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Graffiti Bobber by Cyril Huze

il 08/11/2005 in Moto & Scooter

Una special dipinta da un artista d’eccezione come se fosse un muro di New York? Perché no: questa, proprio come le moto custom, è un'espressione dei nostri tempi

di Daniele Massari

“I graffiti possono essere considerati la prima forma di Hip Hop: precedono la cultura del Rap e tutte le altre forme di espressione artistica metropolitana. Come spesso accade anche nei confronti delle manifestazioni artistiche non convenzionali, certa gente ha un punto di vista negativo sui graffiti, basato su informazioni errate: un po’ come quanto accade con le moto custom!”
Ecco perché, spiega il suo creatore, è nata la “Graffiti Bobber”: un tributo alla cultura dei “graffitari”, che negli anni Sessanta dilagò a New York contemporaneamente alla kustom kulture. E il tributo viene da parte di uno come Cyril Huze, un customizer che è principalmente un artista, e rispetta l’arte di strada in tutte le sue forme, venga essa espressa sui muri di un palazzo o sulle ruote di una show bike: “Entrambe sono forme d’arte moderna, perché consentono alla gente di esprimere ed affermare la propria personalità: sono state create da artisti che fanno arte per il gusto di fare arte”.

Questa special fascinosa ed essenziale, esposta da Cyril Huze nel corso della recente mostra “” del Museum of Art di Deland, in Florida, si avvale della collaborazione del celebre artista di strada Chris Cruz, che ha dipinto ogni centimetro quadrato di superficie disponibile come fosse il brandello di un muro della “grande mela”.

Dal telaio al fanale anteriore, senza tralasciare i canali dei cerchi o il filtro dell’aria, tutto su questa moto sembra essere stato oggetto della scorribanda notturna di un gruppo di artisti: tanto che, nella scheda tecnica “ufficiale” diffusa da Cyril Huze Customs, alla voce “indicatori di direzione” o “fender anteriore” c’è scritto “Rubato nel Bronx”!

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Nonostante le apparenze, la Graffiti è spinta da un potente e moderno motore TP Eng da 107 c.i. (quasi 1.800 cc) che richiama nelle linee la generazione Panhead dei bicilindrici Harley-Davidson, pur riproponendo contenuti tecnologici ben più moderni, affinati da un’ulteriore messa a punto da parte dello staff di Huze.

I gruppi termici sono firmati interamente TP Eng, ed accreditati di un rapporto di compressione pari a 10,4:1; il bicilindrico è alimentato da un vorace carburatore S&S DaVinci (un’evoluzione del già performante S&S Super G) con filtro dell’aria Goodson, la distribuzione ad aste e bilancieri si avvale di camme Crane Hi-4, mentre la colonna sonora è affidata ad una coppia di scarichi MGS modificati da Cyril e verniciati di nero opaco.

Un’autentica opera d’arte il reparto trasmissione, dove il dettaglio meno eclatante è l’affidabile cambio a sei rapporti con frizione idraulica. Ad esso è abbinata, però, lo splendido carter della primaria in un solo blocco cromato (la finale è a catena), realizzato da Jay Brake.

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Le sovrastrutture, interamente ricoperte dai graffiti di Chris Cruz, sono prodotte e commercializzate da Cyril Huze: poi, tutto ciò che non è stato “graffitato” è stato sottoposto alla preziosa cromatura firmata Chromemaster.

Il telaio utilizzato per questo progetto è opera dei californiani di Chica Custom Cycles, specialisti del genere “retrò”: si tratta di una struttura tipo Gooseneck dotata di inclinazione del cannotto di sterzo di ben 38°, cui è ancorata una forcella Paughco Barrow cromata, tipo Springer (al retrotreno il forcellone è rigido).

I cerchi a raggi (quello anteriore da 21” ed il posteriore da 18”, con canale da 7” che ospita un pneumatico Avon da 230 mm) sono prodotti dalla Hallcraft ed hanno il canale verniciato come il resto del mezzo. L’impianto frenante abbinato vanta pinze a quattro pistoncini per entrambi i dischi, ma quello posteriore è integrato con la corona del,a trasmissione finale.
Il fender posteriore, l’unico rimasto dopo quello che sulla scheda tecnica viene scherzosamente indicato come un furto subito nel Bronx, è stato saldato al telaio proprio per evitare che potesse essere rubato anch’esso. Per il resto, la maggior parte degli accessori installati, dai riser alle manopole, ai retrovisori, sono direttamente prodotti dal customizer franco-americano e regolarmente in vendita sul suo catalogo di parti aftermarket.

Tra i pezzi di pregio di cui nemmeno Cyril ha saputo fare a meno, i comandi a pedale ed al manubrio della OMP ed il bel manubrio Shorty Beach bar modificato e verniciato di nero, nonché l’elegante e preziosa sella, rigorosamente monoposto, firmata da Jeff Phipps.

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Cyril Huze ha un motto semplice ma efficace: “non costruirò mai una motocicletta brutta solo perché qualcuno può comprarla”. E guardando le sue creazioni ci si rende conto di come questo customizer riassuma in sé un grande senso artistico, ed una innata passione per i motori. Nato a Parigi ed affermatosi sin da giovanissimo per il suo spiccato senso estetico in ruoli di art director e copy writer per alcune delle maggiori multinazionali della scena planetaria, come McDonalds o Volkswagen, ha coltivato segretamente la sua passione per tutto ciò che è americano: “appartengo alla prima generazione di europei che furono realmente influenzati dalla cultura americana, dal Rock’n Roll agli Hot Rod… e naturalmente dalle Harley. L’America ha alimentato i miei sogni, e l’imitazione di quella cultura mi ha permesso di staccarmi dalla cultura dei miei genitori e di formare la mia identità. Da ragazzo ero ribelle e romantico, mi identificavo con James Dean: era il mio idolo, e la sua ribellione era ciò di cui sentivo il bisogno io. La mia prima visita di una settimana negli Stati Uniti fu per lavoro ma si rivelò emotivamente molto appagante: mi sembrava di essere in un film, tutto ciò di cui avevo letto nei libri o sentito alla radio era lì. Mi sembrava di essere tornato in un posto in cui avevo vissuto da giovane: fu amore a prima vista”.
La vita è troppo breve: così Cyril decise di lasciar perdere tutto il resto e di trasferirsi negli States alla fine degli anni Ottanta. Come molti customizer cominciò modificando la propria motocicletta e quelle dei suoi amici, più per hobby che per lavoro. Ma presto la bellezza delle sue special fece comparire il suo nome nelle manifestazioni più prestigiose, da Daytona a Sturgis: il suo primo cliente, colpito dalla bellezza delle sue moto, gli consegnò un assegno da 200.000 dollari per la realizzazione di tra moto. Immediatamente la sue moto cominciarono ad essere esposte in tutto il mondo.
A metà degli anni Novanta l’intera industria motociclistica ha riconosciuto in lui uno dei migliori customizer della scena mondiale.
Cionostante, sebbene le sue special abbiano un valore che si aggira tra i 40.000 ed i 100.000 dollari, è capitato diverse volte che Cyril si sia rifiutato di costruire una motocicletta dal valore ben maggiore di 100.000 dollari per un committente che non comprendeva la sua arte, mentre invece si è sforzato volentieri di rientrare nei costi, anche sotto i 30.000 dollari, se la richiesta veniva da un vero biker.
Dopo quindici anni di lavoro nella sua sede di Boca Raton, Florida, costruisce moto sempre uniche e dal 1998 realizza anche un catalogo di parti speciali.

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