e il peso alla lunga si avertono sui muscoli.
2.5
2.0

Dotazioni

SUZUKI GSX-R1000: a parte la forcella il resto è nella norma. Ma che... «norma»!
YAMAHA YZF R1: la ricerca della perfezione tecnica sta a fianco di dettagli unici.
4.0
4.5

Qualità percepita

SUZUKI GSX-R1000: elevata. Rispetto alla rivale si avverte però che manca un pizzico di cura.
YAMAHA YZF R1: una vera opera d’arte che fa impallidire qualsiasi rivale.
4.0
5.0

Capacità carico

SUZUKI GSX-R1000: portafoglio o cellulare? Scegliete! Sotto alla sella, o uno o l’altro.
YAMAHA YZF R1: vale il giudizio dato alla Suzuki: tenete basse le aspettative.
1.5
1.5

Motore

SUZUKI GSX-R1000: tra i più brillanti della categoria, specialmente in ripresa.
YAMAHA YZF R1: rispetto al passato è un altro, ma c’è chi fa meglio. Vedere a lato...
5.0
4.0

Trasmissione

SUZUKI GSX-R1000: la perfezione non esiste, qui poco ci manca. Ma l’antisaltellamento?
YAMAHA YZF R1: il cambio è un po’ ruvido, il resto merita la piena promozione.
4.5
3.5

Sospensioni

SUZUKI GSX-R1000: la Showa è un vero gioiello, il mono eccellente. Un pacchetto da sogno.
YAMAHA YZF R1: sentono le regolazioni e offrono un buon sostegno nella guida sportiva.
4.5
4.0

Freni

SUZUKI GSX-R1000: potenza e modulabilità esaltate da una forcella perfetta.
YAMAHA YZF R1: occorre bilanciare bene la moto per sfruttare l’esuberante doppio disco.
4.5
4.0

Su strada

SUZUKI GSX-R1000: un sogno più che una sportiva da 185 CV. Guidarla è un vero piacere.
YAMAHA YZF R1: per piloti che amano le emozioni forti: questa è una SBK con la targa.
5.0
4.0

Versatilità

non disponibile
0.0
0.0

Prezzo

SUZUKI GSX-R1000: una moto fantastica a un prezzo corretto. Cosa volere di più?
YAMAHA YZF R1: un migliaio di euro in più. Ma la qualità non si discute.
4.5
4.0

Pregi e difetti

 
Suzuki GSX R 1000
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GSX R 1000
Yamaha YZF R1
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YZF R1

PREGI

Feeling di guida, Maneggevolezza, Stabilità Erogazione ai medi, Stabilità, Trazione in uscita di curva

DIFETTI

Grafiche Maneggevolezza, Stabilità in frenata

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