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Harley-Davidson: abbiamo provato IL Nightster

Carlo Pettinato il 15/04/2022 in Anteprime
Harley-Davidson: abbiamo provato IL Nightster
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La Casa di Milwaukee lancia un nuovo modello con motore Revolution Max da 975 cc. Ecco com'è fatto e le nostre impressioni dopo la prima prova

Harley-Davidson: abbiamo provato IL Nightster

In Harley lo chiamano “il Nightster”, con quell’articolo maschile che in una moto lascia sempre pochi dubbi sul tipo di personalità. È il fratellino della Sportster S, rispetto alla quale è anche molto meno di rottura, pur conservando numerosi elementi di originalità, come il motore portante o il finto serbatoio che cela l’airbox, mentre quello vero (da 11,7 litri, un vero peanut) è sotto la sella.

In generale, però, il design è senz’altro più classico rispetto alla Sportster S; ruote, parafanghi, cupolino, serbatoio, sella: tutto è sì moderno, ma ben più nel solco della tradizione H-D. La silhouette è rispettosa di quella della Nightster 1200, ma ben più bassa: le masse sono più accentrate e la guidabilità dovrebbe essere tutt’altra, grazie anche alle prestazioni del motore Revolution Max 975T, la versione piccola della piattaforma a V di 60° raffreddata a liquido di cui s’erano un po’ perse le tracce. La potenza è di 90 CV a 7.500 giri/min, con 95 Nm di coppia a 5.000 giri/min.

UN MOTORE RICONOSCIBILE

Ancor più che sulla Sportster S, dunque, qui il motore cerca di creare una nuova identità visuale per Harley-Davidson. È verniciato in nero, con carter e cilindri in grigio a contrasto; l’esterno è pulitissimo, con gran parte delle tubazioni del liquido di raffreddamento integrata nel basamento, per tenerla nascosta alla vista. Anche le condutture dell’olio sono sospese all’interno delle teste. Il radiatore del raffreddamento a liquido è piccolo e ben occultato, e una serie di coperchi e coperchietti richiamano quelli degli elementi tecnici tipici delle defunte Sportster ad aria; anche l’airbox è come detto nel finto serbatoio, ma sul lato destro è stato conservato un elemento che richiama nella forma quello delle Sportster.

La personalità del motore è affidata ai perni di manovella sfalsati di 30°, che uniti all’angolo di 60° tra i cilindri determinano una fasatura di 90°; lo scarico è 2-in-1 e non più 2-in-2 come sulla vecchia Nightster 1200. Il Revolution Max 975T è peraltro un motore del tutto moderno, che ospita al suo interno numerosi trattamenti antiattrito oltre a due alberi di equilibratura: uno primario nel carter e uno secondario nella testa anteriore. Il cambio a 6 marce è integrato, la frizione antisaltellamento e assistita.

SPECIFICHE E DOTAZIONI

Come sul Revolution Max 1250, la distribuzione è bialbero quattro valvole, ma solo quelle di aspirazione sono gestite con fasatura variabile (sul motore 1250 entrambi gli assi a camme sono VVT); quelle di scarico contengono sodio per migliorarne il raffreddamento. Al centro della V c’è un doppio corpo farfallato da 50 mm montato verticalmente. Le teste sostengono sezioni del telaio, che non esiste più in senso tradizionale. A quella anteriore è collegata la forcella Showa non rovesciata da 41 mm, mentre a quella posteriore il doppio ammortizzatore a vista, soluzione più classica rispetto all’unità singola nascosta della Sportster S, come classico è il forcellone a sezione quadrata. Più classica anche la scelta delle ruote e degli pneumatici: 100/90-19” anteriore (contro il 160/60-17” della S) e 150/80-16” posteriore. Freni Brembo con anteriore a disco singolo da 320 mm e pinza assiale a 4 pistoncini, posteriore da 260 mm e pinza monopistoncino, e sempre rasoterra la sella, posta ad appena 698 mm.

Dal punto di vista elettronico, la… pardon, il Nightster offre l’avviamento keyless, l’ABS, il traction control e il controllo del freno motore, non cornering visto che non c’è a bordo una piattaforma inerziale. Il tutto è organizzato nei 3 riding mode Road, Sport, Rain, mentre la strumentazione è composta da uno strumento circolare singolo con display LCD integrato.

COLORI E PREZZI

Ultra-classica la gamma cromatica, con le sole tre opzioni nero, grigio o rosso limitate, peraltro al (finto) serbatoio. In compenso c’è naturalmente già disponibile uno sterminato catalogo accessori per la personalizzazione, la protezione e la capacità di carico: dai manubri alle pedane avanzate. I prezzi sono quelli, più competitivi, del nuovo corso Harley: si parte da 15.400 euro per il nero per arrivare ai 15.700 della verniciatura Pearl.

 

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>>>UPDATE<<<

IL NIGHTSTER VISTO DA MOLTO VICINO: IL PRESS-TEST

A pochi giorni dalla presentazione online siamo andati a provarla… Dal vivo del nuovo Nightster colpisce immediatamente il suo V60 raffreddato a liquido, un punto di rottura con le vecchie generazioni cui non abbiamo ancora fatto l’abitudine. Il propulsore, pur senza le classiche lamelle di raffreddamento, rimane elemento centrale anche dal punto di vista estetico e caratterizzante per tutte le moto del marchio.

Il livello medio delle finiture è buono, ma pecca in alcuni dettagli che sembrano trascurati. Sul lato sinistro della moto, soprattutto dietro al radiatore, rimangono a vista alcuni cavi e connettori che si sarebbero potuti nascondere con poco.

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COME VA

Già dal primo contatto la moto è comoda, le pedane non sono eccessivamente avanzate, così come il manubrio. La triangolazione manubrio-sella-pedane non stanca nemmeno se si supera il metro e ottanta. Sul lato destro però si percepisce subito la presenza del cilindro posteriore a contatto con l’interno del ginocchio e della coscia. Nulla di particolarmente fastidioso, anzi, ci si fa ben presto l’abitudine, ma in giornate calde, magari fermi in sosta o al semaforo, probabilmente il calore si farà sentire.

All’avviamento le vibrazioni sono contenute e la nota di scarico è sorprendentemente educata. La sella bassa aiuta nelle manovre da fermo. Appena partiti si nota una buona manovrabilità, anche in città e a basse velocità. Nel traffico ci si destreggia bene, aiutati ancora una volta dai piedi che toccano bene a terra. Avventurandosi tra le curve il Nightster sfodera una buona maneggevolezza, scende in piega tondo e lineare. Nonostante non sia una moto sportiva, in montagna e in collina sa far divertire. Sui dossi e sulle asperità dell’asfalto il comfort a livello delle sospensioni è più che discreto.

IL CUORE SOTTO LA LENTE

Il suo motore, il Revolution Max 975T (T per torque, coppia) a dispetto del nome non colpisce per la forza ai bassi. Anzi, è piuttosto vuoto fino ai 4000 giri. Ai medi e agli alti tuttavia trova brio e la spinta è buona. Nel guidato, se ci si vuole dare una mossa, vanno usate sempre marce corte, seconda e terza. Questo dovuto anche alla rapportatura finale piuttosto lunga. In tangenziali e autostrade si riesce infatti a viaggiare a velocità sostenute ad un regime decisamente rilassato, un netto punto a favore per chi intenda usare la Nightster per spostamenti anche non brevi. In città sarà invece un continuo prima-seconda.

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COME TU MI VUOI

Approfondimento dedicato meritano i tre riding mode offerti dal Nightster, Sport, Road e Rain. Questi influiscono sull’erogazione, sul freno motore e sull’intervento di ABS e controllo di trazione. Le differenze tra le varie opzioni sono ben marcate, soprattutto in quanto a carattere del motore. La prima modalità è quella che offre tutti i 90 CV del V60, che riesce così a esprimersi al meglio e invita a girare un po’ di più il polso destro. Risulta però troppo invasivo il freno motore, si fatica a trovare fluidità nei tratti in cui si debba aprire e chiudere continuamente il gas. Nella modalità Road questo effetto cala, ma cala anche la prontezza all’apertura del gas. L’opzione Rain poi è fin troppo blanda, toglie davvero tanti CV, più di quanto sia realisticamente necessario in condizioni di asfalto bagnato.

Capitolo freni: il singolo disco anteriore da 320mm fa quel che può per fermare una moto che, in assoluto, non è un peso piuma. Serve qualche chilometro per farci l’abitudine e capire il necessario spazio di frenata, perché appena saliti in sella, se abituati a moto con impianti più performanti, questo sembra un po’ sottodimensionato.

Nel complesso, comunque, non è una moto per correre, e di questo va tenuto conto. Ogni aspetto va messo in relazione alla destinazione d’uso della moto, e questa non è e non vuole essere una moto sportiva. La Nightster rievoca la Sportster, grande classico della casa di Milwaukee che nei decenni ha fatto innamorare e ha mosso generazioni. Riuscirà la nuova arrivata a replicarne il successo che dura da 65 anni? Staremo a vedere, di certo è un altro passo della rivoluzione Harley-Davidson.

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