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Yamaha XJ6: l'entry level stilosa

di Riccardo Capacchione il 21/01/2009 in Moto & Scooter

Dalla sella della nuova media low-cost Yamaha, venduta a 6390 euro c.i.m., ammiriamo la splendida Sydney, una delle città più belle del mondo. Quale posto migliore per conoscere da vicino, nel pieno del nostro inverno, questa town-bike?

Yamaha XJ6: l'entry level stilosa
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Nelle medie cilindrate si è aperta una nuova nicchia, una delle innumerevoli ormai, che raccoglie quelle naked tecnicamente semplici e soprattutto dal costo che non supera di molto i 6000 euro. Orientarsi nella miriade di offerte separate da un migliaio di euro o poco più comincia ad essere cosa da esperti di marketing, ma se l'abbattimento dei costi non comporta troppe rinunce in termini di qualità e gratificazione di guida, di questi tempi non può che essere benvenuto.

L'estetica della Yamaha XJ6 se non certo originale, è di sicuro gratificante e dall'effetto garantito, anche perché si rifà a molti degli stilemi più in voga al momento. Frontale "schiacciato" e coda minimalista, meccanica esibita nei punti in cui vale la pena mostrarla, e il resto coperto da plastiche, come i convogliatori del radiatore, che nascondono le parti meno aggraziate.
Il telaio è in acciaio (sulla cugina più sportiva FZ6 è in alluminio), materiale meno costoso al kg (altro non è che ferro arricchito di carbonio), ma dalla resistenza meccanica e dal peso circa doppi rispetto all'alluminio.
Le sue qualità tecnologiche consentono di realizzare telai e forcelloni dalle forme meno elaborate (come le scatolature e le sezioni differenziate, necessarie alle strutture in alluminio per ottenere la robustezza necessaria) e quindi meno costose da realizzare in serie e oltretutto è più semplice da saldare rispetto alle leghe leggere. Le quote geometriche conservative del telaio della XJ6 (lo stesso della sorella più turistica Diversion), 26° di inclinazione di sterzo, 1440 mm l'interasse con un'avancorsa di 103,5 mm, ben si abbinano a una moto destinata a chi sale per la per la prima volta in sella o a chi desidera una compagna a due ruote molto semplice da guidare.
Il telaio e il forcellone sono stati progettati ex-novo: a detta dei tecnici Yamaha non ci si deve far ingannare dal look così lontano da quello delle soluzioni race-replica, dato che lo studio della disposizione delle masse e delle rigidità è stato svolto in maniera molto accurata per rendere la guida il più intuitiva possibile. La forcella non è regolabile (e ci viene da pensare che i motociclisti interessati a questa moto avrebbero visto le vitine per i famosi "click" più come un fastidio che come un plus), mentre al posteriore è possibile variare il precarico della molla per adattare l'assetto alle condizioni di guida, a solo o in coppia. Lo schema Monocross della sospensione provvede poi a generare un minimo di progressione dello smorzamento, necessaria al comfort in sella.
La Casa dei tre diapason non ha però rinunciato alla tradizionale architettura del motore, un marchio di fabbrica per le Jap da molto tempo ormai. Infatti il telaio abbraccia il quattro cilindri derivato dalla FZ6 che è stato addolcito nell'erogazione per migliorare la guidabilità nel traffico e limitare l'uso del cambio, grazie alla coppia dichiarata piuttosto sostanziosa per una moto di questo tipo e cubatura, 6,09 kgm a 8500 giri che a 10000 giri si traduce in una potenza massima dichiarata di 78,1 CV. L'alimentazione è ad iniezione elettronica, con ogni cilindro servito da un singolo iniettore che spruzza la benzina in condotti di aspirazione dall'andamento studiato per esaltare le doti di ripresa nei classici stop-and-go del traffico.
Con lo stesso scopo sono stati ridisegnati gli alberi a camme e l'impianto di scarico, mentre i cilindri, ricavati nella stessa fusione del carter motore, vantano un riporto ceramico che migliora la scorrevolezza e la dissipazione del calore. La frizione e il cambio montano dei sistemi di azionamento che diminuiscono lo sforzo da parte del pilota.
Yamaha XJ6: l'entry level stilosa
Costa poco, ma nel centro delle città più eleganti la XJ6 fa davvero bella figura. Moderna nell'estetica grazie a dettagli "cool" come lo scarico sotto al motore, e divertente nella guida, si adatta perfettamente alle arterie sempre più intasate dei centri storici. Il motore ben dotato di coppia ai bassi regala soddisfazioni negli scatti al semaforo, senza che il quattro cilindri debba frullare come ad una partenza di una gara della MotoGP. Giusto per dare un'idea, si pensi che in sesta marcia è possibile dare tutto il gas, senza che il motore mostri la minima incertezza nel riprendere con una spinta robusta! La leva della frizione richiede un carico molto ridotto mentre il cambio pur non essendo il top per pulizia di innesto dei rapporti, ha una corsa ragionevolmente contenuta e una buona scorrevolezza. La posizione di guida non porta a caricare troppo né i polsi né la colonna vertebrale, garantendo lunghe percorrenze in sella senza eccessivi affaticamenti. La sagomatura della seduta offre un buon appoggio lombare al pilota e un ripiano sufficientemente ampio al passeggero che oltretutto non si ritrova con le ginocchia "in bocca" grazie alla distanza dal piano della sella alle pedane piuttosto ampia.
L'agilità non è il punto di forza della XJ6, la cui ciclistica è più votata alla stabilità che alla maneggevolezza. Questa caratteristica regala però immediata confidenza con la moto che risulta tutt'altro che nervosa e ben piantata nelle curve veloci, come ad esempio quelle delle tangenziali che corrono attorno alle città più grandi. Non si tratta di una naked "da prestazione", ma vi garantiamo che nel misto ci si toglie delle soddisfazioni, grazie all'avantreno che infonde sicurezza nell'impostare la traiettoria e al buon bilanciamento dei pesi che rende la moto neutra in percorrenza. I dischi anteriori offrono buoni spazi di frenata se azionati con decisione, ma la loro dote principale è la modulabilità: in altre parole, non rischierete di ritrovarvi con la ruota anteriore bloccata sul pavé bagnato del centro storico anche nelle frenate "da panico". Se avete deciso di comprare la vostra prima moto, di ritornare in sella dopo anni di quattro ruote e di code in tangenziale, senza però pretendere prestazioni da racer, la XJ6 è una scelta intelligente.
I difetti che abbiamo riscontrato nei 250 km del test in terra d'Australia sono stati il calore generato dal motore che riscalda l'interno delle gambe - in maniera poco fastidiosa - e la sella, in modo meno piacevole, mentre il cavalletto laterale risulta scomodo da azionare stando in sella. Per il resto la "piccola" Yamaha ci è piaciuta parecchio, e le sue doti dinamiche ed estetiche, oltre al prezzo d'attacco la renderanno un'avversaria temibile delle naked della sua classe, ovvero la Kawasaki ER-6n e la Honda CBF600.
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