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Harley-Davidson XR1200

di Alfredo Verdicchio il 15/04/2008 in Moto & Scooter

Il marchio americano si lancia alla conquista del Vecchio Continente con la sua ultima creatura, la prima moto di Milwaukee dedicata esclusivamente al mercato europeo

In Europa, ma soprattutto in Italia, alla moto si chiedono poche cose: look aggressivo, angoli di piega esagerati e tanta potenza.
Harley-Davidson certo non fa moto di questo genere (almeno per quello che riguarda le pieghe e i CV), ma con la nuova XR 1200 ha superato se stessa, proponendo finalmente una moto che si comporta come le naked più blasonate e che di potenza ne ha a sufficienza per far divertire anche il più smaliziato dei piloti.
Harley-Davidson XR1200

Come base di partenza i tecnici hanno preso la Sportster - non a caso tra le Harley-Davidson più gettonate in Europa – ne hanno alzato le pedane per permettere di piegare sino a 40° e hanno modificato la geometria di sterzo andando a ridurre l'angolo di inclinazione della piastra di sterzo della forcella di 1,5° rispetto all'angolo del cannotto alla ricerca di una maggiore agilità e rapidità di inserimento tra le curve.
Ma non solo, i tecnici H-D hanno preso di mira anche il twin, sempre raffreddato ad aria e con distribuzione ad aste e bilancieri, modificandolo nelle teste che ricevono nuove canalizzazioni del passaggio dell'olio di raffreddamento per permettergli di girare più in alto e tirare fuori la potenza necessaria. Sono arrivati anche nuovi alberi a camme e spunta anche l'iniezione elettronica con corpo farfallato singolo da 50 mm. Così, con i suoi 90 CV dichiarati a 7000 giri, la XR 1200 è la Harley-Davidson raffreddata ad aria più potente sul mercato.
Anche la ciclistica è stata rivista per offrire una guida più rigorosa, con una forcella a steli rovesciati della Showa priva di regolazioni, un forcellone in lega d'alluminio su cui lavora una coppia di ammortizzatori – anch'essi Showa - regolabili nel precarico della molla e, finalmente, dotati di una escursione adatta alle nostre strade "tormentate".
Sulla XR 1200 anche le ruote cambiano faccia, abbandonando i cerchi a raggi tanto Yankee per più sportivi cerchi a tre razze in lega d'alluminio in grado di montare pneumatici di larga sezione Dunlop Qualifier realizzati ad hoc, con addirittura un 180/55 al posteriore.
Sempre in chiave "racing" si aggiorna anche l'impianto frenante, con all'avantreno una nuova coppia di pinze della Nissin a quattro pistoncini che ora mordono dischi di 292 mm e al posteriore un disco singolo di 260 mm.
A non cambiare anche sulla XR 1200 è il livello delle finiture che, nonostante il prezzo non proprio contenuto di 12.000 euro c.i.m., a volte lasciano un po' a desiderare. Le leve al manubrio così grosse sono ormai di vecchia concezione, sulle moto messe a disposizione dalla Casa mancava la molla di ritorno delle pedane, senza contare la bulloneria tutta in bella vista dall'aspetto piuttosto misero, da ferramenta di serie B, e un accenno di ruggine all'interno dei terminali.

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Ok, ha i colori delle Harley-Davidson da "corsa", quelle da Flat-track, ha le pedane più alte e i tecnici di casa dicono che piega fino a 40°, ma a guardarla e a starle in sella la nuova XR 1200 resta sempre una Harley-Davidson.
Al fisico snello e allungato, soprattutto nella zona d'incontro tra il serbatoio e la sella, si contrappongono, infatti, pedane molto larghe – tipico delle custom - che costringono chi guida a tenere le gambe piuttosto aperte. Posizione non proprio comoda nell'uso autostradale dove si prende parecchio vento, ma soprattutto nella guida sportiva dove si è costretti a stringerle in modo innaturale per agguantare il piccolo serbatoio.
Per garantire angoli di piega "europei", le pedane, inoltre, sono alte e piuttosto arretrate, addirittura più che sulla "cugina" Street Rod, cosicché sulla XR 1200 le gambe vengono ad assumere una posizione da contorsionista che ne stanca in fretta i muscoli posteriori, tra l'altro indolenziti a lungo andare dall'appoggio poco imbottito nella zona di incontro tra serbatoio e sella. Meglio il manubrio, largo e rivolto verso il pilota, che non affatica troppo la schiena di chi guida e offre una buona leva su cui agire nello stretto.
Non dispiace nemmeno l'ergonomia del posto destinato al passeggero che, nonostante la sella non troppo ampia e leggermente in discesa – in questo ricorda la Ducati Monster - gode di pedane non troppo larghe e ben distanziate dal piano di seduta, anche per chi si aggira intorno al metro e 80 di altezza. A mancare, invece, è una maniglia cui aggrapparsi: la fettuccia di pelle non dà molta sicurezza.
Nonostante i 250 kg dichiarati dalla Casa, la XR 1200 nelle manovre da fermo e nello stretto è una moto facile da gestire, dotata di una buona maneggevolezza, questo anche grazie al baricentro basso e al manubrio largo e alto. Ma questa è una caratteristica comune a tutte le Harley-Davidson della famiglia Sportster di cui anche la XR fa parte.
Ma è tra le curve che la nuova XR ci ha colpito di più. È rapida in inserimento di curva, è parecchio precisa nelle traiettorie impostare, piega decisamente molto di più delle "sorelle" Sportster e, soprattutto, ha sospensioni che lavorano anche sui nostri asfalti che di certo non brillano per perfezione.
C'è da ricordarsi, però, che la XR 1200 è comunque una cruiser, studiata per divertire sulle nostre strade tutte curve, ma pur sempre dotata di una ciclistica all'americana, con interasse lungo e una forcella piuttosto aperta. Così, questa XR va guidata in un modo tutto suo, non va strapazzata e buttata di forza dentro ad ogni curva, ma trattata con più gentilezza, magari forzando la staccata, però dimenticandosi di entrare in curva con i freni ancora in mano.
Questo lo si può fare con una sportiva, o con una delle naked di ultima generazione, non certo con la XR che - per via della forcella parecchio aperta e poco progressiva nella fase di discesa - tende ad alzare il "muso" se si va ad azionare la coppia di dischi anteriori. a proposito, questi sono piuttosto potenti nella morsa iniziale, ma richiedono una azione più decisa quando si necessita mi maggiore mordente.
Così meglio sfruttare tutta la forza dell'impianto Nissin all'anteriore quando si è dritti, per poi tuffarsi in curva sfruttando il comportamento rotondo offerto dai pneumatici Dunlop Qualifier e correggendo la traiettoria, se ce n'è bisogno, con il freno posteriore, piuttosto modulabile e poco incline al bloccaggio.
In uscita di curva, poi, si può spalancare senza troppe remore, la trazione offerta è buona, i pneumatici sono piuttosto comunicativi anche su asfalti dal poco grip e il motore, nonostante la buona dose di coppia messa a disposizione, dà il meglio di sé una volta superati i 4000 giri. Sotto questo range la spinta è comunque sostanziosa ed anche piuttosto elastica, con la possibilità di riprendere senza sussulti già dai 2000 giri.
Però è oltre i 4000 che il twin americano sfoga tutta la sua cattiveria, senza mai diventare scorbutico e mantenendo sempre una buona progressione, con l'erogazione sporcata da un leggero appiattimento tra i 5 e i 6000 giri, oltre i quali ritorna a spingere sino ai 7000 dove entra il limitatore, addirittura fin troppo presto dato che in quinta marcia arrivati ai 200 km/h spaccati la XR "mura".

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Motore: 2 cilindri a V di 45° a 4 tempi, raffreddamento ad aria; alesaggio per corsa 88,9x96,8 mm; cilindrata 1202 cc; rapporto di compressione 10,0:1. Distribuzione monoalbero con comando ad aste e bilancieri e 2 valvole per cilindro. Alimentazione a iniezione elettronica e corpo farfallato downdraft da 50 mm; Capacità serbatoio carburante 13,3 litri. Lubrificazione a carter umido.


Trasmissione: primaria a catena (57/34); finale a cinghia (68/28). Frizione multidisco in bagno d'olio. Cambio a cinque marce.


Ciclistica: telaio a doppia culla in tubi di acciaio, inclinazione cannotto di sterzo 29,3°, avancorsa 130 mm, inclinazione piastre di sterzo 27,8°; sospensione anteriore: forcella telescopica a steli rovesciati da 43 mm priva di regolazioni, escursione ruota 125 mm; sospensione posteriore: forcellone in lega d'alluminio, doppio ammortizzatore regolabile nel precarico molla, escursione ruota 89 mm. Cerchi: in lega di alluminio a tre razze. Pneumatici: anteriore 120/70-ZR18, posteriore 180/55-ZR17. Freni: anteriore a doppio disco in acciaio da 292 mm e pinze a 4 pistoncini, posteriore a disco singolo in acciaio da 260 mm e pinza a singolo pistoncino.


Dimensioni (mm) e peso: lunghezza 2195, larghezza 770, altezza sella 742, interasse 1515. Peso a secco 250 kg


Prestazioni dichiarate: potenza 67,0 kW (91,0 CV) a 7000 giri, coppia 100 Nm (10,2 kgm) a 3700 giri.

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