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Quante emozioni l'Endurance!

di Riccardo Matesic, foto Fotosport.biz il 05/12/2008 in Moto & Scooter

Riccardo Matesic e Chiara Valentini hanno corso in coppia la 150 miglia di Vallelunga su una Ducati 1098S. Doveva essere una goliardata, invece è stata una gara vera, tutta da raccontare

Quante emozioni l'Endurance!
Una delle emozioni più forti e violente dell'Endurance si vive nel momento in cui l'altro pilota rientra e ti porta la moto. Proprio a te. È un atto di fiducia reciproca.
Lo vedi rientrare, senti i ragazzi addetti al rifornimento che si coordinano. C'è un po' di concitazione e nervosismo nell'aria. Ma meno di quanto ci si aspetterebbe.
Cavalletto, benzina, controllo rapido della moto.
L'altro pilota ti dice come va la moto, se ha notato qualcosa. Ci si batte il "cinque", come fanno quelli del Wrestling, poi si sale.
Quando accendi il motore intorno si fa il vuoto, la gente si apre e tu parti. Ora c'è solo il motore con te. Il vociare fitto intorno è sparito.
Percorri la corsia box con gli occhi puntati sul tachimetro, per non superare i 60 Km/h, e quando passi il semaforo devi entrare subito nel ritmo gara. Perché ti ritrovi in pista con gente che sta già a ritmo, visto che è in gara da un po'. Così alla prima curva fatta a freddo, che a Vallelunga è il curvone (e chi ha girato qui sa cosa vuol dire), ti fidi e vai dentro a memoria.

Rispetto a una gara normale l'Endurance è molto diversa. Soprattutto per chi, come il sottoscritto, non ha fatto la partenza. Perché non vivi i primi giri nel mucchio, il tentativo continuo di superare e quello degli altri di superarti.
Ti ritrovi da solo o con qualche altro occasionale compagno di viaggio a guidare forte.
Non hai riferimenti, devi tenere la concentrazione e attaccarti alla tabella; ai gesti dei tuoi uomini che vedi ogni volta che passi davanti ai box.
E così il cervello si svuota, ci sono meno pressioni di una gara normale, è più rilassante. Quasi un training autogeno, perché ti concentri su te stesso e sulla tua guida.

Poi scopri che stai consumando un po' troppo, vedi la spia accesa e ti viene paura di restare a piedi. Allora passi davanti ai box e fai un cenno.
Incredibile vero? Li vedi per un attimo, perché quando passi davanti agli uomini della lavagna sei già a oltre 200 Km/h. Eppure si trova il modo per capirsi. E infatti il giro dopo sulla lavagna appare la scritta magica: "In – fuel". Ancora un giro, si rientra.
Dalla riga bianca che delimita l'inizio dei box c'è il limite a 60 Km/h. Rallentare così tanto mentre si è in gara è una violenza su sé stessi. Si è perso il senso della velocità.
Ecco lì Marco che mi aspetta con il braccio alzato. C'è anche Chiara, pronta ad entrare, e Danilo con il bidone della benzina pronto. Andrea mette il cavalletto. Spengo il motore e scendo.
"Occhio Chiara, il freno anteriore perde un po' di registro e ogni tanto in rettilineo devi aggiustarlo. Le gomme invece sono ancora buone e puoi fidarti".
Rifornimento finito. Lei accende il motore e parte quando sente sulla schiena la pacca del meccanico che l'avvisa di aver sfilato il cavalletto. Ora la corsa è nelle sue mani. Almeno per la prossima mezz'ora.

Ecco. Il rumore del motore è scomparso all'improvviso. Riecco il vociare intorno a me. Sono riatterrato nel mondo normale.
Il Team mi si fa intorno. Vogliono sapere come va, mi chiedono di raccontare loro le mie emozioni e sensazioni. L'Endurance è un bellissimo lavoro di squadra. Ci si deve fidare di tutti. E i piloti fra loro devono avere feeling. In questo ho avuto una fortuna particolare, perché ho corso in coppia con la mia fidanzata. A volte nella vita è fondamentale il fattore "C"…

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Quante emozioni l'Endurance!
Era iniziata malissimo quest'Endurance. Prima ancora di organizzarci per farla, c'era stata una litigata furibonda fra me e Chiara. Peggio di quella che avevamo già fatto in macchina andando al Mugello, quando le avevo ricordato che a Vallelunga se non fossi caduto l'avrei passata.
Una volta riconciliati ci siamo accordati con il vecchio amico Luciano Gentili: sarebbe stato lui a fornirci una 1098 S e tutta l'assistenza. L'accordo si era chiuso al telefono e quando siamo passati in officina ci siamo scoperti eccitati anche solo a sederci sulla moto spenta sul cavalletto.
Le prove sono iniziate a Magione, il sabato precedente la gara. Ma lì la moto si è rotta subito. Problemi elettrici.
Abbiamo provato a sistemarla sul posto, ma non c'è stato nulla da fare. 3 turni pagati e buttati. Oltre al viaggio fino a Magione.
Durante la settimana tutto ok. Centralina nuova, cablaggi ripassati. Si consuma un sacco di benzina sul banco e la moto va sempre bene.
Venerdì prima della gara. Quattro turni di prove libere prenotati e pagati. Pioggia. Siamo già in ritardo per conoscere e capire la moto. Entra Chiara, due curve e il problema si ripresenta. Da lì in poi l'intera giornata va via fra sgassate e scoppi allo scarico, e neanche l'acquisizione dati digitale della Ducati riesce a individuare il problema. Va male il cilindro posteriore e noi cambiamo tutto, ma proprio tutto. Meno la bobina del cilindro anteriore. Che solo a sera scopriamo essere la causa del problema: faceva impazzire la centralina che a sua volta falsava la fasatura del cilindro posteriore. Sì, insomma, una cosa istintiva: va male il cilindro posteriore e tu cambi la bobina di quello anteriore! Chiaro no?
Sabato mattina, primo turno di prove ufficiali. Piove. Chiara segna il 15° tempo nel suo gruppo, io il 12° nel mio.
Secondo turno. Asciutto. Chiara non si trova proprio più con le sospensioni, tenta delle modifiche, ma alla fine ha il 20° tempo. Io vado appena meglio e faccio il 15°. Ma la moto è fortemente sottosterzante, scivola dietro, beccheggia e ondeggia. Insomma, fa tutto meno quello che dovrebbe fare!
D'accordo, siamo venuti per divertirci, ma sotto sotto scoccia partire con il 18° tempo.

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Domenica mattina. Il tempo inaspettatamente si rimette. Quel gran genio del Gentili, insieme a Luigi Tondo, pilota e sospensionista, ci fa un assetto "alla cieca". Montiamo le slick 5 minuti prima di entrare e Chiara si allinea per la partenza.
"Trovarsi con le moto in fila a spina di pesce di fronte, in un silenzio irreale è una situazione particolare –dice la mia copilota -. C'è meno tensione di una partenza normale. È curioso anche il fatto di ritrovarsi fianco a fianco con altri piloti senza le moto. Questo alleggerisce. E poi di fronte c'è un amico che tiene la moto e mi guarda".
"Mi ha fatto addirittura sorridere nel casco il direttore di gara, che prima di alzare la bandiera, visto che qualcuno già scalpitava, ha urlato un "boni, boooni". Il momento della corsa a piedi è vuoto di emozioni. E' un tumulto invece quando vai via con la moto, perché ti ritrovi a contenderti la traiettoria con altre moto. A volte peli il gas ed eviti per poco il contatto, altre volte riesci a fare la dura e a passare. Tutto si svolge in un attimo e te ne rendi conto solo quando ti ritrovi sdraiata sul serbatoio che hai già messo qualche marcia e sei in fila indiana con il gruppo che va via. Me la sono proprio goduta questa partenza…"
.
Faremo tutta la gara fra il 12° e il 15° posto, chiudendo alla fine quattordicesimi, e quinti nella classifica "Open 1000 1 sola moto". L'ultimo turno tocca a me. Sulle uova, perché le gomme ormai scivolano un bel po'. Negli ultimi due passaggi, vedo ai box i miei amici che si sbracciano, mi battono le mani, incitano. La bandiera a scacchi mi toglie il pensiero delle gomme finite.
Nel parco chiuso è una festa. Siamo contenti di come abbiamo guidato e di come ha funzionato il gruppo. Un'esperienza che rifaremmo domattina.
P.S. Vendo gomme slick seminuove, usate solo per una gara.

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Quante emozioni l'Endurance!
- Grazie a Luciano Gentili e a tutto il suo team per l'appoggio, la professionalità e la simpatia
- Grazie a Chiara che ha guidato bene e ha evitato di presentare reclamo al direttore di gara anche se il suo copilota l'ha insidiata continuamente nel box
- Grazie a "zio Sandro", un fratello più che un amico, che mi sponsorizza la colazione da anni. Visto che non fa gli adesivi, ricambio la sponsorizzazione citandolo come direttore sanitario della Clinica Appia 24 Ore. Non andateci però, a meno di avere un cane o un gatto: è un veterinario!
- Grazie a Multistrangola, Moris e alla colonna romana dei multistradisti che ci hanno "fatto tabella". E soprattutto hanno fatto sempre un gran casino nel box, per la gioia dei meccanici.
- Complimenti a Carlito Ceccaroni, che va sempre più forte. A Vallelunga ha vinto da dominatore la Supertwins e ha preso la coppa di "ultimo" nella sfortunatissima Endurance. Ma finché è stato in gara, con una Paul Smart rimediata, ha fatto tempi da capogiro.
- Una pernacchia al solito Miller Carassiti, che ha fatto il giro dei box fingendo di avere una macchina fotografica in mano (era un pacchetto di fazzoletti) e fotografando i segreti delle moto dei suoi avversari.
- Un saluto affettuoso ai commissari di percorso e a quelli del pronto soccorso. Questa volta non vi sono venuto a trovare in curva, sono certo che non ve ne dispiacerete.
- Una pernacchia al personale del paddock, sempre indisponente e convinto che tutti vadano a Vallelunga appositamente per fregare loro. In realtà vogliamo solo portare la macchina nel parcheggio davanti al box (che abbiamo pagato).

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