Moto & Scooter
Morini: i primi pezzi del motore
Il bicilindrico è già una realtà. Nasce 996, ma sarà il banco a stabilire quale cilindrata convenga adottare. La moto? ‘Sarà di nicchia nello stile, ma non nel prezzo’
Il bicilindrico è già una realtà. Nasce 996, ma sarà il banco a stabilire quale cilindrata convenga adottare. La moto? ?Sarà di nicchia nello stile, ma non nel prezzo?
di Luigi Rivola
Il metallo dà sicurezza. Volete mettere l?antico e solido ferro con la plastica? Certo, dati scientifici alla mano, la plastica può anche essere superiore al ferro, ma nell?immaginario collettivo, nella comune opinione, il metallo è concretezza, è verità, mentre i materiali di sintesi sono identificati come inaffidabili, falsi.
La nuova era della Moto Morini è iniziata quattro mesi fa con le parole, ha cercato la prima legittimazione nella meccanica virtuale, ma subito dopo è approdata al metallo, ai pezzi veri, non disegnati sullo schermo di un computer. Ed è motivo di grande soddisfazione per noi di Motonline essere stati i primi a toccare con mano il metallo scuro e cementato del cambio della nuova bicilindrica bolognese, quello chiaro e lucidissimo del pistone e quello opaco, microporoso per la fusione in terra, di alcuni coperchi della testa e del carter.
Pochi pezzi, d?accordo, ma emozionanti, per noi che viviamo dall?esterno questa rinascita, e certamente molto di più per chi è intimamente coinvolto in questa avventura industriale piena di fascino, ma anche di indubbie difficoltà.
Dunque la Moto Morini rinasce davvero, e rispetta una tabella di marcia annunciata e sulla quale pochi erano disposti a scommettere. Un buon segno, anzi ottimo, perché ai grandi proclami, specie legati al rilancio di un antico marchio, siamo ormai abituati, mentre alle promesse mantenute, molto meno.
Il prossimo passo sarà il banco prova. Pochi giorni per radunare tutti i pezzi, per assemblarli, per verificarne il perfetto montaggio, poi Franco Lambertini, il progettista, l?uomo che più di ogni altro rappresenta la continuità fra la Morini di ieri e quella di domani, collegherà l?impianto elettrico del nuovo bicilindrico alla batteria e premerà il fatidico pulsante. A quel punto, per la storia appena iniziata, sarà già arivato il momento di cambiar capitolo.
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“Siamo partiti con un marchio storico, con un tecnico bravo, che aveva già segnato l’ultima epoca della Morini, e con la mostra esperienza di industriali. Credevamo di essere soli, almeno all’inizio, in questa avventura, ma appena l’abbiamo resa pubblica ci siamo resi conto che eravamo in tanti a voler rilanciare questa marca: noi come imprenditori, e tutti quei motociclisti – decisamente più di quanti potessimo aspettarci – ai quali la Morini era rimasta nel cuore”.
Queste parole escono dalla bocca di Gianni Berti, bolognese di 47 anni, che ci riceve in una saletta dello stabilimento in embrione della Moto Morini a Casalecchio di Reno, sull’antica via Porrettana che da Bologna mena a Pistoia. Berti, della nuova Moto Morini è direttore marketing e comunicazione. Coi fratelli Luigi, direttore generale e amministratore delegato, e Guido direttore finanziario e amministrativo, si è assunto la responsabilità strategica e operativa della società, il cui presidente è Maurizio Morini, che è al vertice anche della Morini Franco Motori, fondata dal nipote di Alfonso Morini.
I fratelli Berti appartengono ad una nota famiglia di industriali che nel 1946 diede vita al marchio Sinudyne, tuttora operante nel campo dell’elettronica di consumo; dopo aver recentemente ceduto l’azienda ad un rilevante gruppo industriale italiano, si sono associati alla Morini Franco Motori fondando la Moto Morini Spa.
“La nostra iniziativa ha suscitato davvero molto interesse – continua Gianni Berti – e alcuni si sono fatti prendere la mano dall’entusiasmo, attribuendoci scadenze che non ci siamo posti. Hanno scritto ad esempio che saremo presenti col prototipo al Salone di Monaco del 2004, ma un’ipotesi del genere non è reale, la Moto Morini è rinata da appena quattro mesi e non è pensabile che possa essere pronta a tornare sul mercato nello spazio di un’estate, anche perché non sarebbe serio: se anche esponessimo un prototipo in settembre, non saremmo in grado di produrlo in tempi brevi e sarebbe controproducente. Il nostro obiettivo è di presentare il primo modello, pronto per la produzione, alla fine del 2005”.
“La Moto Morini sarà una piccola industria, ma molto efficiente, con elevata produzione in relazione al numero di persone coinvolte e con grande flessibilità. I due momenti fondamentali di questa sua rinascita saranno il lancio della prima moto e il completamento della gamma”.
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In occasione della presentazione dell’iniziativa, al Motor Show 2003, interrogato sulla tipologia dei futuri modelli, Gianni Berti rispose: “Non ci poniamo limiti”. Oggi precisa:
“Il mercato è il padre di tutte le scelte: nella storia della Moto Morini ci sono alcune moto come la Settebello 175 o il ciclomotore Corsarino che hanno ottenuto un enorme successo, ma quel successo era figlio del suo tempo; mettere in produzione modelli analoghi oggi sarebbe un suicidio, visto che sono cilindrate che non sono più attuali”.
- Come sarà allora la Moto Morini del 2005?
“Sarà una moto semplice, di buon gusto italiano. Semplice, però non banale. Sappiamo che, se lo meriterà, saranno pronti ad apprezzarla i motociclisti di età matura, che ben ricordano la nostra marca, ma la nostra sfida è di piacere anche ai ventenni. Sarà una moto di nicchia come stile, ma non come prezzo, e non faremo modelli a tiratura limitata”.
La Morini "Rebello 175" Anni '50: "musa ispiratrice"
- Esiste già un manichino della moto?
“No, tutto al momento è ancora sulla carta. Posso solo dire che non sarà carenata e non sarà una supersportiva, e aggiungo che lo stilista con cui stiamo lavorando è di altissimo livello”.
Gianni Berti si alza e mi mostra una foto d’epoca: è una Morini Rebello 175 da corsa, forse una delle più belle derivate di serie mai costruite. “Questa è la nostra musa ispiratrice – confida – sarà bellissima”.
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Il motore costituisce attualmente l’impegno più grosso. È un bicilindrico a V longitudinale di 87° che appare molto compatto e con configurazione esterna che in qualche modo ricorda la pulizia del disegno del vecchio 350. La cilindrata non è ancora stata definita, ma si sa che il prototipo che verrà provato sul banco prova sarà un 996 cc a iniezione. “Questo motore è stato pensato per una gamma di cilindrate – puntualizza Gianni Berti - Il banco prova ci dirà quale sia la più idonea per il modello d’esordio”.
Franco Lambertini, progettista del bicilindrico Morini
La caratteristica più interessante del motore è la costruzione del carter in un sol pezzo centrale chiuso da due coperchi laterali. “Il grande vantaggio di un motore così concepito – spiega Franco Lambertini – è che, una volta montato, è rigidissimo e si presta pertanto a svolgere una funzione portante. Agevola anche montaggi e smontaggi e abbassa i costi di costruzione, visto che tutto si risolve nel realizzare un solo pezzo pressofuso e in un paio di lavorazioni finali”.
Il motore sarà prodotto dalla Morini Franco Motori in un’ala dello stabilimento dedicata esclusivamente alla Moto Morini. Al momento non rientra nei piani della rinata azienda mettere a disposizione di altri il suo propulsore.
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