Rinasce la Laurin & Klement Slavia B: la prima moto Skoda, un secolo più tardi

In pochi sanno che la storia di Škoda comincia con le due ruote. L’azienda ceca non si chiamava ancora così, ma le sue radici affondano sino alla fine dell’800, sotto il nome di Laurin & Klement, costruttore di bici e di rudimentali motociclette. Uno dei modelli passati alla storia è la Slavia B, che oggi, oltre 120 anni più tardi, viene reinterpretata in versione concept ultra futuristico. Per ora, solo su un foglio di carta, pardon, sullo schermo di un pc.

È opera di Romain Bucaille, designer francese normalmente impegnato sugli esterni delle automobili Škoda, eccezionalmente dedicato ad una moto. Moto che sono in realtà la sua altra grande passione: “Ho voluto creare qualcosa di unico che tornasse indietro sino alle origini del marchio. Lavoro quotidianamente sulle auto, ma siccome amo anche le moto, disegnarne una è stata davvero una ventata d’aria fresca”.

Come anticipato, la Slavia B del 21° secolo è pura teoria, nulla di concreto che vedremo presto sulle nostre strade. Vale comunque la pena parlarne, perché è un pezzetto della storia Škoda riportato alla luce e in ogni caso uno sforzo artistico degno di nota.

La posizione di guida è quella di una café racer, e proprio così viene presentata; le linee sono pulite e a caratterizzarla c’è un insolito vuoto dove in una normale moto c’è il motore. Il pensiero dietro alla Slavia B è quello di una moto elettrica, non ci piove, ma alcuni elementi la riportano indietro nel tempo: il borsello porta attrezzi in cuoio incastonato sotto al “serbatoio”, la sella, anch’essa del colore del cuoio e quasi fluttuante sopra la ruota posteriore. Ma le immagini parlano meglio delle parole.

Com’è interessante questo concept, lo è la storia dietro all’originale Laurin & Klement Slavia B, motocicletta prodotta dal 1899 che era più che altro una bicicletta con installato un motore termico. 240 cc raffreddato ad aria, 1,75 cavalli e una velocità di punta di 40 orari. Non c’era un cambio, la ruota dietro era collegata direttamente ad una puleggia esterna all’albero motore tramite una cinghia, mentre venivano mantenuti i pedali, utili all’avviamento e come fonte aggiuntiva di propulsione. Fu costruita fino al 1904 in 540 unità.

Affascinante anche l’aneddoto che lega la Slavia B al mondo delle competizioni. Nel 1901 prese parte con Narcis Podsedníček, pilota “ufficiale” dell’epoca, alla Parigi-Berlino, impegnativa gara di durata che vide al via dieci motociclette, ma solo una al traguardo: la Slavia B di Podsedníček.

La Slavia B del 2025 è nata come bozzetto su carta: “il bello della carta è che puoi disegnare sempre e ovunque, non servono un tablet né un computer”, queste le parole del designer Romain Bucaille. Solo in seguito è diventata un modello in tre dimensioni. Un passo successivo, ovvero un concept concreto e tangibile, è tuttavia per il momento difficile da immaginare.