Quotazione Moto & Scooter

Cerca

Seguici con

ADV
Moto & Scooter

Ducati-Audi: tutto procede

di Luigi Rivola il 21/03/2012 in Moto & Scooter

Avanzano le trattative e c'è chi dice che stiano per concludersi. Il punto di vista dell'ingegner Bordi, top manager della MV, che della Ducati fu progettista e direttore generale

Ducati-Audi: tutto procede
Chiudi
Ducati-Audi. La trattativa procede e secondo alcuni è già in dirittura d'arrivo. Sia Ducati, sia Audi si sono creati una fama mondiale andando forte, ma in questi casi nessuno esagera mai: qui i "dritti" si pagano molto più cari di un'ammaccatura sulla carrozzeria.
Ci sarà dunque questo matrimonio d'interesse fra due marchi che in effetti condividono un'immagine molto forte, fatta di design raffinato, di tecnologia sofisticata, di personalità esclusiva e di estrema sportività e che quindi avrebbero le carte in regola per andare anche d'amore e d'accordo? Sembra proprio di sì. E pochissimi trovano da ridire sul fatto che la Ducati sia italiana e l'Audi tedesca. In realtà è radicata la convinzione – confermataci anche dal leader della Fiom Emilia-Romagna, Bruno Papignani – che non ci siano ragioni per temere che la Casa di Borgo Panigale possa perdere la propria identità, sacrificata a favore di quella della nuova proprietaria straniera.
Di questa opinione è anche l'ingegner Massimo Bordi, un manager che la Ducati la conosce benissimo, essendo stato prima progettista del "Desmoquattro", poi per anni direttore generale a Borgo Panigale, e che ora guida, a fianco di Giovanni Castiglioni, il Gruppo MV.
"Non bisogna cadere nel nazionalismo: in un mondo così grande, se parli di staterelli non parli di nulla – esordisce il manager – Se la Ducati va a far parte del gruppo industriale automobilistico più importante in ambito internazionale è solo positivo. D'altra parte ci sono troppe logiche a favore di un'operazione di questo tipo da parte della Volkswagen, per inquadrarla come una semplice acquisizione. A parte l'odierna strategia multi-brand seguita dai grandi Gruppi industriali, che tendono ad incorporare marchi antichi e prestigiosi da rilanciare o valorizzare, oggi le industrie automobilistiche sono obbligate dalle normative antinquinamento a compiere un'inversione tecnica: devono produrre motori più piccoli e più efficienti. Quindi il know how della Ducati, che su questi propulsori ha un'esperienza notevolissima, è certamente appetibile. Non che Audi e Volkswagen senza la Ducati non riescano a farli, ma averla dalla propria parte è senz'altro d'aiuto".
"Un'altra logica – prosegue l'ingegner Bordi – è la concorrenza interna in atto fra le industrie automobilistiche tedesche. Facendo acquistare la Ducati all'Audi, che è, unitamente alla Porsche, il suo marchio sportivo, la Volkswagen blocca una possibile iniziativa analoga, che era nell'aria, da parte della Mercedes attraverso la AMG, anzi vanifica gli accordi che la AMG aveva già in atto con la Ducati. In più acquisisce un importante elemento di competitività nei confronti della rivale BMW, leader in entrambi i fronti, auto e moto, con un marchio motociclistico che già gode di ampio credito in Germania e in tutto il mondo".
- In Italia nessun industriale avrebbe potuto proporre quello che si sta accingendo a fare l'Audi?
"Certo, ma evidentemente la mentalità e le condizioni sono diverse. I nostri "grandi Vaticani" non combinano nulla da troppo tempo. Io la Ducati l'avrei attaccata alla Ferrari o alla Piaggio, magari riunendo sotto lo stesso tetto Ducati e MV, ma sono opportunità che non sono state colte. A Bologna quando c'ero io l'azienda era stata rilanciata con criteri industriali, si trascinava però sofferenze dal punto di vista finanziario, ed ha attraversato quindi due successive gestioni, quella americana e quella di Investindustrial, orientate soprattutto in tal senso. Si tratta di cicli normali, e proprio per questo è giunto il momento per la Ducati di tornare in mano a un gruppo industriale e non finanziario. Anche per noi concorrenti della Ducati l'ingresso nel mondo della moto dei grandi marchi automobilistici più che un rischio è un'opportunità".
- Adesso dobbbiamo aspettarci che la Mercedes-AMG pari il colpo mettendo gli occhi sulla MV?
"No, siamo senz'altro preziosi, ma ancora troppo piccoli".

Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.

Ducati-Audi: tutto procede
La replica del siluro NSU Delphin III, che nel 1956 a Bonneville fu la prima moto a infrangere il muro delle 200 miglia orarie (320 km/h)
L'Audi dunque entrerà molto probabilmente in possesso del suo quarto marchio motociclistico. Sì, perché ormai nessuno più se lo ricorda, se non gli appassionati di storia dell'automobile e della moto, ma l'Audi, per volere della Volkswagen divenne nel 1964 unico marchio di riferimento di un antico gruppo automobilistico che già riuniva, sotto il simbolo dei quattro cerchi, DKW, Wanderer, Auto Union e Horch.
Due di queste – DKW e Wanderer – erano diventate note in tutto il mondo producendo auto, ma anche motociclette di grande prestigio. Successivamente, la Volkswagen assegnò all'Audi un altro marchio tedesco di assoluta eccellenza, la NSU, protagonista fin dall'origine della storia dell'automobile e della motocicletta.
Diversamente che in Italia quindi, in Germania era frequente che le industrie motoristiche si occupassero di entrambi i settori. La Volkswagen dunque fu in gran parte l'artefice del cambiamento: le attività motociclistiche delle industrie acquistate e passate in gestione all'Audi furono chiuse o non riavviate. Ora evidentemente sull'argomento ha mutato indirizzo strategico.

Per inserire un commento devi essere registrato ed effettuare il login.

ADV
ADV

Correlate

ADV
ADV