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Ducati 1199 Panigale S

di Andrea Padovani il 15/02/2012 in Moto & Scooter

Finalmente in sella alla sportiva italiana, una moto senza compromessi che regala fiumi di emozioni. Una vera race replica sotto tutti i punti di vista. Teatro del test, la pista di Abu Dhabi

Ducati 1199 Panigale S
Nella foto, la Panigale con il kit Performance: cupolino alto, elementi in carbonio e scarico Termignoni
Finalmente! La Ducati 1199 Panigale è arrivata. L'abbiamo toccata, ammirata, vista e scrutata fin nei minimo dettagli. E ora è una splendida realtà, con la sua guida meravigliosa e specialistica, con le sue linee uniche, con il suo carico di innovazione e soluzioni elettroniche.
Una sportiva esclusiva, quindi, testata sull'altrettanto speciale pista di Abu Dhabi, un tracciato che – per tipologia, strutture, conformazione e… guard rail – richiama quelli tipicamente cittadini.
E tra cordoli, muretti e vie di fuga asfaltate e colorate non è affatto facile rilassarsi e gestire con leggerezza i 195 CV dichiarati della Panigale. Una moto che si fa dare del Lei, ma che regala tante emozioni, quelle che molte moto sportive contemporanee non sanno più dare.
E adesso andiamo in pista!

Entra nel cuore della Panigale, scopri la tecnica!

Ducati 1199 Panigale S
Saliamo a bordo. La moto è piccola, compatta, con le sovrastrutture ridotte all'osso: ma non è inospitale. Lo spazio tra la sella e i semimanubri (abbondantemente aperti e larghi) è abbondante anche per i più alti ed è persino possibile arretrare all'occorrenza. Ottima la collocazione delle pedane, né troppo arretrate né troppo avanti. Insomma, c'è quel feeling che fa be sperare in un controllo totale.
Partiamo con la modalità Sport, quella di compromesso (nella foto trovate un'immagine schematica e riassuntiva di tutti i settaggi e le relative modalità di guida).

La prima sensazione è che in Ducati abbiano fatto un eccellente lavoro in termini di affinamento e taratura dei vari sistemi elettronici: la risposta dell'acceleratore ride by wire è pressoché perfetta. È infatti da qui che in genere inizia l'apprendistato con una nuova sportiva: se c'è un ritardo di risposta, qualche piccola incertezza, una mancata coordinazione tra i sensori e i comandi, il feeling viene immediatamente meno. E con la Panigale di questi limiti non c'è traccia.
Prima osservazione: la ciclistica è qualcosa di meraviglioso. La 1199 è tanto bella quanto efficacie tra le curve: praticamente una "seicento" quanto ad agilità, una maxi in termini di stabilità, il tutto condito con 195 CV.

La Panigale è un missile ad agguantare la corda e vola in piega con una precisione chirurgica: i due semimanubri, molto ampi e poco angolati, aiutano non poco in questo senso. L'avantreno è preciso e solido, in grado di rassicurare ad ogni condizione: che si entri con i freni ancora tirati, che si cambi traiettoria in una esse da quarta, che si affronti una serie di curve da raccordare, il davanti non tradisce le aspettative.

La reattività della ciclistica è sorprendente: nelle esse strette, basta pensare al cambio di traiettoria e lei, la 1199, è già in uscita di curva, anticipando le volontà del pilota. Unico limite, una certa sensibilità nella distribuzione della masse: sul dritto, in accelerazione, se si arretra troppo con il sedere è facile innescare dei micro ondeggiamenti dell'avantreno, che scompaiono se invece si carica bene l'anteriore.
Con la mappatura Sport inserita si scopre ben presto che tanto il Traction Control quanto l'ABS si rivelano troppo invasivi: specialmente l'antibloccaggio nelle staccate più decise (e ad Abu Dhabi ce n'è più d'una…) interviene mollando i freni quel tanto che basta per disturbare… Ottima anche la risposta "morbida" del motore che – pur regalando tutti i suoi CV – si rivela amichevole.

Seconda osservazione: con la mappa Race è tutto un altro mondo e la Panigale vola. È qui che emerge tutta la cattiveria di questa moto, una vera moto da gara con targa e frecce. La ciclistica si rivela ancora più precisa, grazie a sospensioni più solide e meno sensibili ai trasferimenti di carico. In staccata la Panigale è una roccia: il doppio disco anteriore è potentissimo ma anche gestibile al millimetro e non si registra il minimo scompenso d'assetto. Nella modatlità Race, l'ABS monitora solo la ruota anteriore, lasciando scivolare all'occorrenza quella posteriore.

Il motore è l'altro fiore all'occhiello di questa moto: dimenticate il vecchio 1198 e la botta che regalava fin dai regimi inferiori. Qui occorre lavorare di fino di cambio e usare il motore al regime giusto: sotto ai 5000 giri la spinta è solo modesta, poi "qualcosa" inizia a muoversi: è tuttavia solo dai 7500 giri che il twin italiano letteralmente "esplode" mandando nell'iperspazio la Panigale. Dagli 8000 a oltre 11.000 la 1199 è un uragano che si esaurisce solo dall'intervento del limitatore posto a 11.300 giri. Un carattere ben diverso dal precedente twin "tutta coppia" ai bassi. La Panigale va usata agli alti, con la marcia giusta: così facendo ci si ritroverà quasi sempre su una ruota sola (a quando il controllo dell'impennata?), anche in terza marcia. Meno male che il cambio assistito permette di passare al rapporto superiore in un lampo senza perdere troppo tempo e senza scomporre l'assetto… In fondo al rettilineo di 1200 metri abbiamo letto sul tachimetro una velocità di oltre 280 km/h
Il controllo di trazione, con la Race, è decisamente meno invasivo: a differenza del vecchio sistema, qui i tagli di alimentazione sono decisamente meno avvertibili, e si manifestano solo in casi davvero estremi, tipo in uscita dai tornantini lenti da seconda marcia.
L'altro limite di questa moto sono le vibrazioni agli alti regimi, avvertibili soprattutto al manubrio. Ma visto il resto…. chissenefrega! E ora basta parlare... Iniziate a sognare, guardate qui!
Ducati 1199 Panigale S
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