Non è bello trovarsi con attaccato alla coda un bestione da otto tonnellate. Guardi nello specchietto cromato e vedi solo una sagoma nera che giganteggia alle tue spalle. Quel V8 riflesso sulla visiera non promette nulla di buono. Sembra di essere nel film «Duel», il primo di Spielberg del 1971, quando, durante una giornata uguale alle altre, tranquilla e monotona, ti trovi all'improvviso a giocare al gatto e al topo con il maniaco di turno. E tu, anche se hai i baffi, non sei il gatto: non è una bella sensazione. Il sadico al volante, però, non sa una cosa, che questo «topo» siede sopra a un V8 Chevrolet di 5700 cc e 355 CV. Capito? Non 70 o 100: trecentocinquantacinque! S.P.Q.A: sono pazzi questi americani. Non ne hanno mai abbastanza. La Boss Hoss nella manopola destra nasconde una betoniera di cavalli pronti a scaraventarti a oltre 250 km/h in una manciata di secondi. Non te lo aspettavi, eh! Prova a prendermi, ora.

Siamo salvi?

Qui ci scapperebbe qualche parolaccia alla Tarantino seguita da una grassa risata di chi si sente ormai in salvo. Ma come insegnano i migliori B-movie, per scaramanzia è meglio cucirsi la bocca e sperare che il nostro V8 non faccia scherzi. Vai bello, vai, più veloce della luce. Occhio soltanto alla curva là in fondo al rettilineo, perché questa megacruiser non è nata per piegare, ma solo per sgommare fino all'ultimo gallone di «verde» disponibile. La Boss Hoss non ama lo stretto. Il peso è esagerato e quando si fa manovra si ha sempre paura di perdere l'equilibrio rimanedoci sotto. Inoltre, il V8 Chevrolet ha una coppia di rovesciamento non indifferente: ad ogni «manata» sul gas la si sente tirare verso destra. Un po' come sui boxer BMW o le Moto Guzzi, solo che qui la sensazione è molto più accentuata. Dall'altra, però, gode di una trasmissione semiautomatica ben tarata che non scalcia ogni volta che si va a riprendere il gas. È una moto nata libera, ha bisogno di spazio, ampi spazi. Una volta lanciata sul dritto, la Boss Hoss e una cruiser come tante, discretamente comoda, con la sella bassa, il grosso serbatoio a proteggere un po' dall'aria e una sufficiente agilità.

Chi la ferma più

Ma qui siamo in Italia, non negli States. Da noi ci sono tante di quelle curve e tornanti che agli americani viene il mal di testa solo a guardarle. Le highway, qui, sono solo un miraggio. Per via del baricentro bassissimo, la Boss Hoss ha angoli di piega ridicoli, tanto che toccare l'asfalto con gli scarichi è un gioco da ragazzi. Però lo scherzo è bello quando dura poco: nelle curve ampie, a raggio costante, puntuali a 70 km/h si appoggia di peso sui terminali puntando inesorabile verso la tangente. Una situazione che su strada sarebbe meglio evitare. A questo si deve aggiungere anche il fatto che la «piccola» frena poco. Anzi, non frena per niente. La griffe Brembo stampata sulle pinze e il tris di disconi non devono trarre in inganno: il peso da piccola utilitaria e la velocità da urlo di cui è capace, rendono l'impianto quasi privo di efficacia. Soprattutto quello anteriore: per sentire qualche effetto bisogna essere Ercole tanto è duro e per nulla dosabile il comando. Più modulabile e pronto alla risposta quello posteriore. Ma un solo disco cosa può fare contro 580 kg (pilota compreso) lanciati a 250 orari?