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Yamaha MT-0S

il 03/12/2005 in Moto & Scooter

Ecco un approfondimento sul prototipo Yamaha, che fa sognare folte schiere di motociclisti col suo prepotente bicilindrico ad aria e le sovrastrutture minimaliste

di Daniele Massari

E’ probabile che l’accoglienza riservata dal pubblico al debutto della maxi-naked Yamaha MT-01 abbia sorpreso gli stessi progettisti che l’avevano realizzata: certo è che questa maxi naked dal propulsore prepotente e smisurato, la cui cubatura di oltre 1.600 cc risulta piuttosto insolita per quella che dovrebbe essere una stradale minimalista, pare aver sfondato una porta aperta, dando finalmente voce a quelle frange di motociclisti che, pur non identificandosi nel mondo delle “nude” di media cilindrata, non riuscivano a trovare nemmeno il giusto divertimento in una custom di grossa cilindrata, né la necessaria fruibilità tra le supersportive presenti sul mercato.

Così, mentre la “famiglia” delle MT si va espandendo (arriva in questi giorni la MT-03, dotata di propulsore monocilindrico da 660 cc), i progettisti Yamaha esplorano altre strade, e tentano di interpretare in chiave ancor più sportiva il filone appena aperto.

Nasce proprio in quest’ottica il progetto della Yamaha MT-0S, attualmente solo una concept bike, sebbene nessuno neghi che ne potrebbe derivare, nemmeno troppo tardi, una versione da commercializzare. Questo studio è opera della GK Dynamics, dipartimento storicamente legato alla ricerca di nuove strade stilistiche per la casa dei tre diapason, Tutti gli elementi progettuali sono stati realizzati con l’obiettivo di lavorare armoniosamente entro un volume complessivo estremamente contenuto, che non variasse l’equilibrio già espresso dalla MT-01, una stradale godibile ad ogni andatura proprio grazie al motore generoso, in contrapposizione al limitato range di utilizzo offerto dalle sportive moderne.

Esteticamente, la MT-0S si distingue per il cupolino (tutto nuovo, dal look retrò) che offre maggiore protezione aerodinamica; ha inoltre un serbatoio più largo, un codino monoposto più slanciato e nuovi scarichi sotto sella a sezione triangolare, dai sinuosi collettori di scarico.

La fanaleria mescola diodi luminescenti e lampade: il gruppo ottico anteriore (dall’effetto decisamente scenografico) si compone di due elementi circolari sovrapposti, mentre al retrotreno uno smilzo fanale a led fa il verso a quello installato sul codino della Yamaha R1, anch’essa dotata di doppio terminale di scarico.

Al riparo del piccolo cupolino trova posto la strumentazione dal design futuristico: si compone di un contagiri circolare con display multifunzione centrale, che funge anche da tachimetro. Poco più indietro, oltre la piastra di sterzo con i semimanubri e gli imponenti serbatoi del circuito idraulico ricavati dal pieno, i tasti dell’avviamento e di accensione dei fanali.

Il monumentale bicilindrico a “V” da 1.670cc a corsa lunga (dunque in grado di erogare una coppia brutale) raffreddato ad aria e con distribuzione ad aste e bilancieri, già usato sulla MT-01 e sulle cruiser di fascia alta della casa giapponese, resta del tutto invariato.

Nuovi sono però gli ampi collettori di aspirazione che avvolgono i grossi gruppi termici nella parte superiore, ed il puntale che ha anche la funzione di serbatoio dell’olio (la lubrificazione è, infatti, a carter secco).

Dal punto di vista ciclistico, si segnalano la forcella upside-down con piedini dotati di attacchi per le pinze freno radiali, i due dischi anteriori flottanti tipo “wave”, dal caratteristico profilo a margherita, ed il nuovo forcellone che contiene il pneumatico posteriore di grande sezione. Tutti nuovi anche i cerchi, che sviluppano il tema delle quattro razze già introdotto con la MT-01, ma in questo caso si tratta di elementi scomponibili con le razze imbullonate al canale.

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