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A Novegro protagonista la Guzzi

di Emanuele Vertemati il 21/11/2011 in Moto & Scooter

In uno scenario di folla da grandi occasioni, spazio a una decina di modelli che ripercorrono le tappe fondamentali della storia del marchio dell'Aquila

A Novegro protagonista la Guzzi
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L'edizione di novembre della Mostra scambio è stata occasione privilegiata per ammirare alcuni dei pezzi più belli della grandissima epopea Guzzi.
Sia sabato che domenica una folla di visitatori, che a memoria si ricorda solo nelle edizioni "fortunate" di qualche anno fa, ha riempito ogni angolo dei padiglioni del centro esposizioni.
Insieme ai consueti Registri storici, alle riviste di settore, ai preparatori, ricambisti e accessoristi, il tradizionale spazio centrale nel padiglione principale ha "raccontato" icasticamente tappe fondamentali della storia del marchio di Mandello del Lario.
Tra le moto esposte da segnalare la 250 Compressore del 1939, la Otto Cilindri del 1957, la Bialbero 350 del 1956, la Bicilindrica 500 del 1951, la 250 Monoalbero del 1951, la Moto Guzzi Sport 15, la Moto Guzzi Norge e altre ancora.
Modelli che hanno giocato il ruolo di stelle polari nella storia del marchio lombardo, esposte saltando a grandi balzi nel tempo, come "di palo in frasca", ha sottolineato il professor Augusto Farneti, esperto, storico della moto, "Perché è impossibile condensare le vicende del marchio lariano in spazi e ricostruzioni limitate".
Insieme a Mario Colombo , Farneti sabato mattina ha "inchiodato" alla sedia appassionati e curiosi snocciolando brani di una vicenda partita, ufficialmente il 15 marzo 1921, dalla grande voglia di Carlo Guzzi di costruire una moto.
Annus mirabilis, il '21, per le due ruote, perchè vennero alla luce i primi modelli di altri due grandi marchi italiani, Benelli (anche se la fabbrica nacque prima) e Garelli,"pietra miliare – secondo Farneti - nella storia della moto per i motori 2 tempi".
Un'altra grande occasione, dunque, quella di Novegro, per concludere degnamente i festeggiamenti dei 90 anni del marchio, culminati nelle Giornate Mondiali Guzzi di settembre scorso e nel raid Mandello – Nordkapp, affrontato da un gruppo di Norge GT 8V, Stelvio 8V e una V7 Special.
E' il 15 marzo 1921 quando viene costituita a Genova la "Società Anonima Moto Guzzi": oggetto "la fabbricazione e la vendita di motociclette e ogni altra attività attinente o collegata all'industria metalmeccanica".
Soci dell'impresa Emanuele Vittorio Parodi, noto armatore genovese (aveva 21 navi per il trasporto del baccalà), il figlio Giorgio e l'amico Carlo Guzzi, suo ex commilitone nella Regia Aviazione, e il bresciano Giovanni Ravelli, pilota deceduto l'11 agosto 1919 durante un volo di collaudo.
Papà Parodi non fu entusiasta all'inizio di quanto realizzato all'inizio da Guzzi, ma quando il prototipo rischiò di essere "soffiato" da un amico dell'armatore ("Se non la fate voi, la costruisco io") ogni incertezza svanì.
E sul piatto finirono ben 460 delle 500 mila lire che andarono a costituire il capitale sociale.
Inizia così a Mandello del Lario un'impresa industriale che ha segnato la storia del motociclismo mondiale, attraverso moto entrate prepotentemente nell'immaginario collettivo, come la GT 500 Norge (1928) portata al Circolo Polare Artico da Giuseppe Guzzi, fratello del fondatore Carlo, e l'Airone 250 (1939), la più diffusa tra le Guzzi prima dell'avvento del Guzzino 65 (1946), meglio noto come Cardellino, che insieme al Galletto (1950) contribuì alla motorizzazione di massa degli italiani.
In quegli anni viene inaugurata la galleria del vento (la prima nel settore, ancora oggi presente a Mandello) voluta da un team di "numeri uno" in cui lavorano tecnici come Umberto Todero, Enrico Cantoni e da un progettista superbo come Giulio Cesare Carcano, padre della Otto Cilindri da 285 km/ora (nel 1954) e dei prototipi che tra il 1935 e 1957 si aggiudicarono 14 titoli mondiali velocità e 11 fantastici Tourist Trophy.
Nel 1957 l'abbandono delle corse per il marchio lecchese; rinuncia alle gare che coinvolse, come è noto, anche Gilera e Mondial.
La Otto cilindri, insieme ad altri modelli da competizione, finirono in una soffitta polverosa di Abbadia Lariana.
Negli anni '60, dopo Stornello e Dingo, Moto Guzzi dà vita al motore bicilindrico a V di 90° da 700cc con trasmissione finale a cardano, destinato con tutti i propri sviluppi a diventare il simbolo stesso della Casa di Mandello attraverso modelli come la V7 Special, V7 Sport, California e Le Mans.
Costantemente evoluto fino ai giorni nostri, ha visto aumentare la sua cilindrata fino a 1200 cc e, nella versione 8 valvole, equipaggia moto come la Stelvio 8V 1200 e la Norge GT8V di oggi.
Su questa architettura nel 1977 nacque poi il propulsore della cosiddetta "serie piccola", un motore pensato per cilindrate più piccole (650, 500, 350 cc) e costantemente evoluto fino a motorizzare la V7 Racer,
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