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Prove della redazione

Ducati Diavel Carbon ABS, Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS, Yamaha VMAX

Alfredo Verdicchio il 20/08/2013 in Prove della redazione
Ducati Diavel Carbon ABS, Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS, Yamaha VMAX
Ducati Diavel Carbon ABS
1198 cc / 119,0 kW (162 CV) / 2 cilindri a L / Euro3
€ 20.190 c.i.m.
Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS
1247 cc / 89,7 kW (122 CV) / 2 cilindri a V60° / Euro3
€ 19.300 c.i.m.
Yamaha VMAX
1679 cc / 147,2 kW (200 CV) / 4 cilindri a V65° / Euro3
€ 22.490 c.i.m.

Ducati Diavel Red Carbon, Harley-Davidson V-Rod Muscle e Yamaha VMAX, tre dragster targate in una lotta senza esclusione di colpi. Accelerazioni brucianti e gomme stracciate per scoprire la più ignorante. Si sconsiglia la visione ai bambini non accompagnati

Par condicio, politically correct e e censura sono tutti concetti più che rispettabili, ma che non rientrano nel vocabolario - tra l'altro parecchio rostretto - della Ducati Diavel Red Carbon, della Harley-Davidson V-Rod Muscle e e della Yamaha VMAX, tre moto pronte a delinquere a ogni apertura di gas. Carattere e personalità? non mancano a nessuna delle tre, ne hanno a vagonate, così come i chilogrammetri di coppia motrice con cui si divertono a stracciare i pneumatici da un semaforo all'altro. Cose dell'altro mondo, di quelle che scandalizzano i motociclisti più educati, pronti a impugnare il forcone e gridare "al rogo". Motociclisti razionali, fin troppo consci che, se mai dovessero provare una di queste moto, ne rimarrebbero ammaliati, stregati, drogati dalle loro botte di adrenalina. Un'idea che spaventa. Meglio starne lontani...

Solo per libidine personale

Come resistere? A noi comuni mortali bastano i prezzi, esagerati come tutto il resto di questi dragster targati. Un'altra buona scusa per evitarli è ad esempio la scarsa praticità. (Vani sottosella? Non diciamo eresie!). La versatilità insomma non è certo un pregio di questi bombardoni, che sono moto da sparo con cui giocarsi il pranzo a chi arriva primo in trattoria. Senza donne tra i piedi. Se siete persone "normali", scordatevi le gite domenicali con la fidanzata: vi verrebbe il mal di fegato per le lamentele. Nella guida da soli, invece, non si può dire che siano scomode... ma non sono nemmeno nate per andare in capo al mondo. Certo, Ducati ha appena svelato la Diavel Strada, tutta kittata per il turismo, ma è un'altra storia.

Rampa di lancio

C'è modo e modo di essere mostruosi. E ognuna di queste tre lo è a modo suo, con una personalità ben definita. La Diavel è la classica ragazzaccia con abiti succinti, stivaletti e braccialetti borchiati pronta a scatenarsi ogni volta che esce dal box. All'opposto la V-Rod, tutta precisa nel suo elegante vestito nero che le fascia una silhouette da modella, con il trucco leggero e tutti i gioielli in vista portati con classe. Più abbondante la VMAX, che con le sue forme e la generosità del suo V4 ricorda una prosperosa "big mama", sempre pronta a tirarti fuori dai guai col consiglio giusto, ma anche ad alzare la voce se ce n'è bisogno. E il quattro cilindri Yamaha di voce ne ha: più si va forte e più gli scarichi gridano. La velocità massima è autolimitata a 220,8 km/h, che si raggiungono in soli 12,5 secondi. Impressionante. È un razzo, con la "forza g" che ti schiaccia al sellone. Se non fosse per quel "blocco", questa V4 sul dritto farebbe ciao ciao a tutti. Merito della buona trazione e dell'elasticità pazzesca del motore, che non fa mai una piega, un calcetto, una smorfia, anche quando si riprende il gas sotto i duemila giri. Una caratteristica che permette di gestire le prestazioni esuberanti anche sui fondi scivolosi per le prime piogge o per il fogliame. Con la dovuta circospezione nel maneggiare il gas, ovvio. Perché se il grip non è buono, tutta la buona trazione di cui dicevamo sopra, va a farsi benedire... Con un antislittamento elettronico, saremmo stati più tranquilli: la VMAX è già impegnativa nelle manovre (dove lo sterzo tende a "cadere") e nel misto stretto, con quella ciclistica che odia le manovre brusche, ritrovarsi anche a gestire i suoi 300 kg in un'intraversata improvvisa è un'esperienza non proprio consigliabile.

Welcome elettronica

Un rischio che sulla Diavel diventa accettabile, grazie al massiccio uso di elettronica: ABS, controllo di trazione (DTC), antisaltellamento e tre mappature per la gestione del motore (tra cui la Urban con soli 100 CV e il DCT posto sul valore più invasivo) sono proprio quel che ci vuole. Con l'implementazione del Ride by Wire, poi, il twin bolognese ai bassi regimi è parecchio trattabile, anche se non tanto quanto il V4 giapponese, che pure lui ha l'acceleratore RBW. Quel che colpisce di più, della Diavel, è che si guida davvero bene, con la ciclistica perfetta per gestire quel motorone che è provocazione allo stato puro, proprio come il Diavolo. Ogni occasione è buona per farti sgarrare, una partenza bruciante per mettere in crisi il controllo di trazione, una pinzata esagerata per entrare per primo in rotonda o una scalata selvaggia da far andare in "corto" l'antisaltellamento. La Ducati è stabile sul veloce quanto un treno, solida di sospensioni (sulle buche si soffre), molto neutra nei trasferimenti di carico e ha un avantreno al quale ti concedi a occhi chiusi. Ed è pure agile nei cambi di direzione. In altre parole, non è solo una moto da dritto. Dove mette a nudo qualche limite è nelle curve accentuate: qui il gommone da 240/45 fa resistenza, ma basta forzare un po' e la piega è servita. Stessa caratteristica per la V-Rod, anche lei poggiata su una ancora più piatta 240/40 che fa ancora più muro. La lunghezza dell'americana le dona una stabilità sul veloce vicina a quella della bolognese, mentre il baricentro basso le permette di gestire bene i trasferimenti di carico e di essere maneggevole, anche in situazioni limite come il traffico cittadino. Insospettabile. Ovviamente, i tornanti non sono il suo pane e nei cambi di direzione la V-Rod non è rapidissima. Si rifà nelle curve più ampie, dove il suo equilibrio dinamico ti conquista, così come l'avantreno, sincero e comunicativo finché non si cerca il limite della piega e ci si ricorda quanto sia lontano e leggerino l'anteriore: nelle frenate impreviste, infatti, l'ABS entra in funzione prima ancora che sulla Yamaha (potente ed efficace nel gestirne la massa) e sulla sportiva Ducati (da riferimento il suo impianto). È anche vero che queste sono situazioni limite, per le quali l'americana non è stata pensata, ma che riesce comunque a interpretare con grande personalità. Insomma, piace sia per la sua immediatezza sia per il motore, meno potente delle rivali eppure così pieno di sorprese celate dietro una erogazione così lineare e progressiva che farebbe invidia a tanti motori da auto. Tra l'altro non va nemmeno piano e consuma qualcosa meno delle altre due assatanate. Con la Diavel che è un'idrovora solo se si spalanca il gas, mentre la Yamaha lo è quasi sempre. Lo è sempre stata, fin dalla prima edizione di fine Anni Ottanta. E dobbiamo dirle tutti grazie, per essersi inventata questo segmento così politicamente scorretto. Tutto il resto è noia.

Prestazioni

Il commento del centro prove

Il dato che più colpisce della Diavel non è tanto la velocità ai 1500 m (la Yamaha è autolimitata a 220,8 km/h e la H-D è molto meno potente), quanto i tempi di accelerazione e ripresa. Il bicilindrico Ducati tiene testa alla VMAX, che ha due cilindri, 481 cc e 38 CV più della bolognese. Oltre alle caratteristiche tecniche che donano al motore italiano un carattere prettamente sportivo, a fare la differenza qui sono anche i 54,5 kg in meno e l'elettronica, che garantisce grip e fluidità di erogazione. La VRod non riesce a competere sul piano delle prestazioni pure, ma non va certo piano. Sono le altre due a essere mostruose...

Curva di accelerazione

Ducati Diavel Carbon ABS, Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS, Yamaha VMAX

Condizione della prova

Cielo sereno
Vento 1 m/s
Temperatura aria aria 10°C
Pressione atmosferica 1006 mb
Temperatura asfalto 12°C

Rilevamenti

 
Ducati Diavel Carbon Red
Ducati
Diavel Carbon ABS
Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS
Harley-Davidson
V-Rod VRSCF Muscle ABS
Yamaha VMAX
Yamaha
VMAX

RILEVAMENTI

Velocità a 1500 m con partenza da fermo (tempo) 249,9 km/h (27,9 s) 217,8 km/h (31,5 s) 220,8 km/h (29,2 s)

ACCELERAZIONE

0-400 m 11,0 s (207,6 km/h) 12,3 s (179,7 km/h) 11,0 s (213,1 km/h)
0-1000 m 20,5 s (240,0 km/h) 23,1 s (210,7 km/h) 21,0 s (220,8 km/h)
0-90 km/h 2,9 s (34,3 m) 3,3 s (42,9 m) 3,1 s (37,9 m)
0-130 km/h 4,4 s (80,6 m) 5,9 s (121,1 m) 4,7 s (84,6 m)

PROVA SORPASSO (nella marcia più alta)

80-130 km/h 4,5 s (133,3 m) 6,1 s (181,4 m) 4,7 s (135,1 m)

FRENATA (compreso tempo di reazione convenzionale pari a 1 s)

130-80 km/h 2,2 s (71,1 m) 2,4 s (76,9 m) 2,3 s (73,5 m)
50-0 km/h 2,3 s (23,0 m) 2,4 s (25,0 m) 2,4 s (22,6 m)

CONSUMO

Urbano 12,8 km/l 12,6 km/l 11,5 km/l
Extraurbano 14,3 km/l 15,3 km/l 13,5 km/l
Autostrada (130 km/h indicati) 13,9 km/l 14,8 km/l 12,7 km/l

PESO

In ordine di marcia e serbatoio pieno 236,5 kg 306,0 kg 291,0 kg
Distribuzione masse senza conducente (% ant./post.) 50,5/49,5 46,5/53,5 46,5/53,5
Distribuzione masse con conducente (% ant./post.) 46,0/54,0 45,5/54,5 42,0/58,0

Pagelle

 
Ducati Diavel Carbon Red
Ducati
Diavel Carbon ABS
Harley-Davidson V-Rod VRSCF Muscle ABS
Harley-Davidson
V-Rod VRSCF Muscle ABS
Yamaha VMAX
Yamaha
VMAX

In sella

Sono tutte comode, anche se: la Ducati ha gli scarichi troppo vicini alle pedane, la V-Rod lascia il busto troppo scoperto, la VMAX è tanto tanto larga.
3.5
3.5
3.0

Comfort

Meno peggio del previsto. La Yamaha filtra meglio i colpi, seguita dalla H-D. Sulla Ducati si sta bene, ma le sospensioni sportive sono belle toste.
2.5
3.0
3.5

Dotazioni

La Diavel fa bingo con ABS, controllo di trazione, antisaltellamento e 3 riding mode di serie. Discrete le rivali, con ABS e frizione antisaltellamento.
4.5
3.0
2.5

Qualità percepita

Elevatissima su tutte, soprattutto su Ducati e Yamaha con i loro dettagli satinati e le loro raffinate colorazioni opache.
4.5
4.0
4.5

Capacità carico

Se vostra moglie vi caccia e dovete fare i bagagli... sappiate che Ducati, H-D e Yamaha hanno previsto una linea di borse morbide, optional.
2.0
2.0
2.0

Motore

Vanno tutte forte, ma non nello stelsso modo: dolce la V-Rod, possente la VMAX, aggressiva la Diavel. Mezza stella in meno per la H-D perché ha "solo" 122 CV.
4.5
4.0
4.5

Trasmissione

La Ducati ha il cambio più preciso e veloce, seguito dal 5 marce H-D (la frizione è poco dosabile). Chiude Yamaha, con il comando a pedale gommoso.
4.0
3.0
2.5

Sospensioni

Sostenute e sensibili alle regolazioni sulla Diavel. Progressive e più morbide quelle della V-Rod e della VMAX, che soffrono nella guida sportiva.
4.5
3.5
3.5

Freni

Se amate le staccate all'ultimo metro, Diavel su tutte. La V-Rod è la meno aggressiva per evitare bloccaggi improvvisi; la VMAX è una via di mezzo.
4.5
3.5
4.0

Su strada

La Diavel le suona a tutte, in mani esperte anche a qualche naked. Segue la V-Rod per la discreta maneggevolezza. La VMAX è sincera, ma pesa tanto.
4.0
3.0
3.0

Versatilità

La loro missione è stupire, tutto il resto è grasso che cola. Un giro lungo? Sappiate che la VRod non ripara dall'aria, la Diavel scalda e la VMAX beve.
2.5
2.0
2.5

Prezzo

Diamo un voto basso alla Yamaha perché ha la stessa dotazione dell'H-D, costando molto di più. Bene (si fa per dire) la Ducati che offre tanto di serie.
2.5
2.5
2.0

Gallery

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