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Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

Christian Cavaciuti
di Christian Cavaciuti il 10/04/2020 in Moto & Scooter
Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)
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Presentata come prototipo a Eicma, l’elettrica che sembra una moto a benzina nata da una startup torinese è pronta per i primi test su strada e in pista

Quando nella seconda metà del secolo scorso gli etologi iniziarono a studiare i meccanismi dell’affettività animale, presero dei giovani macachi e li tolsero alle loro madri (gli etologi sanno essere decisamente crudeli).Le scimmiette avevano a disposizione due simulacri di madre: una specie di manichino di ferro, provvisto di capezzoli per l’allattamento, e un altro ricoperto di pelliccia ma senza latte. L’esperimento mise in luce che le scimmie passavano con il manichino di ferro il minimo del tempo necessario a mangiare, per stare poi molto più a lungo con il manichino di pelliccia dove trovavano, passateci il termine, un po’ di “calore umano”.

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

Emula

Concept Bike

L'importanza delle emozioni

Questo per dire che perlomeno nei mammiferi, le esigenze pratiche e materiali sono solo una parte della questione. Bisogna tener conto anche dei loro bisogni emotivi, e cent’anni di motociclette a benzina ci hanno abituato ad aspettarci certe cose: rumori, vibrazioni e persino odori che fanno gran parte dell’esperienza motociclistica. Quanta parte? Diremmo ben più della metà: per quanto la ciclistica e l’elettronica ci mettano del loro, le sensazioni quando si guida una moto arrivano – direttamente o indirettamente – in larga parte dal motore a scoppio. Senza di quello puoi anche andare fortissimo, ma la perdita delle sensazioni che da lì arrivano renderà la tua esperienza in sella davvero molto diversa.

Prima o poi a quella esperienza ci abitueremo, ma è indubbio che nel processo andrà persa una larga parte dell’identità delle moto, e delle stesse aziende che le producono. Siamo così abituati ai motori che parliamo di “personalità”, e sui loto motori le aziende hanno costruito identità e “heritage”, arrivando a brevettare il sound di scarico come nel caso arcinoto di Harley-Davidson.

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

La Harley-Davidson LiveWire è stata studiata per avere un rumore di trasmissione tutto suo, e da ferma produce una leggera "pulsazione". Ma siamo lontani dall'esperienza di un classico motore H-D

Il caso LiveWire

Arrivata al momento di realizzare la sua prima moto elettrica, la LiveWire, Harley-Davidson si è posta il problema di come trasferirle la propria identità “meccanica”. Dopo molti tentativi, a Milwaukee hanno optato per quello che loro chiamano "il battito cardiaco”, una lieve pulsazione che si avverte solo da fermi come se tra le gambe ci fosse un motore con bielle e pistoni che sonnecchia a mille giri al minuto, non il rotore perfettamente immobile di un elettrico a magneti permanenti.

Il battito cardiaco della LiveWire è un po’ come il manichino coperto di pelliccia: da un punto di vista razionale è perfettamente inutile, ma risponde a esigenze umane fondamentali. Le esigenze emotive. Harley aveva sperimentato anche soluzioni alternative, come una registrazione del classico “potato-potato” da diffondere attraverso altoparlanti; ma nessuno dei tentativi fatti aveva convinto gli americani.

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

Boring (noioso) per la classica guida elettrica monomarcia e senza suoni e vibrazioni. McFly per riprodurre le sensazioni di un motore a scoppio. Ecco l'esperienza di guida Emula

Da Torino con rumore

A volte la risposta a una domanda arriva da direzioni inaspettate. Ad esempio da un team di ragazzi torinesi con una solida esperienza in ambito auto e una certa passione per i videogiochi e i simulatori. I ragazzi si chiedono se non sia possibile portare un po’ di quella esperienza “immersiva” e realistica garantita dai moderni videogame su una moto elettrica vera e propria, facendola comportare “come se” avesse un motore a pistoni. Fornendo cioè un’anima (a benzina) a una creatura elettrica: la Emula.

La Emula è l’equivalente a due ruote di un androide, e non sfigurerebbe a Westworld. È stata presentata come una sportiva elettrica ad alte prestazioni (250 km/h di velocità massima e accelerazione 0-100 km/h in meno di 3 secondi), ma la cosa interessante è la sua capacità di “emulare” altre moto, in particolare una 125 2T a potenza libera degli anni 90, una 600 sportiva a 4 cilindri o una sport-tourer 800 bicilindrica. Perché queste e non altre? Perché per essere realistica, l’emulazione deve riferirsi a moto dalle prestazioni non superiori a quelle permesse dalla piattaforma elettrica di partenza: la centralina di controllo può modulare e ridurre la coppia e potenza massima disponibili, non ovviamente ottenere di più (per la Panigale V4 c’è ancora da aspettare, insomma).

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

Le prime tre "mappe" che sono state messe a punto riproducono un bicilindrico 250 2T del 1989, un 4 cilindri 600 del 1999 e un twin 800 del 2004: sapete indovinare di quali moto si tratta?

In tutto e per tutto

E cosa riguarda l’emulazione? Tutto. Qui sta ovviamente l’aspetto interessante: i ragazzi di 2electron – la startup che ha sviluppato il progetto – hanno misurato le tre moto che volevano emulare come un team di CSI, e le hanno riprodotte in dettaglio: il sound ma anche le vibrazioni, le curve di coppia e potenza ma anche la rapportatura.

Emula infatti è una classica sportiva elettrica monomarcia (come una Energica per capirci), ma “vestita” da sportiva tradizionale con tanto di cambio e frizione. Che meccanicamente non esistono, ma sono emulati realisticamente come nei videogame: la frizione ha la sua resistenza e il suo punto di attacco, il cambio ha un feedback negli innesti e una rapportatura analoga a quella delle moto originali (la 125 2T arriva a 170 km/h, per esempio).

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

La frizione e il cambio della Emula non esistono dal punto di vista meccanico. Ma a tutti gli effetti è come se ci fossero: il feeling e gli effetti del loro azionamento sono assolutamente realistici

Visceralmente tua

La Emula riproduce così tutte le caratteristiche “di pancia” dei modelli che ha in memoria: curva di coppia, rapporti, freno motore, sound meccanico e di scarico (attraverso degli altoparlanti collocati sotto la carena, ma che possono anche essere esclusi inviando il segnale audio direttamente all’interno del casco) e persino le vibrazioni, che riproducono in frequenza e in fase quelle dei tre motori simulati. La loro generazione è affidata a un dispositivo sottosella simile a quello usato sui controller dei videogame: simile, non identico perché le esigenze di peso e ingombro sono diverse rispetto a quelle di un simulatore, per cui è stata sviluppata una versione dedicata.

Quindi Emula nasce e può essere guidata come una “normale” moto elettrica monomarcia, senza frizione e senza rumori e vibrazioni. Ma a comando può comportarsi come una cara vecchia moto a benzina (o a miscela), attivando una serie di dispositivi (emulatore di erogazione potenza, suono, vibrazioni, cambio e frizione) razionalmente inutili… ma che fanno la differenza in termini di emozione.

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)

Cosa vuoi guidare oggi? Ecco la domanda che la Emula potrebbe fare ogni mattina ai suoi proprietari. Niente male...

Il mondo nuovo... ma non troppo

Che scenari apre questa tecnologia, brevettata e battezzata “McFly” come il protagonista di Ritorno al Futuro? Moltissimi. Quello più ovvio è la possibilità per le Case di offrire moto elettriche ben più contestualizzate nella loro storia e nella loro gamma attuale di quanto sia avvenuto finora, e di gestire in modo più dolce e progressivo il passaggio dall’era del petrolio all’era del post-petrolio (qualunque essa sia).

Ma c’è anche la possibilità di “scaricare” nuovi comportamenti e provare esperienze nuove senza necessariamente cambiare moto, un po’ come se fosse un altro gioco per la PlayStation. E c’è la possibilità per un genitore di mandare in giro il figlio sedicenne con una 125 4T per poi uscire la sera con la sua 750. E se parliamo di gare le opzioni sono ancora tutte da esplorare, ma la possibilità di cambiare il comportamento della moto in corsa sollecita naturalmente la fantasia...

Innestare i geni dei videogame su una moto elettrica è insomma una operazione di ingegneria genetica dalle potenzialità enormi, impreviste e in gran parte ancora da esplorare. Poi la vita, specie su due ruote, è sempre difficile e non tutte le idee promettenti hanno seguito; ma chi non sarebbe curioso di provare una Emula?

Emula: l'elettrica con un’anima (anzi 3)
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  • mamo5527
    Bravi.... Mi si chiude lo stomaco a pensare di mettere il sedere su una moto che non abbia sotto il serbatoio ALMENO 3 cilindri e 130 CV, ma apprezzo questo tentativo di usare tanta tecnologia per agevolare un approccio e un certo passaggio agli irriducibili come me. Non credo nell'elettrico ne' per auto di massa e ancor meno per le moto: è una mia opinione legata soprattutto alla completa mancanza di disponibilità sul territorio dell'energia elettrica equivalente per reggere l'utenza attuale, tuttavia la ricerca e le idee innovative devono essere sempre sostenute.
  • Paolo Salvatore
    Che enorme sciocchezza spendere tanto denaro per andare incontro ad esigenze di pochi e che dureranno il tempo di abituarsi alle nuove moto.