La presenza del cupolino rende meno affaticanti le trasferte autostradali, il busto rimane protetto anche se si creano dei vortici all’altezza del casco se siete sopra il metro e 80 cm. Voto cinque alla sistemazione del passeggero, più simile a quella di una sportiva sia per l’altezza delle pedane sia per l’imbottitura della sella, affaticante se si sta seduti per molte ore consecutive.
Il motore non nasconde il suo animo sportivo e se è una vera libidine sentirlo tirare sopra i settemila, sotto appare vuoto e poco brioso tanto da farlo apparire privo di carattere. Un problema amplificato dalla rapportatura piuttosto lunga, che stempera parecchio la già scarsa verve in basso del motore (tenendo presente che stiamo sempre parlando di un mille).
Se usato con morigeratezza invece, il quattro cilindri Yamaha si rivela parco nei consumi, permettendo di percorrere circa 17 Km con un litro nei percorsi extraurbani.
Quello che strega sulla Fazer, come sulla FZ1, è il manubrio largo e la posizione di guida solo leggermente caricata sull’anteriore che permette un controllo perfetto della moto; ciò si traduce in tanto gusto nella guida e in poco stress anche dopo molti km.
La Fazer si rivela una moto equilibrata, facile e più maneggevole del previsto. Nei cambi di direzione è sempre fluida e richiede uno sforzo limitato nell’inserimento. Il gommone da 190, in questo senso, non è un limite alla guidabilità e garantisce maggior appoggio in curva.
Un appunto, come sulla FZ1, va al mono posteriore che risulta troppo morbido e poco frenato anche intervenendo nelle regolazioni dell’idraulica, chiudendo i registri. La forcella a steli rovesciati, regolabile nel precarico e in estensione, è scorrevole e ben tarata. La potenza dei freni è sempre da riferimento, ciononostante la modulabilità rimane di ottimo livello in ogni situazione.