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Honda VFR400R NC30: stirpe vincente!

di Leslie Scazzola, foto Marco Zamponi il 25/11/2016 in Moto & Scooter

In Italia è arrivata col contagocce, per questo è una vera rarità: copia in scala ridotta della "sorella" RC 30, la piccola v4 giapponese è una sportiva di piccola cilindrata capace ancora oggi di togliere il fiato

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In Giappone spopolavano, mentre in Europa ne arrivarono solo pochi esemplari: la classe 400 cc delle supersportive, tra la fine degli Anni 80 e i primi Anni 90, vide schierate tutte le Case costruttrici del Sol Levante, che sul mercato interno si davano battaglia sia dal punto di vista tecnico sia delle prestazioni.

In Europa questa categoria ebbe fortuna quasi esclusivamente sui mercati inglese e olandese, mentre in Italia l'unico modello importato ufficialmente fu la Kawasaki ZXR400: attratti dalle prestazioni e dal blasone delle maxi cilindrate, gli smanettoni italiani forse non erano ritenuti il target giusto cui vendere questi gioiellini.

La moto che presentiamo oggi non è un modello qualunque: la Honda VFR400R, meglio nota come NC30, riassume la massima espressione tecnologica della categoria, replicando fedelmente le scelte tecniche della "sorella" RC30 (la VFR750R), vincitrice delle prime due edizioni del Mondiale Superbike con il fuoriclasse californiano Fred Merkel. Motore V4, 16 valvole, distribuzione a cascata di ingranaggi, scultoreo telaio in alluminio e forcellone monobraccio che lascia completamente pulito il laterale destro.

Ce n'è abbastanza per far venire l'acquolina a tutti gli appassionati, di qualsiasi età, sesso, religione, credo politico ecc… L'esemplare da noi provato (datato 1991) potrebbe essere parcheggiato nel salotto di casa, tanto è affascinante ed esclusivo, conservato con maniacale puntiglio dall'amico collezionista Filippo Morandi di Verona; che, non a caso, centellina le uscite dal garage facendole sgranchire pneumatici e sospensioni solo di tanto in tanto, giusto per non dimenticarne il gusto.

La Honda NC30 amalgama tutti gli ingredienti delle race replica dell'epoca, con la carenatura che cela completamente la meccanica e il piccolo telaietto in tubi che regge il cupolino. Il serbatoio in alluminio poggia su un telaio (anch'esso in alluminio) di dimensioni estremamente compatte, come testimoniato dall'interasse contenuto in soli 1.345 mm, un valore molto vicino a quello di una sportiva 125 degli Anni 90. Il singolo silenziatore e gli indicatori di direzione sono gli unici elementi non originali di questa stupenda VFR400R, che si fa subito perdonare una volta che l'occhio cade sulla ciclistica: Honda fu tra le ultime Case costruttrici ad adottare sulla produzione di serie le forcelle a steli rovesciati.

La NC30 adotta quindi all'anteriore una sospensione tradizionale da 41 mm regolabile nel precarico della molla e nel ritorno idraulico, accoppiata a un ammortizzatore dotato delle stesse tarature. Curiosa, guardandola oggi, la scelta relativa ai diametri delle ruote che, come sulla RC30, vede un anteriore da 17" accoppiato a un posteriore da 18", con pneumatici rispettivamente da 120/60 e 150/60. Misure in voga sulle sportive degli Anni 80, che dovevano dare agilità all'anteriore, stabilità e trazione al posteriore.

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Il propulsore V4 fa parte della tradizione sportiva Honda e sulla VFR400R la Casa dell'Ala seppe condensare (è proprio il caso di dirlo) la sua migliore tecnologia, ottenendo un motore tanto compatto quanto efficiente. Con una cilindrata di soli 399 cc, il quattro cilindri è capace di 63 CV a 12.500 giri, che scendono a 59 CV per la versione giapponese (il nostro modello invece arriva dalla Gran Bretagna), il tutto con un regime massimo di rotazione di ben 15.500 giri.

Il design della Honda VFR400R è capace ancor oggi di mozzare il fiato: non importa quanti anni abbia chi la guarda, o che esperienze abbia maturato o di che "tradizione" motociclistica sia: compatta, aggressiva ed esclusiva nella sua ricercatezza, la supersportiva giapponese ha attraversato oltre un ventennio mantenendo inalterato il proprio fascino, tanto che ancora oggi meriterebbe una posizione esclusiva nella vetrina del più lezioso showroom. Inutile dire che la curiosità di salire in sella è tanta, così come l'emozione che cresce una volta avviato il suo V4, con il caratteristico "sibilo" della distribuzione DOCH a cascata di ingranaggi centrale, marchio di fabbrica di questo motore all'avanguardia.

Il cambio sembra quello di una moto da gara, con la prima marcia incredibilmente lunga (da quasi 100 km/h) e con una rapportatura estremamente ravvicinata delle restanti: il motore trotta regolare fin dai bassi regimi, ma senza particolare brio fino ai 10.000 giri! Qui, d'un lampo, cambia registro, con un urlo lancinante miscelato a un corposo sound di aspirazione che crea il sottofondo ideale per la scalata del contagiri verso regimi esaltanti. Da questo punto in poi la botta di coppia è evidente e snocciolando le marce in sequenza si ottengono accelerazioni davvero interessanti per un 400.
Il cambio è preciso, rapido e vellutato, e le emozioni salgono a livelli vertiginosi quando la strada si fa tortuosa e impegnativa. Con un peso a secco di soli 167 kg e le dimensioni quasi lillipuziane tipiche delle moto di quegli anni (la sella è alta da terra solo 705 mm contro gli 815 mm delle sportive odierne), la maneggevolezza è esagerata, insieme alla rapidità di esecuzione dei comandi. La NC30 entra in curva col pensiero e l'intuitività con la quale si lascia condurre esalta l'autostima del pilota, grazie anche alla solidità delle sospensioni che filtrano in modo impeccabile ogni avvallamento. Lo sterzo non si alleggerisce nemmeno nelle accelerazioni fuori dai tornanti in prima marcia, lasciando assaporare appieno le doti del V4 e chiedendo un impegno fisico limitato. È gustosa la VFR400R, questo è il punto: non ha le prestazioni inarrivabili di una 1000 ed è estremamente più facile e intuitiva di una 600 attuale. Se a questo aggiungiamo il fascino che sprigiona fin dal primo sguardo, è facile capire perché molti appassionati spulcino con avidità i siti di compravendita alla ricerca di un esemplare come questo. Fermi tutti, Filippo non ha nessuna intenzione di venderla: sarebbe già nostra!

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Honda VFR400R NC30: stirpe vincente!
La fortuna delle piccole cilindrate in terra giapponese è data dalla normativa sulle patenti: in terra nipponica l'esame prevede una prova di sollevamento da terra della moto, così da replicare l'esigenza che si può creare in caso di caduta.

Considerato lo sforzo richiesto per alzare una maxi di 240 kg, in molti preferiscono orientarsi al conseguimento della licenza di guida di categoria inferiore, relativa a moto con il limite di 60 CV di potenza e 180 km/h di velocità massima, oltretutto meno costose sotto molti aspetti. Una classe in cui, comunque, rientravano gioiellini tecnologici come la Honda VRF400R. Per chi fosse interessato al prodotto, sappiate che per i pochi esemplari in circolazione, le richieste partono da circa 4.000 euro per arrivare sino a 9.000.

Per quanto riguarda i ricambi, nessun problema: basta il nr. di telaio e qualsiasi concessionario Honda per reperire quel che vi servirà.
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  • TRONAZ
    Tuffo nel passato - Bello ritrovare quell'atmosfera leggendo queste righe e vedendo le foto. Non ho mai visto la moto in questione, ma all'epoca c'era in giro da noi la Kawa 400, senza dimenticare le meravigliose 2T: Gamma 250, Yamaha, Honda NSR400...
  • fabronco
    progresso? - ennesima dimostrazione che la la tecnologia attuale non sia per forza sinonimo di evoluzione. cosa darei per avere una moto d'oggi con il cambio di questa. non parliamo poi di design e sex appeal!

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