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BMW Rockster

il 18/06/2003 in Moto & Scooter

Dedicata a chi credeva che a Monaco pensassero solo ai mototuristi. La tigre bavarese è una vera bruciasemafori, ha ottimi freni e un avantreno marmoreo. Il prezzo è alto, ma non stratosferico

BMW Rockster
La F650 CS Scarver: un po' eccessivo chiamarla supermotard...



La vera sorpresa non è stata la presentazione al Salone di Monaco, e forse nemmeno il primo, pur divertente, approccio in sella. In fondo chi fa questo lavoro un po’ ci fa il callo: vengono lanciate sul mercato moto sempre nuove, e sono una minoranza quelle che hanno davvero qualcosa di significativo da dire, qualcosa che le renda veramente diverse dalla massa; fatto sta che noi abbiamo la fortuna di provarle tutte e il dovere di raccontarvele col massimo dello spirito critico.





La molla che mi ha fatto intuire quanto sia speciale la Rockster è scattata durante una gita domenicale in Val Trebbia, una meta di “smanettate” tra le più amate dai bikers del Nord.
Ero tra colleghi: tuta in pelle, quattro moto in prova nuove di fabbrica. Oltre alla nuda BMW le altre erano supersportive di media e grossa cilindrata. Ebbene: in sosta davanti al bar di Bobbio, dove ci si ferma un po’ per ristorarsi, un po’ per curiosare e far commenti sulle moto altrui, ma soprattutto per far sfoggio della propria, la “reginetta del ballo” si è rivelata essere proprio lei, la R1150 R Rockster.



Già, sembravano scomparire le bicilindriche italiane e le quattro cilindri giapponesi, si alzavano sulla nostra BMW persino gli occhi degli Harleysti. Per la grande maggioranza dei presenti, anche quelli convinti che le turistiche tedesche siano emozionanti quanto una gita domenicale all’Idroscalo, in quel momento la più attraente delle moto era l’esclusiva naked di Monaco. Cerchiamo di capire il perché.

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Perché la Rockster attrae tanto gli sguardi degli appassionati di moto da strada? Beh, non credevamo che ci sarebbe mai stata occasione di dirlo, ma questa BMW sembra una special, anche se la sua derivazione dalla R “normale” non si discute. Posto che la base sia quella della sorella più civile, stupiscono favorevolmente alcuni elementi, che sembrano presi a prestito da altre moto: ad esempio il gruppo ottico anteriore, uguale a quello dell’endurona 1150 GS, che dona alla Rockster il famoso sguardo “sguercio”, uno degli stilemi più apprezzati dell’ultima generazione BMW.



Sopra ai due occhioni asimmetrici la naked bavarese monta una piccolo cupolino, un’unghia aerodinamica che tanto somiglia a quella di un’altra, celeberrima, nudona europea, la Triumph Speed Triple. Proprio dalla tricilindrica di Hinckley la boxerona tedesca sembra mutuare anche i colori che si alternano alla base nero-opaca, ossia il verde acido e l’arancione sgargiante.


Insomma, un look dark senza sforare in eccessi tipo simil-carbonio, certamente poco graditi alla raffinata clientela BMW. Ardita, ma tutto sommato azzeccata, l'idea di sostituire la sella del passeggero con una piastra d'alluminio (eventuali bagagli possono essere fissati con un "ragno").
Tradizionalmente di alto livello le finiture: dai materiali alle vernici, dagli assemblaggi alle cromature, la Rockster conferma che lo standard qualitativo di Monaco è molto elevato.

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La Rockster non è certamente la prima naked costruita da BMW, che, anzi, ha imposto la sua serie R molto tempo prima che il concetto stesso di “moto nuda” prendesse piede. Tuttavia, se non è una novità la mancanza di carena, lo è il carattere di questa bavarese.
Già, perché tralasciando le sontuose viaggiatrici K ed RT, e dimenticandosi anche la 1150 GS, che si trova più a suo agio in autostrada che sullo sterrato, le BMW (almeno quelle con più di un cilindro) nude, ma sia la R 850 che la 1150 “normale” palesano un’indole fortemente turistica, sia per impostazione di guida e abitabilità, sia per taratura della ciclistica e trattabilità del bicilindrico.


Ebbene: non vogliamo certo farvi credere che la Rockster sia una bruciasemafori tipo la Borile Café Racer, e nemmeno una nudona da sparo come le vendutissime Speed Triple (nonostante sia chiara la citazione nello styling del frontale) e Kawa Z1000, proprio così come non riteniamo plausibile un accostamento della sorellina 650 Scarver alle Supermotard più estreme.
Quando si cavalca la Rockster si sta comodi: la schiena è dritta, le braccia tese a cercare il larghissimo manubrio.
Le pedane, un po’ più alte che sulla R tradizionale, danno a chi è a bordo la sensazione di guidare un sportiva, anche se un po’ particolare.
Particolare, certo, perché nessuna sportiva ha un ammortizzatore posteriore tanto morbido e una sella così ben imbottita, né, soprattutto, è tanto pesante (239 kg). Il baricentro basso, tuttavia, aiuta non poco nelle manovre a motore spento.

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Con le BMW stradali c'è chi corre in pista (nella Boxer Cup, con le R1100 S) e va anche forte, ma in genere si tratta di piloti di un altro pianeta. Se il tempo sul giro è quello che cercate, conviene puntiate su un mezzo differente, oppure che cambiate filosofia. Chi invece non cambia direzione è la casa tedesca: anche in un modello innovativo come la Rockster, la sostanza resta simile. Tuttavia il mitico bicilindrico Boxer (a cilindri contrapposti) raffreddato ad aria diventa a doppia accensione, al fine di una combustione più efficace.


Insieme all'iniezione elettronica e allo scarico catalizzato, la doppia candela aiuta a mantenere un bassissimo livello di emissioni inquinanti.
Più che all'incremento delle prestazioni (85 cavalli dichiarati), la meccanica della Rockster punta ad una diminuzione della massa: va in questa direzione l'adozione del coperchio valvole in magnesio e le modifiche alla geometria degli ingranaggi del cambio (a sei marce), che hanno portato all'alleggerimento di circa un chilo.



Quanto alla ciclistica, le novità non stanno nel telaio (che è a traliccio in tubi d'acciaio con motore portante) e nemmeno nelle sospensioni (Telelever con ammortizzatore regolabile all'anteriore e Paralever monobraccio, anch'esso con monoammortizzatore regolabile, al posteriore), bensì nel potentissimo impianto frenante con servocomando idraulico, cui è possibile aggiungere il sistema antibloccaggio.

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In precedenza abbiamo evidenziato quanto la Rockster, almeno per essere una naked, sia pesante. Attenzione, la nuova BMW è, però, tutt’altro che goffa, e proprio la posizione in sella quasi fuoristradistica le regala un’agilità e una possibilità di divertimento impagabili: i chili di troppo vengono alla luce solo quando la guida si fa impegnata. La tedescona si lascia buttare in curva docilmente, basta avere un minimo di decisione nel “timonare” il grosso manubrio.

L’esemplare da noi provato era dotato di ABS, un sistema che, tradizionalmente, poco si addice ad una conduzione sportiva. I freni della Rockster, soprattutto quello anteriore, sono potentissimi, ma richiedono uno sforzo minimo sulla leva e sul pedale, e da questo punto di vista un sistema antibloccaggio è proprio quello che ci vuole per non mettere in difficoltà i piloti meno esperti.
Questa R va guidata in maniera rotonda, impostando cioè la traiettoria e seguendola fino in uscita di curva, lasciandosi spingere dall’erogazione piena del boxer: è poco efficace, quindi, la guida sporca, proprio come è inutile cercare di spremere i due cilindri oltre i 6.000 giri.



A 4.500 le vibrazioni cominciano a diventare fastidiose, poco sopra i 5.000 la spinta è massima. Ma, detto sinceramente, il maggior divertimento si ottiene facendo frullare il motore tra i tre e i quattromila giri. Discrete, comunque, le prestazioni pure: la Rockster è in grado di superare tranquillamente i 200 orari (215 indicati).... lei sì, un po' meno il nostro collo e le nostre braccia.

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Motore: a 4 tempi, bicilindrico boxer raffreddato ad aria, alesaggio x corsa 101x70,5 mm, cilindrata 1.130 cc, rapporto di compressione 10,3:1, distribuzione monoalbero, quattro valvole per cilindro, lubrificazione a carter umido. Potenza massima 85 cv a 6.750 giri, coppia massima 98 Nm a 5.250 giri. Alimentazione a iniezione elettronica, accensione elettronica digitale a doppia candela, avviamento elettrico.

Trasmissione: primaria diretta, finale ad albero con doppio giunto cardanico.

Telaio: a traliccio in tubi d'acciaio e motore con funzione portante.

Sospensioni: anteriore Telelever con ammortizz. regolabile, posteriore monobraccio Paralever con ammortizz. regolabile.

Ruote: cerchi da 17", pneumatici radiali 120/70 e 180/55.

Freni: con servocomando idraulico, anteriore doppio disco da 320 mm, posteriore disco da 276 mm.

Dimensioni: lunghezza 2.170 mm, interasse 1.487 mm, altezza sella 835 mm, peso 239 kg.

Prestazioni: 197 km/h.

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