Moto & Scooter
Il CE 04 e il FUTURO dello stile BMW
Intervista al capo dello stile BMW Edgar Heinrich, che ci spiega cosa sta succedendo a Monaco in piena svolta elettrica
Una vita in BMW, tranne una breve parentesi a Bajaj tra il 2009 e il 2012, Edgar Heinrich è a capo dello stile di BMW Motorrad da giugno 2012. Appassionato di meccanica e laureato in design industriale, Heinrich sta imprimendo una direzione nuova allo stile BMW dopo gli anni dell’asimmetria e del minimalismo di David Robb.
Il primo grande progetto di Heinrich è stato la NineT, che poteva far pensare a un percorso un po’ nostalgico per la Casa dell’elica; ma Heinrich non è incline alla nostalgia: è semplicemente un designer che cerca con intelligenza risposte appropriate a domande diverse. Il fatto è che nel caso dei veicoli elettrici queste risposte sono così spiazzanti che abbiamo voluto capirne di più, prendendo spunto dall’arrivo del CE 04.
stiamo cercando di rendere emozionante la mobilità elettrica e mantenere il DNA di BMW allo stesso tempo
il CE 04 ha proporzioni diverse da qualunque altro scooter e possiede un certo grado di sportività senza scimmiottare le moto sportive
Edgar, per la prima volta vediamo un grosso cambiamento non solo nelle superfici, ma nelle proporzioni del veicolo. È una cosa specifica per il CE 04 o qualcosa a cui dovremo abituarci per il futuro?
“Avremmo potuto replicare le proporzioni di uno scooter a benzina, ma se hai a disposizione una nuova tecnologia che senso ha restare legati ai vincoli della tecnologia precedente? Per questo veicolo siamo davvero partiti da un foglio bianco. E volevamo che questa novità tecnologica si rispecchiasse all’esterno: abbiamo cercato di tradurre in superficie questa nuova struttura, farla percepire quasi a livello di pancia, non razionalmente. Anche se stiamo sempre parlando di uno scooter.”
Finora gli scooter potevano avere un aspetto classico-rétro o un aspetto sportivo. Il CE 04 apre un nuovo filone che potremmo dire “d’avanguardia”.
“Sì, abbiamo analizzato il linguaggio formale di tutte le categorie di veicoli a due ruote e gli scooter sono definiti dalla loro praticità, che porta ad avere invariabilmente una struttura di un certo tipo – gonfia al posteriore e più leggera davanti – e superfici di un certo tipo. Grazie all’architettura elettrica e con la nuova collocazione di batteria, motore ed elettronica si è liberato spazio al centro senza necessità di gonfiare il posteriore: il risultato è il CE 04, che ha proporzioni effettivamente diverse da qualunque altro scooter e possiede ad esempio un certo grado di sportività senza scimmiottare le moto sportive”.
per essere veramente emozionante, qualcosa deve coinvolgere tutti e cinque i sensi
Ci saranno sempre persone attaccate alla tradizione, ma ci sarà sempre anche un gruppo di persone pronte ad abbracciare un nuovo approccio
Questa struttura è stata ispirata alle moderne auto elettriche?
“Le auto elettriche di oggi, con le batterie nel pianale e i motori sugli assi, possono permettersi di avere le ruote molto distanti fra loro, con grande abitabilità interna e bassi sbalzi dei parafanghi. È qualcosa che in passato era molto, molto difficile da ottenere. Con il CE 04, ma anche il CE 02 e l’Amby, stiamo cominciando a esplorare le possibilità offerte da una struttura alternativa a quella tradizionale.”
Non pensate che anche se il vincolo tecnico è caduto ci sia un vincolo costituito da quel che la gente si aspetta a livello visivo?
“Ci saranno sempre persone attaccate alla tradizione, ma ci sarà sempre anche un gruppo di persone pronte ad abbracciare un nuovo approccio. Ci sono innovatori e conservatori in ogni campo, sappiamo che è così e non ci sono problemi per noi: avremo una risposta per tutti”.
Avete dichiarato che per la mobilità urbana d’ora in poi le vostre proposte saranno solo elettriche, e che anche in campo moto dovremo aspettarci sempre più elettrici. Queste vostre proposte saranno tutte così spiazzanti?
“Bisogna distinguere tra le moto e gli scooter. Il motociclista vuole vedere e sentire le parti meccaniche e tecniche. Lo scooterista no, per lui sono un fastidio. Ogni segmento ha il suo proprio linguaggio formale, che bisogna rispettare; ma all’interno di questo linguaggio c’è spazio per innovare.”
Parliamo allora delle future moto elettriche di BMW. La perdita del motore, su cui si basava gran parte della personalità di ogni Casa e modello, non sarà un problema?
“Le moto sono da sempre state definite in larghissima misura dal loro motore, che è il cuore di ogni moto. La gente lo sa e gli sforzi delle aziende si concentrano in questo campo, per arricchirlo di dettagli visivi, sonori e di comportamento che trasmettano emozioni. Se ora prendi un noiosissimo pacco batterie, un motore da lavatrice e li metti in una moto, cosa succede? Non soddisfi più questi bisogni emotivi. Questo è un problema che stiamo cercando di affrontare con i nostri concept; come il Vision DC Roadster, che vuole tradurre in termini emotivi quello che c’è di tecnologico dentro attraverso parti in carbonio, alettature, persino un albero cardanico a vista. Abbiamo messo all’esterno le ventole di raffreddamento della batteria, ma è la stessa cosa che Max Friz fece un secolo fa col primo boxer della R32: spostare le parti calde nel flusso dell’aria. È un percorso che ha a che vedere con il linguaggio formale, stiamo cercando di rendere emozionante la mobilità elettrica e mantenere il DNA di BMW allo stesso tempo”.
Non si rischia di fare la fine dei cellulari, che sono tutti uguali?
“Io penso che per essere veramente emozionante, qualcosa debba coinvolgere tutti e cinque i sensi. Il cellulare ci riesce molto poco, per cui non tocca le stesse corde profonde a cui riesce ad arrivare la moto. Non vedo questo pericolo, anche per il futuro”.
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