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Endurance moto d’epoca a Cartagena

il 01/02/2006 in Moto & Scooter

Tutti in pista per una gara di resistenza con i toni di una vera e propria sfida: questo è il Trofeo Deccla, che si tiene due volte l’anno sul circuito spagnolo. Siamo andati all’edizione di gennaio e, sotto un’inatteso diluvio, abbiamo portato a casa un

Endurance moto d’epoca a Cartagena
Ecco il tracciato del circuito

di Alessandro D’Aiuto; foto di Alessandro D’Aiuto, DECCLA e Edoardo Vezzoli


Ecco la Moto Guzzi V50 protagonista di quest'avventura!

Spesso le cose più belle sono quelle che cominciano per caso ed è proprio per caso che è nata questa partecipazione ad una gara che per le sue particolarità e per gli eventi che l’hanno caratterizzata sicuramente si è merita un posto speciale nella nostra memoria.

Ma andiamo con ordine… Tutto nasce nel giugno dell’anno scorso, durante una giornata in pista per delle prove libere. Chi vi scrive (guzzista impenitente benchè quel giorno in sella ad una Suzuki…) si trovava a Magione assieme ad alcuni amici, a loro volta “vittime” del fascino dell’Aquila di Mandello. Parlando del più e del meno Con “Paolino” Stagi, figlio dell’omonimo concessionario Moto Guzzi di Genova, si cade sul discorso “Cartagena”, circuito dove due volte all’anno si tiene il Trofeo Deccla, una gara amatoriale riservata alle moto d’epoca.


Bastano poche frasi e un accenno al fatto che manca il terzo pilota per convincermi a prendere parte a questa impresa che fin dalle prime battute sfiora ampiamente la goliardia: l’idea è di gettarsi a capofitto in questa gara di endurance con una piccola Guzzi V50 sostanzialmente originale! Detta così in poche parole non rende bene l’idea: a questa corsa partecipano moto “classiche” prodotte fino al 1982, che sono abbondantemente preparate secondo un regolamento ben definito ma non particolarmente restrittivo. Il risultato è che nella categoria Open, la più gettonata, prendono il via delle moto preparate sì in stile, ma spesso con potenze prossime se non superiori a 100 attualissimi cavalli!

Noi invece ci siamo iscritti nella categoria 750 Sport, contro motociclette del calibro di Ducati 750 SS, Ducati 500 Pantah preparatissime e Honda CB 500 Four… Insomma, il rischio di fare la figura della “variante mobile” non era per niente remoto, conto tenuto che il nostro mezzo arriva a fatica ai 40 cavalli alla ruota e per non fare brutta figura ci saremmo dovuti affidare solo a maneggevolezza, leggerezza… ed eventuale manico. L’idea iniziale era quella di partecipare all’edizione di settembre: il Trofeo Deccla si tiene infatti due volte l’anno (a settembre appunto e poi a gennaio) su due durate differenti a causa della minor lunghezza delle giornate. Poi purtroppo tra un intoppo e l’altro la moto non è stata preparata in tempo per la prima gara e quindi si è deciso di prendere parte all’appuntamento successivo. Nei due mesi precedenti alla gara si è lavorato abbastanza alacremente nell’officina di Stagi, dove Enrico, il meccanico della concessionaria, ha letteralmente costruito un V50 recuperandolo da ricambi più o meno (spesso “meno”…) nuovi. In Novembre la moto è stata pronta, scatta così la prima convocazione ufficiale del team ed ecco che un sabato ci riuniamo per gli ultimi accordi e soprattutto per stabilire una posizione della sella e dei comandi valida per tutti e tre i piloti.


Già, i piloti: chi vi scrive è alto 182 centimetri per qualche chilo di troppo, “Paolino” va da sé che ha la taglia di un fantino, il terzo, Massimo Mantovani, è una buona via di mezzo tra i due. Insomma, un bel rebus che però viene risolto con soddisfazione di tutti. I primi (ed unici) test vengono eseguiti su una non meglio precisata strada chiusa al traffico del Capoluogo Ligure ed hanno anch’essi un esito positivo: la moto non è certamente esuberante, ma è molto regolare nell’erogazione, la maneggevolezza è da vera bicicletta, i freni sono ok così come le sospensioni, che sono ben a punto per quanto non regolabili nell’idraulica come vuole il regolamento. Avevamo perso la otto ore settembre, la moto è stata pronta per metà dicembre: non ci restava che attendere il 26 gennaio per partire tutti quanti alla volta di Cartagena. Certo a settembre sarebbe stato meglio, ma prendere il via alla sei ore di gennaio tutto sommato poteva andare bene: “Ma sì, tanto nel sud della Spagna c’è il sole tutto l’anno” è stato il commento unanime. Mai previsione si è rivelata più sbagliata


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Già in aeroporto, poco prima della partenza, commentavamo a mezza voce le pessime previsioni del tempo: pioggia intervallata ad asciutto e cielo costantemente coperto… Nulla di auspicabile in vista di una sei ore di endurance e certamente qualcosa di straordinario per un posto che sulle guide turistiche è segnalato per avere sei, massimo sette gorni di pioggia all’anno. Dall’Italia partono dieci equipaggi sui 42 iscritti, molti di questi sono già dei veterani della gara e si presentano con moto e mezzi all’altezza di ben altre competizioni. Arriviamo giovedì in serata al circuito ed approfittiamo degli ultimi istanti di luce per fare un giro a piedi della pista: proprio in quel giorno si sono svolti i test privati del Team Lorenzini ed il mastodontico ed attrezzatissimo tir di Vizziello e Roccoli è lì a testimoniarci la vocazione principale dell’impianto di Cartagena, usato durante la brutta stagione dai team di ogni categoria in virtù del clima mite praticamente tutto l’anno.


La mattinata di prove comincia sotto buoni auspici: il cielo è coperto ma la pista è asciutta e la speranza è che la giornata si mantenga di quel tenore. Cominciamo a girare su un tracciato completamente sconosciuto per prendre confidenza con una moto che di fatto nessuno aveva mai toccato. Tutto sembra essere a posto e in breve ci troviamo a girare sul 2’12 di passo. Complici le gomme Avon Racing, le ginocchia grattano abbondantemente e i comandi arretrati del nosto Guzzino si beccano qualche bella limata. Davvero non ce lo saremmo aspettati da questa piccola motoretta. I tempi degli altri concorrenti sono molto eterogenei: si va dai “fantascientifici” 1’58” di passo dei “Segarra” padre e figlio su Moto Guzzi 1000 o di Melo Berlanga su Ducati Pantah 500 ai più “amatoriali” 2’30” di altri team. Su tutto una scritta a spray sul muretto dei box ci fa presente quanto il nostro livello sia amatoriale: Fogarty 1’36” 15. Di che metterla subito sul ridere!


L’impianto di Cartagena si sviluppa lungo 3.480 tortuosissimi metri, il rettilineo principale è lungo 400 metri mentre nei restanti tre chilometri ci sono 18 curve (10 a destra e 8 a sinistra) che si sviluppano in un bellissimo saliscendi naturale tra le colline circostanti. Grazie al clima generalmente mite e asciutto durante tutto l’anno, l’impianto è spesso utilizzato per test privati: dispone di una ventina di box e dei principali servizi, in progetto c’è l’impianto di illuminazione per l’utilizzo in notturna. Una pista bellissima e che difficilmente viene a noia, che promette emozioni e divertimento tutto l’anno… Per lo meno finchè non piove.


Già, perché nel primo pomeriggio il cielo ha cominciato a gocciolare sempre più forte, e così è stato fino alla fine della gara! Concludiamo così la giornata di prove libere sotto l’acqua, con i tempi che inevitabilmente si alzano ed una certa preoccupazione per la giornata seguente.
Anche se, guardando un po’ alla “concorrenza”, la leggerezza della nostra moto e i pochi cavalli ci hanno permesso di non perdere più di tanto… Tutto sommato riusciamo a girare dignitosamente, il mezzo non è difficile da gestire sul fondo viscido e ci troviamo a far dei tempi quantomeno costanti con un relativo impegno psico-fisico. Insomma, il brutto tempo è una seccatura, ma sotto sotto cominciamo a far la danza della pioggia...


Sull'asciutto persino chi vi scrive riesce ad andare quasi bene...

(continua e finisce la settimana prossima)

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