Aspettavamo da un po' l'occasione giusta per gustare appieno le potenzialità della KTM 990 SM-T e, quasi per caso, eccola servita su un piatto d'argento: il 20.000 Pieghe, una gara di resistenza suddivisa in tre tappe da 400 chilometri l'una. Il 17 giugno ci siamo presentati ai blocchi di partenza - la città di San Marino - in sella alla «sport-tourer» austriaca in compagnia di più di cento centauri, pronti a superare gli oltre 40 valichi previsti dal programma posti tra l'Emilia Romagna, la Toscana e la Liguria. Eccitati come eravamo ci stavamo quasi dimenticando lo scopo della nostra prova. La SM-T è davvero comoda, è stata pensata, a differenza della «sorellastra» enduro 990 Adventure, per chi del turismo a lungo raggio preferisce il lato asfaltato. La moto sfrutta tutto ciò che di buono ha la sorella 990 SM, con in più un frontale inedito ben protettivo, il parafango anteriore basso, la sella più imbottita, il portapacchi e le borse da viaggio dedicate, di serie su questa versione Limited Edition.

San Marino-Abetone

Appena saliti in sella, sebbene la seduta sia abbastanza alta (855 mm), ci siamo sentiti subito «a casa», e i primi chilometri del raid sono scivolati leggeri sotto le nostre ruote, come se fossimo a passeggio con una vecchia amica. Nella prima metà del primo giorno abbiamo navigato in solitaria, nel tentativo di apprezzare appieno le molte doti della SM-T. Il suo habitat naturale è il misto medio-stretto dove, con una rapidità impensabile per una «bestia» della sua stazza (213 kg rilevati dal nostro centro prove), la SM-T riesce a inserirsi senza il minimo problema nei tornanti e nelle secche «esse», tipiche delle strade di montagna. Anche in uscita dalle svolte la moto si dimostra una compagna sincera: quando i 115 CV e soprattutto i 97 Nm di coppia massima si traducono in spinta possente e rabbiosa il monoammortizzatore, seppur di base tarato sul morbido per garantire una guida confortevole, offre sempre un buon sostegno, garantendo inoltre una trazione davvero notevole. I trasfermenti di carico a gas aperto sono sempre sotto controllo, il che si traduce in traiettorie precise, senza che la moto accenni ad allargare in uscita. D'altronde questa KTM gode di una componentistica di buon livello, come le sospensioni WP completamente regolabili e il potente e molto gestibile impianto frenante della Brembo. La frenata, seppur troppo aggressiva per un neofita nel primo tratto di corsa, offre un comando dosabile al millimetro, il che spiega i buoni spazi di arresto senza che la ciclistica vada mai in crisi. Peccato per la fastidiosa tendenza al bloccaggio del freno posteriore, fin troppo potente. Nella seconda metà del primo giorno, dal passo della Sambuca all'Abetone, abbiamo viaggiato in compagnia dei «Cicci», un gruppo di sei biker appartenenti al Moto-club Centauri di Albenga. È stato un tragitto piacevole, condiviso con dei motociclisti preparati e simpatici, che ci hanno accolti nel loro gruppo a braccia aperte, senza diffidenze. Il bello del 20.000 Pieghe, oltre al fatto di attraversare scenari indimenticabili con la moto perennemente inclinata, è senza dubbio la possibilità di conoscere persone piacevoli e interessanti, unite dal magico filo conduttore della passione per le due ruote.

Abetone-Santo Stefano

La seconda tappa, con partenza di primo mattino dal piazzale della stazione sciistica dell'Abetone, ha visto il serpentone di moto districarsi su 380 km di curve per arrivare in serata a Santo Stefano d'Aveto, piccolo borgo arroc- cato nell'entroterra di Chiavari, al confine tra l'Emilia Romagna e la Liguria. Sebbene sia stata una gior-nata in parte funestata dal maltempo, il piacere di guida non è mai venuto meno e i continui scollinamenti ci hanno fatto dimenticare la fatica del giorno precedente. Durante il tragitto abbiamo affrontato anche un tratto di sterrato che ci ha portati, attraverso una natura incontaminata, al rifugio di Lagdei, posto nei pressi del passo del Ticchiano. Qui, dopo essere passati attraverso un branco di cavalli liberi al pascolo, ci siamo rifatti la bocca con un'abbondante dose di polenta fritta, accompagnata da taglieri di salumi locali. L'ambiente, in queste zone montane poste vicino al mare, ci ha regalato immagini uniche, molto distanti dai paesaggi alpini a cui noi, abitanti delle prealpi lombarde, siamo più avvezzi. La vegetazione, su queste vette solleticate dall'aria salmastra, è un continuo alternarsi di forme e colori, in una fusione perfetta e inaspettata tra mare e monti. Verso sera, salendo diretti a Santo Stefano, ci ha accolto un tramonto di porpora per l'ultima ascesa della giornata. Lentamente il verde intenso delle vette circostanti si è tinto coi colori morbidi dei vapori acquei, andando a velare i monti di un'atmosfera morbida, quasi irreale, il «sipario» ideale per la fine di una giornata tanto intensa.

Santo Stefano-Alassio

Al mattino del terzo giorno, svegliati da un'aria frizzante, siamo partiti sereni per Alassio, meta conclusiva della nostra avventura. Fino a quel momento la nostra KTM 990 SM-T è stata un'ottima compagna di viaggio, capace di regalare sensazioni forti, ma non del tutto priva di difetti. Nei trasferimenti ad ampio raggio, infatti, la «Kappa» ha evidenziato qualche lacuna dal punto di vista del comfort di marcia, risultando, dopo tre giorni di guida intensa, un po' stancante per il pilota. Il bicilindrico austriaco se da una parte ha un tiro esagerato sin dai bassi e una «cattiveria» che tende a scemare solo una volta superati gli ottomila giri, dall'altra è fonte di parecchie vibrazioni oltre la soglia dei 6000 giri, soprattutto al manubrio, ma non solo. Dopo più di 1200 km di tornanti, sommati a quelli percorsi per raggiungere San Marino e tornare a casa, il nostro fisico, e soprattutto gli avambracci, si sono affaticati parecchio, pregiudicando in parte l'efficacia della nostra guida. D'altronde, da una «piegatrice» di razza non potevamo aspettarci la comodità di una tourer vera, senza contare che digerire 400 km al dì, alla lunga risulta spossante anche per i più allenati. Certo, con pochi ritocchi i tecnici KTM hanno reso comoda una moto che in origine non lo è, però nel processo di trasformazione hanno dimenticato di aggiornare alcuni aspetti tanto banali quanto essenziali per una tourer, come l'indicatore del livello del carburante e la copertura antipioggia per le borse non impermeabili. Arrivando a sera sul lungomare di Alassio, ci siamo ritrovati coi nostri compagni di viaggio, stanchi ma felici, soddisfatti e appagati dall'aver concluso un'esperienza così intensa. Quasi da subito, consolati dal sottofondo morbido del mare e del suo rifrangersi incessante, un po' di malinconia è apparsa nei nostri sguardi. La tipica sensazione che ogni motociclista prova quando si trova a dover lasciare la propria moto, per tornare alla vita di tutti i giorni. Una malinconia che abbiamo piacevolmente provato per queste 20mila pieghe ormai percorse, un'avventura che difficilmente dimenticheremo.

Giulio Verne di sicuro non avrebbe potuto immaginare che l'epopea sotto i mari del Capitano Nemo e della sua ciurma leggendaria sarebbe divenuta lo spunto letterario per il nome di uno degli eventi motociclistici più divertenti del 2010 in Italia. Arrivata alla sua seconda edizione, il «20.000 Pieghe» è un raid turistico stradale della durata di tre giorni durante i quali si devono percorrere 1200 chilometri di curve, tornanti, scollinamenti e anche sterrati leggeri. Punto di partenza la città di San Marino con arrivo ad Alassio, transitando per i passi appenninici (più di 40 valichi) e le comunità montane che caratterizzano l'entroterra compreso tra l'Emilia Romagna, la Toscana e la Liguria. L'evento nasce da un'idea di Mauro Risso in collaborazione col Motoclub di Genova, nel tentativo di fissare un record di curve fatte in moto in tre giorni consecutivi, su un percorso prestabilito e monitorato da una serie di controlli orari giornalieri. L'edizione 2010 ha ricevuto il patrocinio della Federazione Motociclistica Italiana per divenire gara ufficiale del campionato Italiano di Gran Fondo: per questo il numero di partecipanti è più che raddoppiato rispetto al 2009, ponendo delle solide basi per tramutare l'iniziativa in un appuntamento immancabile anche per i prossimi anni. La formula del tour consiste in un mix di navigazione (l'organizzazione fornisce dei road-book che i concorrenti devono integrare con proprie cartine e capacità di orientamento), costanza di guida e spirito di osservazione. A fine giornata, infatti, il punteggio di ogni partecipante viene calcolato in base alla puntualità nel raggiungere i controlli orari (segnati sulla tabella verde, qui di lato), con l'aggiunta di diversi bonus che si guadagnano rispondendo ad alcune domande relative al tratto percorso. Convincente l'organizzazione, che si è dimostrata all'altezza della situazione: siamo stati scortati da quattro furgoni e tre auto dell'assistenza, quattro staffette per i controlli orari, due marshall e tre medici che in moto hanno seguito il gruppo e dato assistenza ai pochi «bisognosi».