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Novegro 2004: protagoniste le CZ

il 19/02/2004 in Moto & Scooter

Le cecoslovacche di Jaroslav Falta e Roger De Coster  sono state le regine della retrospettiva Tra gli stand anche l’atteso ritorno degli stivali RG, pietra miliare della regolarità anni’70 nell’abbigliamento fuoristrada

Novegro 2004: protagoniste le CZ
La Cz 250 ufficiale del 1975 del campione del mondo Jaroslav Falta

di Emanuele Vertemati


La Cz ufficiale del 1970 di Roger De Coster particolari in titanio e telaio in materiale speciale

Novegro (Milano) -
La 30° edizione della Mostra Scambio è stata dedicata a una dei miti protagonisti del cross tra la fine degli anni ‘60 e la prima metà degli anni ’70: la Cz. La Cz nasce a Strakonice nel 1919 come fabbrica di armi; dal 1932 inizia la prima produzione di motociclette e l’impegno nel motocross paga lo sforzo della Casa Cecoslovacca: le moto erano caratterizzate da una meccanica semplice ma efficace con motori a due tempi; poche ma decisive raffinatezze tecniche come, ad esempio, gli scarichi a espansione; e, soprattutto, piloti divenuti simbolo di un’epoca come il ceco Jaroslav Falta, vincitore “morale” del Mondiale ‘74 (e più avanti spiegheremo il perché), il belga Joel Robert, il sovietico Viktor Ardekov e il tedesco dell’Est Paul Friedrichs che portarono la CZ a vincere il mondiale nelle classi 250 e 500 tra il ’64 e il ’69.

Ma con la concorrenza spietata delle giapponesi e il progresso tecnologico degli anni ’80, la Casa di Strakonice abbandona poco per volta i campi da cross.


“Questa è la moto ufficiale di Faltaspiega Dino Bottanelli, presidente del Cz Club Italia e proprietario di tutti i pezzi esposti - con tanto di autografo sul serbatoio: ha i carter motore in electron, fusi in terra, disponeva già dell’ammissione lamellare quando ai quei tempi i più quasi non sapevano che fosse su una moto di serie. Ha molti particolari in titanio, materiale che avevano in abbondanza nei paesi dell’Est, di provenienza russa”. Altri particolari speciali nella ciclistica. “I perni del forcellone sono in titanio, come le bulloneria, compresa la leva della messa in moto, e quella del cambio fatta apposta a mano per il piedone di Falta. Anche le piastre della forcella sono in electron, con le canne speciali zigrinate per impedire che ruotassero. La regolazione Falta la faceva anche in gara, indurendo le molle in funzione della diversa conformazione dei tracciati. Le Sulle Cz ufficiali si usavano carburatori Mikun, mentre le altre di serie usavano i Jikov. Gli ammortizzatori sono gas e olio, costruiti dalla Pal, azienda della Cz che produceva anche catene di trasmissione e candele speciali più piccole”.


Cz 250 telaio rosso la moto del mondiale di Falta guidata anche da Curradi, Rustignoli, Miccheli e Bessone

Falta è stato moralmente il campione del mondo nel ‘74, ma in realtà era stato declassato secondo dopo quella gara in Svizzera, a Wohlen, il 25 agosto: “I russiricorda Bottanelli - hanno fatto impugnare il regolamento per consegnare la gara nelle mani di Moiseev. Diversamente si sarebbe compiuto un oltraggio alla supremazia dei sovietici, che dovevano vincere a tutti i costi. Falta era partito prima, da regolamento avrebbero dovuto ripartire ma il pilota Cz fu penalizzato di un minuto e retrocesse all’8° posto. I cecoslovacchi hanno dovuto incassare la sconfitta e stare zitti. Dopo Falta siamo alla fine di un epoca, con il mondiale del 74 è iniziato il declino, mentre dieci anni con le versioni bitubo e le monotubo con le quali avevano vinto tutto. Le moto ufficiali sono conservate, le altre sono state restaurate. Quella dell’ 82 è ufficiale, sempre con fusioni in electron e motore piccolo. Ma in quella fase storica l’azienda ormai era cotta’”.


La Ktm Komet 125 RS

Una moto rarissima targata Ktm è apparsa nello stand dello specialista della casa austriaca, Piero Villani. La serie Comet della Ktm, quasi sconosciuta In Italia, rappresenta quella parte di produzione dedicata alla strada e, quindi, alle corse, in grado di primeggiare nel 1955 in una gara nazionale tedesca. E’ della primavera dello stesso anno l’idea del boss Hans Trunkenploz di realizzare una 125 utilizzando niente meno che il motore da corsa MvAgusta montato su un telaio speciale con forcella Earles, cioè a bracci oscillanti. La Komet 125 in foto è stata costruita dal 1970 al 1976: equipaggiata con il motore Sachs con cilindro in lega, erogava 18 cv a 7.300 giri, ed era proposta con i cerchi in lega in magnesio sulla RS a partire dal 1975. Verniciatura in oro con strisce nere. Della serie Comet anche modelli 50, gia a partire dal 1969-70: alcuni con motore Puch da 2,6 cv a 5600 giri (serie 500, 502 e 504 S) e la serie 50 s super con motore Sachs da 6 cv a 7000 giri.


La Lambretta 175 TV del 1957-58

Questa stupenda Lambretta 175 Tv prima serie del 1957 – ’58 è stata restaurata da Stefano Balboni e fa parte della collezione di Tino Sacchi (www.lambretta.it) , noto globetrotter del marchio milanese. Il modello è 170 di cilindrata, con 8,6 cv di potenza massima a 6000 giri. Ne furono costruiti 10.089 esemplari e in Italia costava 185 mila lire. La versione esposta era modificata esteticamente dall’importatore svizzero con cromature diverse e filettature rosso scuro, non presenti nella produzione di serie.


Come promesso da tempo, Novegro è stata l’occasione per un vernissage ufficiale degli stivali RG, un altro marchio storico della regolarità degli anni ’70 che l’imprenditore trevigiano Federico Fregnan ha fatto rinascere grazie alla maestria di un artigiano locale. L’attesa per il mitico stivale, che insieme ai modelli da cross Alpinestars con la famosa placca di metallo aveva spopolato in quegli anni tra campioni e appassionati, era tanta, e lo sforzo di Fregnan (che, come noto, ha in cantiere la rinascita dei modelli Fantic Motor) è stato ripagato: “La gente ha risposto bene - ha dettoe tra sabato e domenica abbiamo venduto una ventina di pezzi, il prezzo è di 200 euro. Ne abbiamo fatti realizzare mille da un artigiano di Montebelluna, che in passato aveva lavorato sia con Rosti (patron della Rg, ndr) che con Alpinestars. Del resto, oggi impera la plastica per gli stivali, prodotta in Romania a basso costo, mentre noi avevamo in mente un prodotto particolare che risultasse fedele all’originale di 30 anni fa”. E il risultato è stato apprezzato. Tre i modelli riproposti: nero e rosso, “come i colori Galera - precisa Fregnan - tutto nero e una terza versione sempre nera dedicata al pubblico femminile e giovanile, in pelle più morbida e adatta anche all’uso quotidiano”.

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