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Cucciolo, quando le Ducati erano cinquanta

Redazione
dalla Redazione il 18/10/2018 in Moto & Scooter

Oggi Ducati è sinonimo di moto ad alte prestazioni, di corse, ma c’è stato un tempo in cui la sua celebrità era data da un piccolo motore, riscopriamo la storia del Cucciolo

Cucciolo, quando le Ducati erano cinquanta
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Quando pensiamo a Ducati pensiamo alle moto sportive, a quelle che hanno fatto la storia del Mondiale SBK, dalla 916 fino alla Panigale, e alle Desmosedici che dal 2003 corrono nella MotoGP.

Ducati è per la maggior parte di noi sinonimo di moto ad alte prestazioni, basti pensare alla gamma Multistrada, alla Diavel senza poi dimenticare il fenomeno delle Scrambler Ducati in tutte le sue cilindrate. Tornando indietro nel tempo visitando il sito Ducati per documentarci c’è stato un momento storico in cui il marchio Ducati era diventato celebre per le piccole cilindrate, ormai scomparse dal listino della casa di Borgo Panigale (basti pensare che oggi la più piccola nella gamma è la Scrambler Sixty2 con motore da 400 cc). Torniamo alla storia della Ducati e più precisamente alla metà del secondo conflitto mondiale, come scritto sul sito ufficiale, quando Aldo Farinelli (un progettista) sviluppò un prototipo di motore ausiliario da montare su una bicicletta: il Cucciolo.

 

Cucciolo, quando le Ducati erano cinquanta

La nascita del Cucciolo

Il progetto di Farinelli presentava numerosi vantaggi rispetto alla concorrenza, in particolare il ciclo a quattro tempi e il cambio a due marce che sfruttava appieno la potenza del motore.

Il Cucciolo, permise alla SIATA di riprendere la sua attività già nel maggio del '45, quando inaugura la nuova fabbrica in via Leonardo da Vinci a Torino, sorta a tempo di record sull'area della vecchia, danneggiata durante il conflitto. Il motore venne presentato alla Fiera di Torino. Trascorsi i primi mesi di commercializzazione del modello Tipo 1, fu subito evidente, visto l'elevato numero di richieste, che la S.I.A.T.A. non sarebbe riuscita a far fronte alla crescente domanda. È a questo punto che entra in scena la Ducati di Bologna.

Nel 1945 il complesso Ducati, già noto ed apprezzato per i suoi prodotti d'avanguardia nelle costruzioni radioelettriche e meccaniche di precisione, decise di ampliare il campo delle sue attività iniziando la costruzione del Cucciolo e rilevandone tutti i diritti di produzione.

 

Cucciolo, quando le Ducati erano cinquanta

Il debutto alla Fiera Campionaria di Milano

Nel marzo 1946 uscirono, così, i primi dieci motori Cucciolo Tipo 1, costruiti su concessione "S.I.A.T.A.", e presentati alla Fiera Campionaria di Milano nel settembre 1946. 

Nello stesso anno la Ducati sfornò il suo primo progetto originale, il T2. Fortemente influenzato dal progetto T1, il T2 aveva tuttavia fatto notevoli passi avanti per quanto riguarda efficienza e robustezza del motore e, soprattutto, nella logica costruttiva. Ad esempio, il cilindro era stato riprogettato in modo da essere amovibile ed era stata migliorata l'accessibilità del meccanismo di azionamento, la testa era stata modificata e la potenza aumentata. Il telaio era monotrave (davvero moderno!), aveva una grande flessibilità delle sospensioni, sia anteriore che posteriore. Il motore era montato a sbalzo.

Per il trasporto era previsto un robusto e confortevole portapacchi molleggiato con sospensioni telescopiche indipendenti da quelle del telaio. L'azienda mise sul mercato una versione sportiva del T2 in grado di erogare 2CV di potenza e di raggiungere una velocità di punta di 60km/h.

La fine del progetto Cucciolo

Nel biennio 1947-1948 la produzione si attestò sulle 240 unità al giorno. Nel 1948, sotto la guida di Giovanni Florio, entrò in produzione il primo motore progettato interamente dalla Ducati, il T3.

Raccogliendo l'eredità naturale del primo Cucciolo, il T3 era dotato di un cambio a tre marce e di una valvola lubrificata a grasso racchiusa in un carter.

Nel 1949 Caproni di Rovereto, famoso costruttore di aeroplani durante il periodo della guerra, sviluppò un telaio tubolare speciale con sospensione posteriore.

Nell'estate del '49 il telaio, sempre prodotto da Caproni, migliorò ancora e prese le forme di una vera moto, accogliendo il nuovo e cresciuto Cucciolo T3, completamente riprogettato e montato sul veicolo a Borgo Panigale. Nacque la Ducati 60, che entrava di diritto nella categoria "Motoleggere".

Un anno dopo uscì la versione sportiva del 60, con una cilindrata di 65cc, forcellone posteriore con sistema "monocross" e due coppie di ammortizzatori telescopici, versione che segnò l'ingresso dell'azienda nel mondo delle competizioni. Degno di nota il ridottissimo consumo di carburante del Cucciolo: quasi cento chilometri con un litro! Infine una curiosità, all’epoca il Ducati Cucciolo costava 48.000 lire, pari a 700 Euro odierni!

 

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