Di notte le vie della città cambiano faccia: il buio, le luci dei lampioni e il traffico rado trasformano anche un breve spostamento in un'esperienza. In questi momenti, anche uno scooter, da mezzo utilitario può diventare uno strumento d'evasione. Basta lasciarsi trasportare dalla fantasia, senza perdere di vista la strada… Per fare questo «viaggio» un 125 cc è l'ideale. Quale scegliere però? Per non parlare dei soliti noti, abbiamo deciso di provare tre scooter alternativi, dai prezzi molto differenti: lo spaziale Honda PS125i, il vintage Kymco Like e il ruote alte dal look sportivo Sym Symphony SR.

Il giappo-europeo

Un frontale caratterizzato da un fanale che conferisce uno sguardo «ciclopico» e cerchi da 13' che calzano pneumatici generosi: ecco il PS. In pratica è un SH ma con cerchi più piccoli. Come il blasonato fratello giapponese, il PS - costruito ad Atessa - ha una qualità delle finiture elevata, in più offre un sottosella spazioso, in grado di contenere un casco a cui si aggiunge un piccolo vano nel retroscudo. Come l'SH però non ha il cavalletto laterale. Per sistemare le spese quotidiane sul PS si può sfruttare oltre al sottosella la pedana, larga e piatta, e la piastra portapacchi che senza installare nessun supporto aggiuntivo consente il montaggio del bauletto, optional Honda, da 35 litri.

Like: sguardo d'altri tempi

A prima vista lo si potrebbe scambiare per un Vespino, ma il Like, pur ispirandosi al celebre scooter italiano, ha la sua personalità: carene attillate, ruote basse, pedana corta e sella bassa. Sul Kymco le plastiche sono solide e ben accoppiate fra loro. Non trasmettono altrettanta qualità, invece, i comandi al manubrio, dal design datato. Nonostante sia così piccolo, il Like ha una buona capacità di carico: il sottosella è spazioso, il vano nel retroscudo è profondo e il bauletto da 30 litri, fornito di serie, può contenere anche un casco integrale.

Sym: linea snella, ruote alte

Con il nuovo Sym Symphony SR, uno degli ultimi arrivati fra gli scooter a ruote alte, siamo di fronte a un concentrato di praticità. La pedana, che sui modelli di questo genere è piccola, sul Sym ha dimensioni discrete. I cerchi grandi da 16' non incidono sulla capacità del sottosella che risulta abbastanza capiente. Completano la dotazione del Symphony il doppio cavalletto, la piastra portapacchi che integra le maniglie del passeggero e il pratico pulsante dell'antifurto alloggiato nel sottosella. Un rimedio in più contro i ladri.

Notte metropolitana

Nelle ore serali il bianco che colora le carene dei tre scooter è un'arma in più per rendersi maggiormente visibili nel traffico. Percorrendo strade poco illuminate il frontale del PS, grazie al potente fanale, è quello più riconoscibile, mentre i gruppi ottici dei due taiwanesi si notano meno, anche se il Like oltre al faro sul manubrio ha due lampade supplementari nello scudo. Nella vista posteriore, invece, il Like è più distinguibile grazie anche ai catarifrangenti incastonati nel bauletto.

PS, per tutte le taglie

La posizione di guida del PS è ospitale: la sella è ben imbottita mentre la pedana, per la gioia dei più alti, è bassa così da agevolare l'inserimento delle gambe dietro allo scudo. Il manubrio invece è sistemato più in alto e vicino al busto rispetto alla media degli scooter, consentendo una postura più aggressiva alla guida. Nelle frequenti soste, la conformazione rastremata della parte finale della pedana e l'altezza della sella contenuta permettono di appoggiare saldamente i piedi al suolo. Nel traffi co il PS è comunicativo e stabile come pochi altri scooter di questa cilindrata, infondendo un'elevata sensazione di controllo a qualsiasi andatura. Nelle curve le gomme «larghe» trasmettono molta sicurezza, mentre negli slalom non pregiudicano la maneggevolezza. L'impianto frenante con sistema combinato non entusiasma per potenza decelerante, specie il tamburo posteriore, ma il ripartitore è un aiuto fondamentale per scongiurare il bloccaggio. Anche sopra i 50 km/h la protezione dello scudo è efficace, ma - come sui taiwanesi - si sente la mancanza di un parabrezza. Il motore, l'unico ad iniezione dei tre, è poco scattante nelle partenze e offre il meglio di sé nei chiudi-apri ai regimi intermedi: vibra poco, è molto silenzioso e si rivela poco assetato di carburante.

Per il grande feeling e la sua maneggevolezza l'Honda SH è da diversi anni il riferimento fra i ruote alte. Oggi il Symphony SR l'ha avvicinato parecchio. Impugnando il manubrio fin dai primi metri si percepiscono la qualità di costruzione e la solidità degli assemblaggi. Ha una posizione in sella ospitale anche per i più alti: la seduta è posta a soli 790 mm da terra e la pedana piatta è spaziosa. Il Symphony su strada è stabile e allo stesso tempo rapido nelle svolte. Merito di un avantreno svelto e preciso, di pneumatici stretti e del suo peso ridotto. Se la coppia di ammortizzatori denota una taratura idraulica ben frenata, la forcella risulta poco sostenuta e incline al fondocorsa nelle frenate di emergenza. Il motore ha uno spunto più che discreto e anche in allungo consente di raggiungere in fretta i 90 km/h. L'impianto frenante richiede un'azione energica sulle leve ma si rivela incisivo.