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A volte ritornano: il 2T a pistoni contrapposti

di Christian Cavaciuti il 17/03/2014 in Moto & Scooter

Pare pronto a passare dalla fase di prototipo a quella industriale il boxer 2T turbo dell'americana Ecomotors. Un motore molto interessante, con un solo difetto: al momento non è pensato per le moto, ma in futuro...

A volte ritornano: il 2T a pistoni contrapposti
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È ormai chiaro che il problema dell'energia sarà uno dei più caldi per i prossimi decenni. Siamo ormai entrati nella lunga fase di transizione che ci accompagnerà dall'era del petrolio all'era di qualcos'altro (nucleare e idrogeno? Rinnovabili ed elettrico?). Se il punto di arrivo è ancora difficile da intravedere, non lo sono gli sforzi tesi a superare i limiti ormai evidenti del modello di ottenimento e sfruttamento dell'energia che abbiamo seguito negli ultimi centocinquant'anni.

Un modello basato sui derivati del petrolio, le centrali termoelettriche e il motore a combustione interna, ormai sotto attacco da ogni parte. Ma la battaglia non ha un esito scontato, perché mentre avanzano le auto elettriche e le pale eoliche, la tecnologia tradizionale evolve, i motori diventano sempre più puliti, efficienti e silenziosi e rendono un po' più difficile far loro le scarpe.

Non mancano però - come del resto non sono mai mancati - gli innamorati del motore a combustione interna che pensano di superarne i limiti con interventi più o meno drastici, dal motore Wankel all'iniezione diretta. Con idee a volte bislacche, a volte così serie da essere prese sul serio da grandi Case (citiamo ad esempio il motore MCE-5 VCRi a compressione variabile: www.mce-5.com) o di investitori sempre in cerca di tecnologie con un interessante potenziale ecologico, come ad esempio Google o Bill Gates.

Proprio il fondatore di Microsoft ha fatto parlare del motore OPOC quando, nel 2010, ci ha investito la non trascurabile somma di 23,5 milioni di dollari. OPOC sta per "Opposed Piston Opposed Cylinder", e indica un motore 2T nel quale le luci che regolano il ciclo sono aperte e chiuse da pistoni. Ci sono quindi due cilindri percorsi ciascuno da due pistoni, mossi da un manovellismo centrale specifico. Si tratta di un modo per combinare i vantaggi del 2T - compattezza, semplicità, alta densità di potenza - con quelli del 4T - efficienza termodinamica, possibilità di controllare i flussi. Un'idea già sviluppata in passato in ambito navale, aeronautico e anche motociclistico soprattutto in Germania (la patria del 2T) ma ormai abbandonata da anni, come del resto tutto lo sviluppo del 2T ad eccezione di quello per utilizzo sportivo.

Si torna in questi giorni a parlare di OPOC a seguito dell'annuncio di una joint-venture con il gruppo automobilistico cinese FAW. I cinesi, per varie ragioni molto più propensi a sperimentare rispetto agli occidentali, hanno accettato di realizzare una fabbrica nel nord del Paese che a regime (nella seconda metà del 2015) avrà una capacità produttiva di 100.000 motori l'anno.

È un motore da moto? Sì e no. anche i 2T da moto nascevano per sfruttare la densità di potenza, ma questo lo fa con una taglia che lo rende adatto soprattutto al mondo dell'automotive. Specie nei Paesi in via di sviluppo con un grande bisogno di ridurre i consumi di carburante e i costi della bolletta energetica. L'OPOC è in grado di bruciare benzina, gasolio o etanolo, dimezza il numero delle parti meccaniche, può avere fasatura variabile e controllo elettronico. Ma viste dimensioni e prestazioni, i suoi utilizzi partiranno di sicuro dall'ambito automobilistico, soprattutto nell'ambito dei grossi Diesel per uso commerciale, lasciando il campo delle due ruote a tecnologie più tradizionali. Resta comunque una testimonianza del fermento che ancora anima il motore a combustione interna, con vantaggi interessanti ma che difficilmente ne scalzerà il predominio. 

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