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Auto VS Moto: parenti serpenti

Federico  Garbin
Federico Garbin il 10/12/2018 in Moto & Scooter
Auto VS Moto: parenti serpenti
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Un’auto da corsa con il motore di una moto da strada: una libidonosa follia che va fortissimo e con cui ci si può divertire, ma solo in pista

Il grido della Wolf si alza sul rettilineo di Vairano. È alle mie spalle e, anche se in uscita di curva mi sembra di percepirlo appena più lontano, ogni volta che chiudo il gas per prepararmi alla staccata questa voce prepotente torna a rimbombarmi nelle orecchie, sovrastando il ruggito della Aprilia RSV4 RF che sto cavalcando. Scendo in piega svelto, come questa moto permette, e con la coda dell’occhio vedo quell’alettone minaccioso e quel muso appuntito ancora più vicini.

Fuggire, accelerando

Cerco di fuggirli accelerando - mi sento come Dennis Weaver in Duel - ma no, non c’è verso. Non riesco a seminarla. Mi faccio da parte: “Allora vai avanti tu”, penso fra me e me. Sul lungo rettilineo sono lì, attaccato: la potenza è la stessa ma il peso mi avvantaggia e la moto allunga di più, superando (e di molto) i 240 km/h di velocità massima dell’auto.

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Una sfida leggendaria

Ma quando è il momento di prendere i freni in mano non c’è storia: la velocità di ingresso in curva della Wolf sembra doppia e anche in percorrenza la differenza è abissale. A vederla da dietro, questa monoposto, fa ancora più impressione: osservarla scartare a destra e sinistra nelle chicane, come fosse vuota e al tempo stesso ancorata al suolo, mette i brividi. Non riesco a tenere il passo: forzo la frenata, cerco di fare meno strada possibile e limare dove c’è da limare, ma nulla. Dove io devo iniziare a scalare e staccare, Cristian può innestare un’altra marcia.

 

Tanta Aprilia RSV4 qui

Ci sono 192 CV a 12.500 giri per 380 kg. Ma ancora più impressionanti sono i tempi con cui questa macchina ha girato al Mugello: 1:44,7 poco meno di due secondi sotto il record di Valentino Rossi. E non c’entra nulla la potenza: sotto la scocca in fibra di carbonio si nasconde infatti un motore identico a quello dell’Aprilia RSV4, modificato nell’impianto di scarico e, ovviamente, nella trasmissione. Persino l’airbox è originale. “Il nostro obbiettivo è raggiungere la massima affidabilità: su un mezzo da corsa è la cosa più importante perché ti permette di affrontare un’intera stagione senza lavori importanti, quindi senza grosse spese. E tra test, qualifiche e gara, sono molti i chilometri che si è chiamati a fare con il motore ai massimi giri, ed è meglio non avere problemi. In questa configurazione siamo arrivati ad una percorrenza di 2.000 km senza revisioni importanti, ma il nostro obbiettivo è raggiungere i 3.000, 3.200 km”. Queste sono le parole di Maurizio Bellarosa, team principal di Wolf Racing Cars. 

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Lei si avvicina minacciosa, con quel muso appuntito. Cerco di fuggire, ma non c’è verso. Mi sembra di essere nel film “Duel”...

Buon sangue non mente

La Wolf GB08 Thunder del Team Giudici è ferma sull’asfalto del circuito di Vairano, affiancata alla RSV4. Non sembrano nemmeno parenti: quattro ruote la prima, due l’altra. Solo il cuore è lo stesso, un cuore forte, nato per le corse, che alle corse è tornato. In una forma diversa, certo, ma sempre studiato per fermare il tempo. Il più in fretta possibile, sia chiaro.

 

Perchè è stata scelta l'Aprilia?

E cosa vi ha spinti a scegliere il V4 Aprilia? “Lo abbiamo scelto prendendo in considerazione il peso e le prestazioni; poi volevamo fornirci da una Casa che potesse darci supporto e loro non si sono tirati indietro. Sai, non sempre i produttori sono d’accordo a fornirti il loro propulsore per progetti non interni. E guarda, non si tratta di un motore economico, anzi, è uno dei più cari, ma siamo comunque molto contenti della scelta fatta”. Già, perché le prestazioni non mancano... “Si, anzi, abbiamo posto il limitatore a 12.500 giri proprio per limitare lo stress meccanico: in questa configurazione i cavalli sono 192 (la potenza max è di 201 a 13.000 giri, ndr). Il resto è praticamente originale, ad eccezione dell’elettronica, che è stata semplificata; abbiamo mantenuto solo quella per la gestione del motore, sfruttando i cablaggi originali e bypassando alcuni sensori. Abbiamo poi un differenziale senza autobloccante, molto compatto e leggero, e una retromarcia elettrica, come da regolamento”.

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Cristian Lancellotti, Direttore di Dueruote

Prima di salire in macchina la mia tensione era notevole: “Non riuscirò nemmeno a partire”, mi dicevo. Invece questa monoposto da corsa è riuscita a darmi confidenza, fin da subito. La posizione di guida è sdraiata, del tutto inconsueta per chi non è abituato, ma la visibilità è ottima. La cosa che più mi ha impressionato, sin dai primi metri, è la fluidità del propulsore Aprilia. Pensavo, come si pensa per ogni mezzo da corsa, che andando a spasso avrebbe sussultato almeno un po’, ma nulla. E tutto avviene in maniera così naturale che sono bastati un paio di giri per farmi sentire completamente a mio agio, come se l’avessi sempre guidata. Il cambio è perfetto, sia in scalata che in accelerazione, lo sterzo direttissimo: bastano pochi gradi per indirizzarla dove si vuole. Ho invece fatto più fatica a trovare il giusto feeling con l’impianto frenante: il pedale va schiacciato con forza. Ma quando ho capito che potevo entrare in curva con ancora i freni tirati e accelerare subito...

Cristian Lancellotti

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